La Distilleria Toro (Abruzzo) è famosa per lo storico Centerba, ma anche per il Limoncello curcuma e zenzero, l'Amaro e il Ratafià

Ci sono aziende che è impossibile non identificare con un prodotto. Nel caso della Distilleria Toro, basta il nome, e il pensiero va alla loro tradizionale bottiglietta impagliata che custodisce un liquido “di fuoco” verde acceso e potentissimo. Centerba Toro: il nome è quasi mitologico, come l'assaggio, che è un tuffo nel passato, fuori dal tempo. Perché in un'epoca dove molti sapori sono blandi e addomesticati, è difficile trovare qualcosa che sbatta sul palato 70 gradi alcolici.

È il 1817 quando Beniamino Toro inizia a produrre liquori nella sua farmacia di Tocco da Casauria, dove mescola il suo sapere con la tradizione del centerba, un estratto d’erbe che veniva preparato dai monaci della vicina abbazia benedettina di san Clemente, utilizzando le erbe del Monte Morrone, ultima propaggine della Maiella. Come molti elisir, anche il centerba nasce come medicamento. Una propensione rafforzata nel 1836, in occasione del colera di Napoli, quando fu utilizzata come rimedio contro la nausea e come disinfettante.

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Se oggi non è più una medicina, rimane però del tutto tradizionale la produzione. Le erbe, ancora raccolte sul monte Morrone, vengono essiccate in ambienti idonei, al riparo da sbalzi di temperatura ed umidità e poi messe in alcol a macerare, secondo la ricetta segreta di Beniamino Toro. Il risultato? Al naso ci si aspetterebbe alcol, tanto alcol, una zaffata quasi stordente, invece la potenza alcolica è sotto controllo, quasi contenuta, e lascia spazio a un mix di sentori che evidenziano note amare, fresche e balsamiche. Il sorso, invece, è più impegnativo: riempe il palato, lo scalda, lo anestetizza.

Un assaggio da inverni di una volta e un freddo cane nelle ossa, e  che colpisce per la sua persistenza spropositata. Il Centerba è usato anche in cucina (una ricetta tipica è il risotto al Centerba, basta aggiungere mezzo bicchiere al brodo) e ovviamente nei cocktail. Provato in una versione autarchica del Sazerac (brandy italiano invecchiato 20 anni, zucchero muscovado, Fernet Branca e Centerba Toro) ha dato buoni risultati.

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Distilleria Toro: centerba e non solo

Sarebbe però ingiusto limitarsi ad assaggiare solo il Centerba. Perché Distilleria Toro produce una gamma molto interessante di altri prodotti, alcuni dei quali davvero peculiari. Come nel caso dell'Amaro Toro alla Centerba, che riprende il mix di erbe usate dal Centerba ma che ovviamente abbassa (e di molto: sono 27 i gradi alcolici) la gradazione. Il liquore non tradisce il suo nome: è un amaro “vero”, giocato appunto sulle note amaricanti delle erbe di montagna, ma non mancano effluvi balsamici, per un complesso armonico e decisamente piacevole.
toro2.jpgParticolare è anche il Limoncello curcuma e zenzero, che nasce da una selezione dei migliori limoni italiani, con l’aggiunta appunto di curcuma e zenzero. Dal bellissimo color arancio quasi opalescente, al naso evidenzia subito la nota della curcuma. Lo zenzero, invece, arriva nella coda, nel retrogusto che pizzica un poco gola e palato. Una versione “eretica” del limoncello di grande persistenza, ricca di tonalità inedite e suadenti (che a Paolo Massobrio è piaciuta, insieme alla purezza dell’Amaro).

Il Ratafià, infine, altro prodotto tipico dell'Abruzzo, che la tradizione vuole fosse il liquore per brindare al suggello di un nuovo contratto. Un prodotto che unisce alla vigoria del Montepulciano la succosità delle amarene. Una carezza sul palato per la quale è bene raffreddarlo un poco, senza farlo arrivare a temperature glaciali.

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