Il primo romanzo di Nunzio Primavera che racconta di terreni e di amore, in una Sicilia di oggi che strizza l'occhio agli anni Cinquanta

"Lì dove cielo, monti Peloritani e mare sono una cosa sola, la badessa vecchia era in clausura da anni e anni. Viveva ritirata da tutto. In pace con il mondo".

Comincia così il nuovo lavoro di Nunzio Primavera, che abbandona - almeno momentaneamente - la saggistica per dedicarsi alla narrativa, in un romanzo che - vivaddio - parla di cibo e di prodotti senza per forza dover parlare di cuochi. Già perché tutta la vicenda narrata ne L'Oliveto delle monache (Pendragon - € 16.00) si gioca in uno spazio ristretto ma ricco di storie e di storia, come solo un monastero può essere. Siamo in una Sicilia moderna e antica, allo stesso tempo, in un'oscillazione tra passato e presente che sembra percorrere tutto il romanzo. Lo è in alcune precise scelte stilistiche a partire dal registro linguistico, che utilizza sapientemente le espressioni dialettali a sottolineare tratti e passaggi significativi del racconto. Lo è poi nell'accuratezza dei tanti riferimenti storici e culturali riportati in maniera minuziosa nella lunga appendice. Lo è, infine, nei ritratti, soprattutto nelle monache benedettine che si muovono con la grazia, il rigore e la simpatia di un convento d'antàn. Devote e impegnate alo stesso tempo, sanno comporre i dissidi e curare gli olivi, agire secondo la morale e il senso della giustizia, sempre però con mano ferma.

Intorno alla vicenda principale che si dipana intorno alle sorti dell'oliveto, poi si diramano altre storie, d'amori giovanili e di denaro, con tante figure che si avvicendano e che coinvolgono il lettore: i cugini Cicco e Carmelo, Turi e Mimì, Don Pasqualino e le ragazze Susy e Francesca in un intreccio di storie d'amore che a tratti evocano la miglior commedia italiana degli anni Cinquanta. Poi c'è lui, al centro di tutto: l'oliveto. Maestoso, eterno, capace di riportare tutti in quel senso di pace e giustizia che viene evocato fin dalle prime righe del romanzo.

Un romanzo da leggere, rileggere, che fa divertire e innamorare, ancora un po' di più, se possibile, di certe atmosfere che solo la Sicilia può vantare.

In libreria dal 13 maggio.

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