Siamo ad Aosta nel locale bomboniera di questa coppia che 20 anni fa da Chiavenna è arrivata qui

Mettete un mezzogiorno ad Aosta, pensando di andare in un grande classico e ritrovatevi fuori felici come bambini. Quando arrivo in questo Vecchio Ristoro (via Tourneuve, 4 - tel. 016533238) nel cuore di Aosta, Alfio e Katia sono nel salottino degli ospiti che stanno parlando. Si alzano: lei accoglie l’ospite e lui si infila in cucina, dove prepara i suoi piatti espressi, uno più buono dell’altro. Era tanto che non venivo in questo locale, ma ancora una volta mi sono ricreduto: mai abbandonare la strada maestra, ovvero dei maestri. I signori della cucina e dell’accoglienza sono loro, senza il minimo segno di stanchezza. È gente così, che ha passato oltre vent’anni in questo locale bomboniera, grazioso, caldo, elegante. Che vogliono bene al cliente lo capisci dai pani che servono, uno più buono dell’altro. La carta dei vini è di ottima selezione, anche se non esagerano coi valdostani. Se chiedi il vino a bicchiere Katia ti accontenta con ciò che desideri.

Hanno un menu “territorio” a 65 euro con 4 portate e un “degustazione” a 80, con 6 portate che racchiudono la summa della loro cucina fresca. Alla carta, i prezzi sono impegnativi, ma dopo l’assaggio mi sento di dire che valgono il viaggio. Il salame di trota e mela renetta candita con maionese di carote all’olio di noci sembra un piatto semplice, ma in realtà ha equilibrio e soavità nei sapori che solo un grande chef riesce a ottenere. Un classico che non bisogna farsi scappare è il marbrè di bollito misto con bagnetto verde, mentre è gettonatissimo il carpaccio di pesce marinato (scampi, triglia, salmone, orata) con finocchietto e pompelmo rosa.

Ai primi si prova entusiasmo per la carbonara di pesce composta di tagliatelle all’uovo, crema di corallo di capesante, capesante affumicate. Ma che tentazione il raviolone di funghi porcini con fonduta, cannella e chips di mocetta o gli gnocchi di patate e peperoni con brodetto di pesce e bottarga di muggine. Katia, che in sala è una vera padrona di casa, dice che la prossima volta (e ci sarà, vi assicuro) è da assaggiare l’orzo perlato mantecato con zucchine, nero di seppia e farina di gamberone. Per i golosi impenitenti c’è pure il cremoso di polenta e gorgonzola con tuorlo d’uovo pop corn e nocciole. Tutti i piatti finora descritti sono a 18 euro.

Via dunque ai secondi. Il capretto di Saint Pierre profumato al timo è un classico irrinunciabile, ma che dire del branzino con barbabietole rosse e curry e patate, fantastico, ancora una volta perfetto nei suoi accostamenti. Da farci la firma anche il coniglio disossato farcito con castagne e lardo d’Arnad, mentre il goloso impenitente ordinerà i porcini e patate e pesto in cartoccio di foglia di platano.

Il predessert è indimenticabile: in una minigrolla una granita finissima al vin brulé. La selezione di formaggi è da prendere in considerazione, ma è sui dolci che si tocca l’apoteosi. Un dolce come la crostatina al pistacchio con glassa calda al cioccolato fondente e rum è grandiosa. Molto buona anche la pesca caramellata ripiena all’amaretto e salsa di lamponi. Con caffè e piccola pasticceria, chiuderete un pranzo in uno dei migliori e accoglienti ristoranti d’Italia. Lunga vita ad Alfio e Katia!

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