I migliori assaggi di Marco Gatti tra Piemonte, Liguria e Lombardia

Cinque Terre 2020 Bianco Amante dei Venti di Cian du Giorgi di Vernazza

Dopo anni passati a Bordeaux, dove Riccardo Giorgi lavorava come enologo presso alcuni prestigiosi chateaux e Adeline Maillard, francese, si occupava di marketing del vino, la scelta di lasciare la Francia. Galeotto fu il destino. Scoperto nel 2017 che a Riomaggiore c’era un vigneto in vendita e un altro ancora sopra Vernazza, la coppia si trasferisce in località San Bernardino, venendo ad abitare in una graziosa abitazione con annessa cantina, a metà strada tra i due poderi, con “Cián du Giorgi” (che tradotto dal dialetto locale significa “terrazzamento di Giorgi”) nel 2018 diventa realtà.
Confermando di essere formidabili talent scout, Marco Rezzano e Luisella Vattuone, ai tavoli di quel paradiso goloso che è la loro Agave di Framura, ci hanno fatto degustare l’Amante dei Venti 2020. Da uve albarola, bosco, vermentino, ha colore giallo paglierino con riflessi oro, naso di somma finezza con profumi di fiori bianchi, note fruttate di agrumi, e in particolare di cedro, e pesca, sentori balsamici di eucalipto, aromi di macchia mediterranea con sbuffi iodati, che ricordano il mare, mentre in bocca è sapido, con richiami alla pietra focaia, minerale, fresco e armonico. Che vino!
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Cinque Terre Bianco 2021 di BarCa Creuza De 5 Terre di VolastrA

Era il 2016 quando Alessandro Barrani, con papà Antonio e mamma Maria, decideva di accorpare i vigneti di famiglia in un’unica azienda agricola, per fare la sua parte con coloro che han scelto di fronteggiare l’abbandono dei campi che in un recente passato aveva lacerato il territorio delle Cinque Terre, tenendo così vivo il patrimonio di tradizioni e conoscenze dei “padri”. Avendo vigneti in alcune delle zone più vocate, da costa di Comenecco di Vernazza alla costa da Posa di Volastra, il secondo passo è stato produrre vino.
Con Luca Schiaffino del Cristal di Levanto, assaggiando il suo Cinque Terre Bianco 2021 (bosco 65%, vermentino 30% e arbarola 5%) la certezza di esser di fronte a una cantina di cui si sentirà parlare. Nel bicchiere ha colore paglierino luminoso, con riflessi dorati, al naso ha profumi floreali di ginestra, acacia, note di macchia mediterranea e di frutta esotica che ricordano il mango, mentre in bocca è fresco, di una suggestiva sapidità che evoca le vigne in cui nasce, a picco sul mare e accarezzate dal salmastro delle brezze marine, con un sorso equilibrato e di grande eleganza.
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Saladero di Walter De Battè di Riomaggiore (Sp)

Poeta del mare e delle vigne di Liguria, filosofo del vino, artista che ridisegna i paesaggi delle Cinque Terre. Walter De Battè è tutto questo, ma soprattutto è uno dei padri del vino ligure, il visionario che ha saputo scommettere, quando nessuno ci credeva, sul valore straordinario dei vini di Levante, aprendo una strada su cui lo han seguito produttori di tutte e due le Riviere. Ogni suo vino, un capolavoro. Lo è anche Saladero, bianco che ha reso indimenticabile, una sosta, già di suo memorabile, da Rezzano, Corona radiosissima di Sestri Levante. Giallo oro, al naso apre con note che ricordano la scorza di agrumi, e in particolare di cedro, quindi seguono sentori di macchia mediterranea ed erbe aromatiche, per poi lasciare il passo a profumi intensi di pesca matura e miele. Di una sapidità intrigante, al palato si distende armonico, avvolgente, prima di chiudere con un finale di rara eleganza e lunghezza infinita. In sogno ho sognato! walter-de-batte.jpg

Colline di Levanto Rosso di Mare 2019 di Terre di Levanto di Levanto (Sp)

