Ad Acqui Terme le osterie Bo Russ e Mazzini si sfidano a colpi di ricette della tradizione

Ad Acqui Terme ci sono "cose" in grado di farti continuamente innamorare del Piemonte. La Chiesa di San Francesco con i suoi Chiostri del '400 e una tela di Guglielmo Caccia, l'Antica Cattedrale di San Pietro, la marmorea e ottagonale Bollente da cui sgorga inesauribile acqua curativa (560 Lt al minuto a 74,5 gradi), l'Acquedotto Romano sul fiume Bormida. E poi le SPA, le colorate gastronomie e vinerie affacciate su piazze e vicoli, il maestoso Grand Hotel Nuove Terme di piazza Italia e i numerosi mercatini che animano i week end.

Ma qui si deve parlare di cucina ed e' impossibile non citare le connessioni con la tradizione ligure che abbiamo ritrovato in due osterie, qui messe a confronto per gioco. La prima (non per storicità) e' il Bo Russ (via G. Garibaldi, 98 - tel.  0144 321682): locale giovane come la sua gestione e sempre in movimento con una carta che segue la stagionalità. La posizione e' strategica poiché e' vicinissimo alla Cattedrale di San Pietro e al suo adiacente parcheggio. Gli arredi sono freschi, dalle nuance carta da zucchero e bianco con tante righe e uno stile shabby mai forzato. Il servizio e la mise en place sono informali mentre l'esordio e' con le anciue (Acciughe) fritte (8€) nella norma e la terrina di lingua e gallina con riduzione al Barbera (9€) leggermente sotto le aspettative. Per la farinata era un po' tardi ma torneremo - magari al martedì - per assaggiare quella bianca (specifica del Savonese con la farina bianca di grano). Avanti con i primi con una piacevole zuppa di lenticchie e gamberi e i ravioli al sugo di arrosto (entrambi 10€). Discreto l'incontro con lo stoccafisso all'acquese (13€) , molto bene il bunet (4€), piu' banale la coppa di zabaione con panna montata e scaglie di cioccolato. Carta dei vini curata e con la sorpresa di degne proposte - come Cascina Castlet - da mezzo litro. 

Tutto ok insomma, ma ad Acqui ci si torna spesso e allora rieccoci in una di quelle vie strette e tanto simili ai carrugi che affluiscono nel corso principale: via Mazzini (quella del Bigat) da cui ci si imbatte anche in Oliveri e Funghi, la bottega del gusto piu' rifornita di porcini. Torniamo pero' al nostro civico il n.29 e la sua insegna che ci incute un po' di soggezione Mazzini Farinata dal 1950. Ta..Ta..Dentro la sensazione e' paradossalmente il contrario: i simpatici titolari ci chiamano i turisti: "Sa com'è, qui da noi vengono clienti affezionati, e' come essere a casa". In effetti è così: tavoli vicini (forse persino troppo) ma grandi sorrisi, ambiente caldo, informalita' e, cosa fondamentale, tempismo! Mangiamo i classici: vitello tonnato, acciughe con bagnetto, polpettine in carpione. I primi non deludono, soprattutto le tagliatelle fatte in casa e i plin (con ragù, burro e salvia o vino) ma la sfida si gioca sullo stoccafisso all'acquese con patate, olive taggiasche e pinoli: sublime, un'esplosione di saperi e sapori.

Chiudiamo con un augurio in latino e con fragole al profumato Brachetto Docg. Prosit! Che porti bene e che giovi! Con noi il Mazzini ci e' riuscito.

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