A Bosia, in Alta Langa, un’osteria moderna che celebra il formaggio di propria produzione con una cucina autentica e personale

Lontano dalle insegne patinate e "pettinate" delle grandi città, esiste un gruppo di giovani che con coraggio ha deciso di risalire la china, compiendo un viaggio a ritroso alla scoperta delle proprie radici e riavvicinandosi a luoghi e gusti identitari, con la freschezza di chi ha tutta una strada davanti e la determinazione di chi sa in quale direzione deve andare.

Francesco Merlo, conosciuto da tutti come “Cecco”, è stato un punto di riferimento per la produzione casearia dell'Alta Langa ma prima ancora per la sua famiglia, che dalla sua esperienza ha tratto ispirazione per rilanciare un progetto di gusto che lega il buon cibo al ricordo. Così a Bosia (CN), tra le verdissime colline della Valle Belbo, accanto al Caseificio dell'Alta Langa (www.caseificioaltalanga.it) avviato dalla famiglia Merlo nel 1991 e oggi guidato dalla terza generazione, il nipote di Francesco, Elia Botto, giovane ma dalle idee chiare, poco più di un anno fa ha dato vita all’ Osteria "Da Cecco" (S.P 11 – tel. 0173 380208 - www.osteriadacecco.com) un bel casale completamente ristrutturato dove, in tandem con due bravissimi chef - Giorgio Lodi e Kristian Atanasov - propone una cucina autentica e di personalità, contaminando ogni ricetta con i formaggi "di casa".

Accomodati nella luminosa sala o nel dehors estivo con vista panoramica sulla vallata, gusterete taglieri di salumi e formaggi, Cruda Langhetta (carne cruda battuta a coltello con fonduta di rocchetta), vitello cotto a bassa temperatura con salsa tonnata alla Valbelbo e cialda di enkir o acciughe impanate e fritte. Tra i primi, immancabili i tajarin di enkir ai 40 tuorli fatti in casa (le farine sono del Mulino Marino di Cossano Belbo) e conditi a scelta con burro e salvia, burro e Blu di Langa o ragù di Langa. Quindi il risotto con asparagi, robiola di Roccaverano, coppa croccante e tuorlo confit e i ravioli del plin ripieni di rocchetta. Non da meno i secondi, dove la scelta spazia tra il capocollo di maiale a cottura lenta al Barbaresco con ratatouille, i bocconcini di baccalà con pomodoro, menta, caprino, basilico e pane casereccio e gli asparagi con uovo e fonduta langarola. Si chiude con una teoria di dolci che rende onore alle ricette della nonna.

La cantina ha poche ma buone proposte che guardano principalmente al territorio e permette di degustare le etichette anche al calice. Un’altra buona notizia: nella degusteria all’ingresso del ristorante potrete fare rifornimento per la vostra dispensa, acquistando formaggi e altre chicche di produttori locali (a dimostrazione che la sinergia tra piccole realtà non è soltanto una leggenda metropolitana).

Se vi trovate in zona, questo è un posto per cui vale la pena allungare la strada. Prezzi da osteria e qualità da ristorante, uniti a simpatia e disponibilità del personale, lo rendono un luogo da cui si va via più che soddisfatti con la promessa di ritornare.

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