È uscita la guida Michelin, con le solite caute novità

L'unica novità di questa edizione della guida Michelin è che finalmente si sono accorti della cucina del Sud, area che ottiene un gran numero di nuove stelle. Per il resto, la guida francese prosegue la sua lenta politica di contenimento della cucina italiana: pochissimi due stelle (appena 2: ridicolo) nessun nuovo tre stelle. (E Pino Cuttaia quanto deve aspettare?)

Come sempre, anche quest'anno c'è un certo riconoscimento del nostro lavoro (ci leggeranno anche loro?), se alcune delle nostre scoperte, ormai di qualche anno fa, ora sono la novità della guida Rossa: Damini ad Arzignano (Vi), la più eclatante, Il Saraceno di Cavernago (Bg), la Locanda di Orta di Orta San Giulio (No), La Gallina a Monterotondo di Gavi (Al), il Silene a Seggiano (Gr), l'Imbuto a Lucca, Lido 84 a Gardone Riviera (Bs).

Impossibile da comprendere, ma ogni anno c'è n'è sempre uno che ci deve fare arrabbiare, la stella tolta a Pietro a Castiglione delle Stiviere (Mn): un locale bomboniera, una coppia commovente, capace di grande accoglienza.

In tutto i ristoranti stellati italiani sono 332 (60 le novità), ma sappiamo bene che potrebbero essere 100 in più, almeno.
Altri numeri? 6.500 esercizi, distribuiti in più di 2.000 comuni, e 370 new entry. Manca un solo numero, importante: quanti sono gli ispettori della guida Michelin che provano i ristoranti? Nata con il boom del trasporto su gomma, quando si doveva offrire dettagli per una sosta, perché le gomme a quei tempi si surriscaldavano troppo dopo una cinquantina di chilometri, la 60' edizione italiana, può festeggiare la sua fedeltà alla cucina francese, il suo sciovinismo totale. Del resto che altro ci si poteva aspettare nell’anno 2015 quando i riflettori del mondo saranno puntati sulla cucina italiana?

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