Al Mottarone, una cucina golosa con un panorama che vale il viaggio

Gioielli d’Italia. La scoperta che condividiamo con voi oggi, è uno di quei locali che siamo orgogliosi di avere sul GattiMassobrio, per quel pizzico di sana follia che ha avuto chi, con coraggio, ha deciso di aprire in un contesto che non è certo un comodo centro cittadino. Dove vi portiamo oggi è sul Mottarone, vetta più alta del gruppo del Mergozzolo, a 1500 metri, e luogo già nel cuore di pittori e artisti come Mosè Bianchi, Filippo Carcano, Arturo Toscanini e Arturo Benedetti Michelangeli per la sua bellezza. Tre le vie per salire. La funivia che da Stresa (VB) sale in una ventina di minuti. La strada panoramica che, comoda, ma più lunga, usciti dall’autostrada a Carpugnino, da Armeno vi consente di salire senza pedaggi. E la via che, attraversando le proprietà dei Borromeo, proprietari di tutto il versante orientale, tra boschi secolari, arrampica in uno scenario da film, ma richiede il pagamento di un pedaggio di 8 euro.

Una volta in cima, due le possibilità di parcheggio, o davanti all’ingresso del ristorante, o poco prima, in uno spazio ampio, a una distanza di una trentina di metri dalla vostra meta. Il locale, Villa Pizzini (loc. Mottarone - tel. 0323 290077), è ospitato in una villa del 1880, agli esordi residenza di caccia di una nobile famiglia del luogo, poi, dopo la donazione alla parrocchia, colonia per bambini, quindi, per decenni, disabitata, fino a quando Ivan e Sabina, la giovane coppia titolare, avendola trovata in stato di abbandono, con sapiente ristrutturazione l’hanno riportata all’antico splendore, trasformandola in relais di charme con camere e ristorante. Diciamo subito che in questa stagione, se solo non piove, anche quando non c’è il sole, difficile resistere alla tentazione di mangiare all’aperto, visto che dai tavoli dell’ampio giardino, da queste altezze, con l’aquila che volteggia in cielo, la vista su lago e montagne è di quelle che, da sola, vale il viaggio.

A occuparsi di voi, una squadra di giovani in gamba, che sotto la guida di Ivan vi seguirà con professionalità e precisione. Sabina è cuoca che sa il fatto suo, e con materie prime di pregio, a partire da verdure ed erbe dell’orto che vedrete raccogliere sotto ai vostri occhi, ha pensato due tipologie di piatti, riassunti nei due menu degustazione, ossia “montagna e lago” e “tradizione piemontese”. Con vini di una cantina molto interessante, con bella selezione a bicchiere.

Alla carta, muovendo tra Piemonte e dintorni, potrete gustare un goloso magatello di fassona con salsa alla monferrina o il cono di caprino al basilico con mousse di pomodori secchi polvere di capperi e germogli di montagna, poi i ghiotti tajarin 30 tuorli saltati al burro d’alpeggio e tartufo nero estivo o il risotto al rosmarino e limone uova di trota. Quindi di secondo, morbida di vitello con salsa al pepe rosa e polenta di mais croccante o luccioperca cotto a bassa temperatura maionese alla rapa rossa e cous cous. A chiudere praline con rhum o morbido alla crema di nocciole mousse al fondente e terra al cioccolato, per una sosta nel segno della bellezza e del gusto.

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