La Premiata Fabbrica di Bassano, nostra ultima scoperta, ce lo conferma

L’ingresso (in via Angarano, 5 • tel. 0424 280457) è angusto, pochi passi di fronte al banco della pizza al taglio e poi un cancelletto a darti lo stop. Il perché di quello che all’inizio sembra un piccolo fastidio, si rivela in realtà un escamotage per evitare di intasare la piccola saletta alle spalle dove si sviluppa tutto il locale. I tavoli si contano sulle dita di una mano, l’attenzione da parte del patròn Massimo Frighetto è massima.

Le birre sono in bottiglia, una bella scelta tra le artigianali italiane. Le bibite sono targate Baladin. Poi ci sono loro, le pizze, che sono le autentiche protagoniste. Non si fanno voli pindarici nei topping, la costruzione è solida, gli abbinamenti azzeccati e giocati su una selezione (ristretta) di ottimi ingredienti. Partiamo però dalla base: l’impasto è a lunga lievitazione, con lievito madre (nella metà dei casi) e farina Petra. E’ eccellente: spesso, fragrante all’esterno con un cuore più morbido, profumato. A coprirlo una base di pomodoro di Petrilli. Solo per questo connubio vale la pena il viaggio. Ma c’è l’aggiunta dei latticini campani e pugliesi, i formaggi dell’Altopiano, grandi prosciutti crudi.

Noi abbiamo assaggiato la pizza con la bufala, le acciughe del Cantabrico e il limone della Costiera amalfitana, profumata, equilibrata così come quella che combina la burrata pugliese - messa rigorosamente in uscita - e il prosciutto crudo 20 mesi. Poi c’è quella Asparagi e alici con l’asparago di Bassano, il Puzzone di Moena, le alici di Lampara; oppure quella Altopiano di Asiago con l’Asiago mezzano Dop, quello stravecchio e lo speck di Asiago. O ancora la pizza Poastro in tecia con Blu della Lessinia, gallina padovana in tecia, songino e nocciole. Alcune di queste, come già detto, sono fatte con lievito madre. Altre invece sono senza lievito ovvero con farine integrali e grani spezzati che da soli possono innescare una fermentazione spontanea. Il risultato è una pizza buona, digeribile, leggera.

Nient’altro. Il caffè si prende all’esterno, nel bar di fronte, gestito sempre da Frighetto, che ha una selezione di distillati e amari da urlo (spicca anche il cuneese Palent, persino in versione Riserva). I prezzi? Per una margherita si spendono 7,5 euro, per le altre dai 9 agli 11 in media. Un prezzo giusto, per una pizza che ha il grande merito di stupire senza strafare (peccato capitale di molte pizze “gourmet”). Uscendo, a quattro passi quattro, c’è il Ponte degli Alpini e un’offerta di locali per cocktail con una concentrazione che ha pochi pari in Italia. Tenetelo d’acconto per il vostro prossimo viaggio in Veneto.

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