Roberto Figaroli, dopo aver raggiunto il successo in un altro settore, seguendo il suo amore per Levanto e la sua terra, e volendo collaborare alla salvaguardia del territorio, qualche anno fa ha deciso di ripristinare un vigneto della piccola Doc Colline di Levanti, in località Le Ghiare (in dialetto Giaè), di proprietà della sua famiglia da oltre ottant'anni, e da lui visto coltivare con amore dai suoi nonni con metodi antichi.
Tra i suoi vini, è luminosa espressione del territorio Giaè, da uve vermentino, albarola e bosco, che ha colore giallo paglierino luminoso, note floreali di ginestra e fiori di acacia, profumi di agrumi e macchia mediterranea, sorso quasi salato, di buona lunghezza. Intrigante, il Costa De Brassù 2019, ciliegiolo in purezza succoso, dai piacevoli profumi di frutta rossa, dal gusto armonico, grazie a tannino delicato e ben integrato. Una sorpresa Rosso di Mare, da uve sangiovese (55%), merlot (25%) e ciliegiolo (20%), vino che conquista per il suo carattere, e per il suo proporsi in modo invitante con note di marasca, lamponi e fragoline di bosco, i suoi sentori di prugna e la raffinata speziatura, il suo sorso armonico, grazie a una bella freschezza che sostiene la buona struttura. terre di levanto.jpg

Riesling Ancora 2020 di Su.na.wi. di Salò (Bs)

Cinque amici, ovvero Tung-Wei Siao, Giuseppe Vigevani, Filippo Manetti, Stefano Pietta e Michele Bontempi. Una passione comune, il vino. Un progetto diventato realtà che li vede produrre 7.000 bottiglie di vini nel segno del rispetto della natura. Per noi è stata vera folgorazione con Ancora 2020, da uva bianca del territorio gardesano, in particolare riesling, per un vino dall'eleganza unica. Giallo oro, ha straordinaria complessità con note di mango, frutto della passione, mela cotogna e sentori di pietra focaia, mentre in bocca è ampio, generoso, di rara armonia e con una formidabile sapidità che fa sì che se ne beva e ribeva! Ma che vino è? Coup de coeur! pietta.jpg

Valtellina Superiore Valgella 2018 di Alessio Magi di Teglio (So)

In passato rosso che veniva perlopiù destinato all’esportazione nella vicina Svizzera, con il nome che deriva dal “valgel”, che in dialetto identifica il ruscello di montagna che va a valle, il Valtellina Superiore Valgella nasce dalla più vasta fra le sottozone del “Superiore”. Tra i produttori che si stanno segnalando come interpreti di valore di questo vino, Alessio Magi. I suoi vigneti sono tutti in questa sottozona e terrazzati, e crescono su un terreno argilloso limoso, con piante che vanno dai 15 ai 100 anni. La coltivazione è a lotta integrata, senza diserbo chimico, ma con solo sfalci meccanici e concimazione organica.
Il Valtellina Superiore Valgella 2018 di Magi ci ha stregato per la sua eleganza, per la sua piacevolezza di beva, per quella sua impronta autentica di cui dicevano il colore rubino di buona trasparenza e i profumi di viola, ciliegia, spezie, il sorso di buon corpo reso dinamico da freschezza e sapidità. Se ne beve e se ne ribeve! alessio magi.jpg

Alpi Retiche Igt 2021 Vagabondo Bianco di Marcel Zanolari di Bianzone

Giuliano Zanolari, quarant’anni fa, in due parcelle sperimentali, ha avviato i primi tentativi di coltivare la vite senza nessun trattamento anticrittogamico a base di prodotti di sintesi, con esperimenti per circa 15 anni sui vitigni nebbiolo, pinot nero e cabernet sauvignon. Oggi a proseguire la sua opera è suo figlio Marcel, con il vigneto che è stato ampliato a 10 ettari, coltivati a nebbiolo, cabernet sauvignon, pinot nero, pinot bianco, traminer. Dal 2010 Marcel ha iniziato a introdurre i principi della biodinamica e dal 2015 l’azienda è riconosciuta come azienda biodinamica.
L’ultimo assaggio, l’Alpi Retiche Igt 2021 Vagabondo Bianco, uvaggio da differenti vitigni resistenti PIWI (a cui Marcel è stato tra i primi a credere), che nel bicchiere si presenta con colore dorato luminoso, brillante, aromaticità al naso cui seguono profumi di glicine e quindi di pesca bianca, mentre al palato è sapido, con nota di freschezza montana, buona persistenza.
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Alpi Retiche Passito Igt 2018 Vertemate di Mamete Prevostini di Mese (So)

