A Lagnasco, in provincia di Cuneo, 5 ragazzi producono valide birre ad alta fermentazione Ecco il Birrificio della Granda

Indipendenti, artigiani, agricoltori, giovani, appassionati. Il “manifesto” del Birrificio della Granda parla chiara e mira in alto. È un percorso cominciato nel 2011 con una piccola produzione (100 ettolitri). Passato attraverso l'apertura, nel 2012, della birreria a Saluzzo (piazzetta dei Mondagli, 8). Giunto, soprattutto negli ultimi due anni, ad un pubblico più ampio.

Lagnasco, provincia granda. 1390 abitanti, campi dediti alla coltivazione di alberi da frutta. E questo birrificio, che nel 2016 ha prodotto circa 3500 ettolitri di birra, partendo perlopiù dai malti coltivati nell'annessa azienda agricola. Sono in 5, giovani, a condurre il birrificio. Con attenzione al contenuto - molte le birre prodotte, tutte ad alta fermentazione, con occhio alla tradizione belga quanto inglese, fino a sperimentazioni tipicamente italiane. Ma anche al vestito: accattivanti – e sgargianti – le etichette, frutto della matita di Fabio Garigliano.

Tra le birre d'impronta belga, ci sono la Passionale, una bianca che utilizza orzo, frumento e segale. Le consuete note delle blanche – coriandolo, buccia d'arancia – risultano abbastanza blande, mentre il sorso vira su una secchezza accentuata per lo stile. L'Abbaziale è una belgian amber ale che apre coi profumi del malto e del frutto. Il corpo è però piuttosto esile: quasi una versione “light” di questo stile. Infine, la Spirituale, una belgian strong ale, ispirata alle triple belghe. Al naso, frutta, caramello, banana. All'assaggio, un sorso rotondo e largo, di discreta dolcezza e buona persistenza.

Tra le birre “speciali”, ci sono la Lips, una italian gose, più citrica che salata e la Alchemy, italian grape ale, brassata con mosto di uve moscato. Le note vinose ci sono tutte, ma la struttura finisce con l'adombrare l'aromaticità del moscato.

È particolarmente ricca la varietà di IPA. La Missis è una IPA da 5.5%, dalle note agrumate spinte, amarognola nel finale di pompelmo rosa, con note resinose. Azzeccata la Sirena, fin dal nome, perché, proprio come una sirena, risulta pericolosa per una spinta bevibilità che nasconde il buon corpo alcolico (6,5%). È una white ipa brassata con l'utilizzo del frumento come una classica witbier, ma con la luppolatura di una IPA. Ha naso agrumato fruttato piacevole, ricco di sentori di resine ed erbaceo. In bocca, il sorso è scorrevole, secco, con una bella persistenza finale.

Convince anche la Xtra Ipa, estremamente equilibrata, nonostante i 70 IBU e i 7% alcolici. Al naso, agrumi e resine, come ci si aspetta. In bocca amara il giusto, con una parte maltata in bella evidenza, a regalare equilibrio. C'è poi la Black Hop Sun, black ipa molto interessante, dove la luppolatura è evidente, da ipa spinta, ma non mancano note maltate – da stout – che la rendono rotonda e di buon corpo.

Infine, si apprezza la Essenziale, american pale ale piacevole, dalla luppolatura incisiva. Al naso, frutta gialla, agrumi, sentori erbacei. In bocca, il sorso è di buona secchezza, con un finale leggermente amaro e un retrogusto persistente di camomilla.

Nel complesso, sono birre interessanti, soprattutto quando interpretano gli stili inglesi. Da assaggiare in giro, o nella birreria di Saluzzo, abbinandole alle proposte della tavola: baguette farcite, hamburger, piatti da griglia e qualche dolce alla birra.

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