Sono sei le birre prodotte, nel segno dell'equilibrio e della buona bevibilità

La nascita di nuovi birrifici artigianali di qualità non conosce sosta. Nell'ultimo anno, sono state tante le novità che hanno rimpolpato la “tap list” della produzione italiana. Tra queste, il Birrificio Etnia, che produce a Sant'Alessio con Vialone, in provincia di Pavia. Una società giovane, che vede come mastro birraio Nicola “Nix” Grande, vecchia conoscenza per gli appassionati, già birraio presso il Birrificio Settimo, apprezzato soprattutto per le sue impeccabili interpretazioni dello stile belga.

Sono sei le birre prodotte. Tre “top beers”(una blonde, una double blanche e una double ipa) e tre “session beers” (tre pale ale, caratterizzate ognuna dall'utilizzo congiunto di tre luppoli, provenienti da una singola nazione). Partiamo da quest'ultime, dal packaging pop e cangiante, quasi da mal di testa, se si fissano a lungo. Se le pale ale sono uno stile che va per la maggiore, le interpretazioni di Birra Etnia non seguono la moda di luppolature estreme e amaricature strong. Tutt'altro. Rimangono decisamente fresche e di grande beva, equilibrate, non troppo esuberanti. La UK usa tre luppoli inglesi: a gradazione decisamente contenuta (meno di 4°), è una birra semplice, dai sentori di pera williams, forse un poco piatta. La USA è di bella secchezza, dalle piacevoli note agrumate, amaricante al punto giusto. Chiude la NZ, caratteristica nella nota floreale di gelsomino e di pompelmo rosa. La struttura - in questo caso - si allarga un poco, ma non perde l'orizzonte della bevibilità.

Con le top beers cambia il packaging: si fa più austero ed elegante, e l'orizzonte – evidente – è anche quello della ristorazione. La Blonde è una birra decisamente piacevole, e inconfondibilmente “belga”, fin dai profumi. In bocca è setosa, avvolgente, amaricante il giusto nella chiusura, con una rotonda nota cereale finale. Da bere a secchi. Con la Double Blanche si sale di grado (7°) e la speziatura si fa sentire (pepe, coriandolo), anche se al naso è l'agrumato (arance amare) a prevalere. In bocca manca solo un po' di secchezza.

Infine, la Double Ipa. È una Imperial Ipa da quasi 9°, che non si sentono, soprattutto all'assaggio. Una birra “di forza”, persistente, dalla luppolatura più marcata, ma che non perde la rotta, risultando sempre equilibrata. Nel complesso, sono birre ineccepibili, pulite, avvolgenti. Manca, in alcune, un po' di carattere, ma sono soltanto dettagli di messa a fuoco.

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