Mamete Prevostini è un grande del vino italiano e un autentico alfiere della Valtellina nel mondo, nel segno dell’eccellenza. I suoi vini sono complessi, ma come dice lui, non complicati. Cioè raccontano la terra dove nascono. Di lui si parla sempre per i suoi sommi rossi. Ma a sorprenderci questa volta è stato il suo Passito Vertemate. Nasce a Piuro, in Valchiavenna, dove nel 1618 ci fu una frana che sommerse tutto il paese, ad eccezione di un edificio: il Palazzo Vertemate Franchi, uno dei palazzi cinquecenteschi più affascinanti della Lombardia. Ebbene qui, tra le sue mura è custodito il vigneto da cui vengono le uve di traminer aromatico e riesling con cui è realizzato. Suggeritoci alla Lanterna Verde di Villa di Chiavenna, da patron Antonio Tonola, autentica leggenda della sommellerie, in abbinamento alla crème brûlé ai peperoni ideata da quel geniaccio della cucina che è suo figlio Roberto, nel bicchiere ha colore giallo oro, profumo caldo dei canditi, la dolcezza di una confettura di albicocche e un tocco di mineralità, cui si unisce una fine speziatura, con un sorso fresco e dalla beva per nulla stucchevole, a dir poco irresistibile. mamete prevostini.jpg

Barolo Mosconi 2017 di Pio Cesare di Alba (Cn)

Quando Pio Boffa, cuore immenso e intelligenza geniale, prematuramente è volato in cielo, a prendere le redini della Pio Cesare sono stati la figlia Federica e il nipote Cesare Benvenuto, cui va riconosciuto il merito di aver avviato una conduzione che dice del loro valore, per come sta onorando la storia di questa formidabile cantina, i cui esordi risalgono al 1881, e che nei mesi scorsi ha ricevuto il prestigioso Premio Internazionale Vinitaly 2022 in occasione del  Gala Dinner organizzato da Veronafiere Spa e firmato da chef Davide Oldani. In questi giorni abbiamo riassaggiato il Barolo Mosconi 2017. Da uve nebbiolo provenienti dalle viti più vecchie ai Mosconi, secondo “Cru” di Barolo della famiglia, venuto 30 anni dopo il primo, il Barolo “Ornato”, e zona tra le maggiormente vocate per la produzione del Re dei vini. Prodotto in piccolissime quantità a partire dalla vendemmia 2015, nel millesimo 2017 svela un Barolo che è autentico fuoriclasse con la sua veste granata che ricorda il Duomo di Alba quando il tramonto ne infiamma la facciata, le note fruttate molto intense di amarena, lampone, ciliegia, la fine speziatura e i sentori minerali, per il suo gusto pieno, caldo, giustamente tannico e dal finale lunghissimo. Chapeau! pio cesare.jpg

Nebbiolo d’Alba Drago 2018 di Poderi Colla di Alba (Cn)

È stata una vera emozione, quando, ai tavoli del sommo Divin Porcello di Masera, patron Max Sartoretti ci ha proposto il Nebbiolo di una delle nostre cantine del cuore, Poderi Colla, esordi nel 1703, con Carlo Colla, ed il figlio Stefano, che vendevano “bottelli di Rosatello” e “brente di vino Negro” prodotti nei vigneti di Santo Stefano Belbo, e dal 1994, azienda che ha come proprietà Cascine Drago a San Rocco Seno d’Elvio di Alba, Tenuta Roncaglia a Barbaresco e Dardi Le Rose a Bussia di Monforte d’Alba, dal 2016 Bricco Bompè a Madonna di Como di Alba.
Dalle Cascine Drago questo straordinario Nebbiolo, dalla veste granata dalla giusta trasparenza, dal naso complesso con profumi floreali di violetta e rosa canina, sentori fruttati di marasche e di prugna, note speziate, dal sorso secco, con tannini importanti ben integrati e bella struttura, finale lungo e persistente con retrogusto fruttato e di cannella. Ci ha fatto dire, questo è “Il” Nebbiolo! poderi-colla.jpg

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