Interessante la versione secca della Cantina Sant'Andrea. C'è anche il passito

È tutta da raccontare la storia di questa cantina (Cantina Sant'Andrea - Borgo Vodice - strada del Renibbio, 1720, tel. 0773755028 – www.cantinasantandrea.it), oggi realtà da un milione di bottiglie, con sede a Terracina, in provincia di Latina.
È una saga familiare che comincia alla metà dell'Ottocento, quando Andrea I Pandolfo, bisnonno dell'attuale proprietario Gabriele, cominciò a piantare vigne di zibibbo a Pantelleria, per poi trasferirsi, nel 1880, a Khanguet Gare, nell'area settentrionale della Tunisia, dove acquistò 60 ettari di terreno destinati a vigneto. Mentre i vini finivano anche nei ristoranti di Francia, in azienda subentrano prima il figlio Giovanni, poi Andrea II, figlio di Giovanni. Sono anni non sempre facili (la filossera, nel frattempo, ha raggiunto anche la Tunisia), ma di soddisfazioni.

Ma il 2 maggio del 1964, l'allora presidente della Tunisia Harbib Borughiba, espropriò tutti i beni e le proprietà degli stranieri in terra tunisina. La famiglia Pandolfo fu costretta a tornare in Italia, da un giorno all'altro. Andrea II acquistò allora un piccolo podere a Terracina, per ripartire. La prima vendemmia è nel 1968. Alla sua morte (1976), i figli continuano la tradizione familiare, dando all'azienda il nuovo nome: Sant'Andrea. Oggi l'azienda è gestita da Gabriele Pandolfo, con la moglie Enza e il figlio Andrea III. I prodotti di punta, ottenuti dai migliori vigneti di proprietà, sono racchiusi nella linea Acquerelli.

Importante è il Sogno 2010, blend di merlot (85%) e cesanese (costo in cantina: € 10,50), che affina per 18 mesi in barrique di rovere. Rosso rubino impenetrabile, colpisce per un naso fitto di frutta e spezie: marasca sotto spirito, frutti di bosco, e poi una speziatura dolce, che ricorda il tabacco, la vaniglia, una punta di anice stellato. In bocca l'ingresso morbido e poco tannico non nasconde la buona struttura e mineralità. Ritornano le stesse note speziate evidenziate al naso, con un finale un po' troppo sbilanciato sul legno.

Nella produzione, spicca la capacità di trattare il Moscato di Terracina. Nella versione passita (Capitolium 2012, costo in cantina € 12), che ammalia col suo colore dorato dai riflessi ambrati, dal naso non troppo intenso di datteri, frutta secca e miele, per un sorso vellutato in equilibrio tra dolcezza e freschezza. E ancor più, nella versione secca (Oppidum 2013, costo in cantina € 6,80) che è vino di grande piacevolezza: un naso che sprizza agrumi (nitidissimo il pompelmo), frutta tropicale, albicocca e le note aromatiche del vitigno, e un sorso esuberante nelle note aromatiche, ma fresco, persistente, elegantemente ammandorlato nel finale. Un bicchiere che merita, significativo per il vitigno e il terroir di provenienza.

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