Con materie prime di produttori fidati, piatti per buongustai a base di carne e di pesce in un locale accogliente

Chi come me ha qualche anno sulle spalle, turista o cittadino, a Torino qualche anno addietro per uscire a cena poteva avere qualche difficoltà di scelta; qualche storico locale, forse stellato, qualche trattoria ultraconservatrice, poi alla domenica tutto chiuso  e non si esce di casa. Oggi è tutto cambiato, i locali pullulano, ogni giorno un'apertura nuova, le grandi firme fanno a gara per aprire  a Torino, vecchie fabbriche, simbolo della città industriale, si trasformano in multilocal in cui cultura e cibo trovano la loro simbiosi, con scala (vedi  OGR ed EDIT) cossiché Torino davvero sfida le grandi città italiane, in primis Milano e Roma, per lo scettro di città più buona d’Italia.

In questo scenario nuovo e stimolante noi invero cerchiamo di avventurarci e scoprire quelle nuove realtà, meno reclamizzate e meno modaiole, ma altresì non meno interessanti da portare alla conoscenza di quel pubblico come il nostro interessato alle vere novità gastronomiche. E così, dopo aver sentito qualche brusio, siamo andati a Casa Amélie in via Carlo Ignazio Giulio (tel. 011 5211579 - www.ristorantecasaamelie.com) a due passi dalla movida del quadrilatero torinese. Vi ricordate dell’ancora adesso rimpianto Bordò? Casa Amélie si trova due porte dopo con la prospettiva del comodo parcheggio sotterraneo di piazza Emanuele Filiberto. Piccolo è il locale con una saletta al piano terra comunicante direttamente con la porta d'ingresso, con scala stretta in mattoni che porta nel locale sottostante in mattoni a vista, probabilmente un'antica cantina trasformata. Le due sale comprendono in tutto 24-26 coperti.
In sala Emidio, gentilissimo maître, sfodera una premurosità che fa presto dimenticare l’impatto della sua impressionante somiglianza con un certo dittatore di teutonica infelice memoria.
E in cucina, attenzione!, vi attende Guido Perino, che, dopo varie esperienze, è stato per quattro anni il braccio destro di Magorabin, napoletano che ha ereditato dal nonno ristoratore la passione e che ora gioca da solista la sua nuova avventura. E come se la vuole affrontare questa nuova partita? La sua capacità di lavorare e creare con materie prime di gran qualità  è evidente, ma Guido vuole condurre la sua cucina improntata alla semplicità interpretativa seppur concettuale e dedicata alle materie prime come assolute protagoniste.

Ed è essenziale insistere sulle materie prime, soprattutto vegetali, reperite solo da fidati produttori di qualità che creano abbinamenti con carni o con pesci lineari ma originali e perfettamente riconoscibili e coerenti. Pochi piatti ma esaustivi della più ampia richiesta, che creano l’impressione di una cucina per buongustai meno per la massa che affolla quella zona di Torino.

Con piacere e sorpresa abbiamo apprezzato sui tavoli la lista, denominata L’attesa, con la proposta di spumanti, cocktail e bevande come aperitivi offerti dai 7 ai 9 euro. Ci siamo fatti tentare da un vermouth classico artigianale accompagnato da originali stuzzichini dello chef. Tra i 5 piatti di entrata a 13 euro noi abbiamo scelto animelle, sedano, sesamo nero e vellutata di spezie (ottimo) e vitello bottargato, abbinamento geniale, anche se noi opteremmo per un sapore di bottarga un pochino più deciso.
Tra i primi piatti, tutti a 14 euro, le nostre scelte sono cadute su riso San Massimo, prezzemolo, Senise (peperone dell’omonima città lucana) e uova di Keta (pregiato salmone dell’Oceano davvero di qualità). Da segnalare anche i plin di broccoli e bouillabasse.
Passando ai piatti principali – tutti a 18 euro – con scelta tra due piatti a base di pesce, due a base di carne e uno vegetariano e vegano, noi abbiamo optato per quelli di carne e precisamente: la faraona, ravanelli bianchi e senape e il maialino insalata e carpione leggero … a Gianfranco. Chi sia Gianfranco, alla prossima tornata. Giudizio finale di questi piatti: materie prime eccellenti, abbinamenti delicati non invasivi che completano con grande armonia la morbidezza, la croccantezza e la sapidità dei componenti principali.
Come vino, in una lista già buona, territoriale ma con qualche etichetta di altre regioni e anche francesi e tedesche, abbiamo degustato un Barbaresco Tintero a 35 euro, già perché i ricarichi sono davvero onesti. Non poteva mancare il dessert e, tra le quattro proposte a 6,5 euro, noi ci siamo fatti tentare dal bonet moderno (cioè scomposto ma scomposto bene) e dal nocciola, mascarpone e lampone in omaggio alla Nocciola Tonda Piemontese.

Per chi desidera esistono due menu degustazione per tutto il tavolo con una selezione, a cura dello chef, di 3 piatti a  34 e di 5 piatti a 50 euro; inoltre a mezzogiorno è presente una colazione di lavoro a 15 euro. Locale non economicissimo (se la matematica non mi inganna pranzo completo a 51,5 euro+bevande) ma la qualità giustifica in toto il prezzo ed è a favore dell’oste. Da rimarcare l’accoglienza semplice ma di grande affabilità e professionalità.

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