Addio a Gioacchino Cataldo, che ci ha raccontato la sua storia tra viaggi, squali bianchi e tonni di due quintali

Ricordiamo Gioacchino Cataldo, l'ultimo rais di Favignana, pubblicando l'intervista che Andrea Voltolini ha raccolto oltre dieci anni fa (era il 2007) su Papillon 50.

Per tutti è il "Rais", ovvero la memoria storica della tonnara di Favignana, il capo indiscusso che dirige con autorità (e autorevolezza) uomini e mezzi in ogni singola operazione della "mattanza". Colui, insomma, che conosce a memoria i giochi dei venti e delle correnti marine che si creano intorno alla sua isola. Gioacchino Cataldo, "omone quintalario" (ma dall'aspetto bonario e rassicurante) di quasi due metri di altezza, vive cento giorni all'anno in totale simbiosi col mare. Nella sua carriera ha pescato oltre 20 mila tonni, e la sua attività è addirittura tutelata dall'Unesco come bene immateriale dell'Umanità. Ma non è sempre stato così. Ex boxeur, latin lover impenitente, da giovane, pur essendo erede di una dinastia di pescatori del luogo, ha girato in lungo e largo l'Italia settentrionale, fino ad approdare per un decennio (a cavallo degli anni '70) in Germania dove si è messo a lavorare in fabbrica. Il matrimonio con una ragazza serba, la nascita dei due figli, poi il ritorno definitivo (e la consacrazione) nelle native isole Egadi.

«Vuol sapere il motivo del mio peregrinare?» mi chiede quasi in una sorta di pudica, ma nello stesso tempo ironica, confessione: «Credo di essere l'unico pescatore a soffrire il mal di mare! Un contrappasso tremendo per uno che è nato su una delle isole più belle del Mediterraneo! Questa situazione ha fatto sì che per diversi anni abbia lavorato sulla terraferma...ma poi il richiamo delle acque cristalline della mia isola ha avuto il sopravvento».

Gli chiediamo allora cosa significa essere il "Rais" della Tonnara di Favignana, una delle più antiche al mondo con i suoi nove secoli di attività: «È un appellativo che si conquista quotidianamente con il sudore e la fatica. Significa essere il depositario di antiche conoscenze tecnico-rituali; in termini pratici, vuol dire essere responsabili di tutto, uomini compresi, ed essere accettato come tale. Cento giorni all'anno (il periodo di attività della tonnara) in cui dormi 4 o 5 ore per notte, perché il resto del tempo lo occupi a riparare le reti, preparare le imbarcazioni, analizzare le condizioni atmosferiche, pescare, calare e ritirare le reti».

Il momento più magico di questo rito secolare? «Quando ad aprile, dopo aver attraversato lo stretto di Gibilterra, arrivano i primi tonni dall'Oceano Atlantico e dalla Scandinavia, che qui chiamiamo "tonno rosso di corsa di andata" perchè li intercettiamo sulla rotta che li porta verso le calde coste africane. È il culmine del nostro lavoro, un evento suggestivo e magico fatto di sangue e sudore, fatica e abilità, sacro e profano».

Ma sono anche i numeri della mattanza a impressionare. È lui stesso a rivelarceli: «Pensi che distendiamo 80 km di cavi d'acciaio, 3 mila galleggianti, 4 mila blocchi di tufo, 360 mila mq di rete, 20 milioni di nodi....e potrei continuare.... ».

Ha mai avuto paura? «Qualche volta l'adrenalina va a mille. È capitato, per esempio, di imprigionare tra le reti uno squalo bianco lungo oltre 5 metri e pesante più di due tonnellate. E in quel caso non si può scappare. O io o lui. Ma anche la cattura dei tonni nasconde molte insidie, soprattutto per i colpi tremendi inferti con le pinne in un ultimo disperato atto di sopravvivenza. Sa che detto si usa qui in Sicilia? "La pinnata del tonno fa accorciare braccia e lingua"».

Ironia, saggezza, memoria e orgoglio si rincorrono nelle sue parole. Così come i numeri, l'altra grande passione della sua vita: «Lo sa quanto pesava il tonno più grosso pescato nella mia carriera? 240kg! Un esemplare unico, forse irripetibile». E subito ti snocciola, senza esitazioni, data, ora, luogo, condizioni climatiche della sua cattura... Poi, dopo una breve interruzione, ecco rivelati a memoria il numero esatto dei tonni pescati nell'ultima mattanza «1.419...nulla se si pensa al record stabilito nel 1865...14.020 esemplari...ma erano altri tempi. Ora, purtroppo, la presenza di tonnare "volanti" illegali lungo le coste spagnole e francesi dimezza il numero di esemplari che riescono a raggiungere le nostre coste».

Chiediamo allora se la pesca per lui ha lo stesso fascino di una volta: «Mi creda che la fatica è rimasta la medesima di sempre, così come il sole che ti brucia la pelle del viso, senza esitazioni. E poi rimane sempre un lavoro da uomini veri, che ti aiuta quotidianamente a crescere...e io di uomini veri in circolazione ne vedo sempre meno...».

Ma ci sarà un momento il cui il Rais si rilassa? «Ah sì, d'estate!». E mentre noi lo immaginiamo disteso in totale relax su una spiaggia, lui subito contrattacca: «Tutte le mattine all'alba riunisco amici ed ospiti sul molo di Punta Lunga e salpiamo insieme sulla mia barca "Laura": una decina di ore per mare alla scoperta delle calette e degli scorci più suggestivi di Favignana; a pranzo, cucino io per tutti sulla barca il pescato fresco intrappolato nelle reti. Ovviamente accompagnato da una bottiglia di vino della mia terra e dal profumo del basilico e dei capperi di Favignana... Cosa volere di più?...Ah, questa sì che è vita!».

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