Pietra di Langa, nocciole, piatti ben fatti, tanti vini e una dose extra di garbo e cortesia saranno un invito a ritornare nel locale di Carlo Zarri

La pietra di Langa è un materiale che tratteggia molto bene il legame tra la storia della terra e l'uomo e, anche esteticamente, risulta in totale simbiosi con la natura, nell’espressione di un’architettura ormai meta di attrazione turistica tra le valli Bormida, Uzzone e Belbo.
E proprio a Cortemilia (Cn), al ristorante albergo Villa San Carlo (corso Divisioni Alpine, 41 - tel. 017381546 - www.hotelsancarlo.it), c'è un piatto che annovera proprio questa pietra tra gli ingredienti (assieme alla terra di nocciole) a significare come, per lo chef Carlo Zarri, i frutti del territorio siano la base imprescindibile per costruirci sopra altro, ma sempre con il cuore rivolto alla cucina di casa.

È giusto iniziare, nel raccontare la nostra cena, dicendo che qui abbiamo trovato una gentilezza e una cortesia nel seguire il cliente rare, unite alla cornice del giardino e all’apparecchiatura dove si rincorrono tutti i simboli di Langa. La carta dei vini, che vanta più di mille etichette, accompagnerà le portate illustrate dallo chef sempre con grande garbo e disponibilità.

Dalla cucina nocciole salate e focaccia con rosmarino apriranno il preantipasto con dattero avvolto nel lardo e piccola omelette con fiori di zucca, assaggi fantasiosi ma con il gusto ben piantato nella tradizione. Si prosegue con la saporita “fantasia vecchia e nuova di vitello fassone piemontese”, dove la battuta al coltello è impreziosita dall’olio taggiasco e accostata a uno scottato con maionese di nocciola (speciale e ghiotta) mentre, in un altro antipasto, la tuma di Valle è servita croccante alle nocciole con cipollotto rosso caramellato.

Ai primi abbiamo trovato stupendi per corposità e freschezza i “piciurilli” di Cortemilia alle nocciole, gnocchi di foggia affusolata serviti con salvia fresca e Parmigiano, primo piatto in Italia ad aver ottenuto la De.Co.
Come pietanza siamo stati attirati (a giusta ragione) dal filetto piemontese Sophia Loren (e dalla sua storia), ricetta che lo vede preparato scottato in olio d’oliva, con riduzione di Barolo, bacche di ginepro e aceto balsamico, con il risultato di un grande classico, sontuoso e avvolgente; piatto contrapposto ai filettini di galletto “fusion”, in una commistione ideale di Langa e Oriente, dove spiccano la nocciola, le bacche di pepe verde fresco e il curry.
Ai dessert, delicato sorbetto di sambuco e tiramisù alla loro maniera, dal risultato molto interessante e pieno. Si chiude in bellezza con la piccola pasticceria composta da biscotti alla nocciola e tartufi in un locale non solo dalla bella atmosfera, ma anche dalla grande professionalità.

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