Chi conosce il mito dell'homo selvadego, dall'aspetto cupo e dal pelo irsuto? In Valtellina è una delle credenze più diffuse: l'uomo solitario che vive nel bosco, sorta di yeti di casa nostra, che si accontenta di quel che trova, in simbiosi con la natura. Ma non bisogna essere né selvadeghi, né solitari, per apprezzare le bellezze naturali e le suggestioni di questa terra.  Già, perché è difficile resistere al fascino discreto della Valtellina, la vallata scavata dall'Adda che s'inerpica da Sondrio fino alla Svizzera.

Una territorio di 78 comuni, che si può percorrere in auto o in bici, oppure affidandosi – per un viaggio unico – alla pittoresca ferrovia del Bernina, a scartamento ridotto, che collega, in un tragitto di 60 km, Tirano a Saint Moritz, arrivando fino ai 2253 metri dell'Ospizio Bernina, che la rendono la più alta ferrovia delle Alpi e una delle più ripide del mondo. Prima di partire, magari, si potrà visitare il bel centro pedonale della vicina Sondrio, dove pregustare le tradizioni della valle visitando il Museo valtellinese di storia e arte.

Poi, lungo il tragitto, lo sguardo andrà ai terrazzamenti vitati che rendono famosa la valle. Da qui nascono i famosi nebbiolo del nord benché l’uva in loco si chiami “chiavennasca”: E sono figli del freddo: lo Sforzato (o Sfurzat) Valtellina Docg, il Valtellina Superiore Docg, che può avere anche le denominazioni delle cinque sottozone di produzione (Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella), il Rosso di Valtellina e l’IGT Terrazze Retiche di Sondrio. A tutela e promozione di questo patrimonio è nata anche una strada, la Strada dei Vini della Valtellina, suddivisa in percorsi tematici, che si trovano nelle sottozone dei vini e valorizzano i centri abitati, situati tra i vigneti nel versante più soleggiato. Inoltre è possibile percorrere la via dei terrazzamenti, via maestra che unisce la città di Morbegno con Sondrio e Tirano attraverso splendidi percorsi sui terrazzamenti vitati nelle zone di produzione. La si può percorrere a piedi, in bicicletta, a tratti in automobile e con mezzi pubblici. Tramite i pacchetti turistici, promossi dall’Associazione Strada del Vino e dei Sapori della Valtellina, è possibile scoprire tutti gli angoli ricchi di cultura, fascino e gusto della provincia di Sondrio.

Formaggi, salumi, mele e...

La Valtellina è la zona con la più alta concentrazione di prodotti agroalimentari a marchio europeo. È impossibile definire un prodotto simbolo della valle. Ci sono i formaggi: il Bitto DOP (ogni ottobre a Morbegno si svolge la grande Mostra del Bitto), che nasce d'estate, negli alpeggi assolati, e che può stagionare anche due lustri; il Valtellina Casera DOP, formaggio semigrasso che stagiona almeno 70 giorni nelle tradizionali casere, ma anche lo Scimudin, a latte vaccino e pasta molle. Ci sono i salumi: la Bresaola della Valtellina IGP, su tutti, ricavata dai tagli della coscia bovina, il cui nome deriva da “brasa” (o “brisa”), che richiama i bracieri utilizzati anticamente per riscaldare e deumidificare i locali di stagionatura; ma anche il soave violino di capra. E poi ci sono i frutti: le fragranti Mele di Valtellina IGP coltivate in valle nelle tipologie Red e Golden Delicious e Gala, ottime da gustarsi al naturale o trasformate in superbi succhi. E ancora, i piccoli frutti di bosco, il miele (da non perdere, oltre il millefiori di alta montagna, il raro monofloreale di rododendro), le castagne, gli amari e i distillati.


I piatti della Valtellina

Dal 1600 a Teglio si coltiva il grano Saraceno, che ha dato vita al piatto simbolo della Valtellina: i pizzoccheri. Le caratteristiche tagliatelle di colore grigio, che rappresentano una sintesi gastronomica di questa valle, ottenute dall'impasto di farina di frumento e farina di grano saraceno, vengono condite con patate e verze, con coste o spinaci, insaporite dal burro e dal Valtellina Casera. Ma la tradizione vuole in tavola anche gli sciatt (frittelle ripiene di formaggio), la polenta taragna, impastata con il formaggio, il taroz, un piatto unico preparato con patate, fagiolini freschi, burro, cipolla e Casera che a Berbenno si chiama invece matusc. E a fine pasto? In questa stagione non manca mai la bisciola, oppure il Pan di fich: una pagnotta arricchita di frutta secca (uvetta, noci, fichi), molto gustosa e sostanziosa.


Non solo cibo

Il cibo, qui in Valtellina, racconta vicende storiche e umane, al pari dei suoi monumenti, dei borghi di pietra, degli edifici di culto e dei musei disseminati sul territorio. Parlando di bellezze, impossibile non notare la sua posizione privilegiata, al centro esatto della grande catena alpina. Le Alpi Retiche e Orobie sono palcoscenico per luoghi di villeggiatura rinomati come Bormio (che è anche un apprezzato centro termale), Livigno, Aprica, che vivono tanto d'estate (grazie all'alpinismo, al rafting e al canyoning, ai sentieri perfetti per la mountain bike) quanto in inverno, sulla bellezza di piste da sci famose in tutto il mondo. Ma chi vorrà rilassarsi troverà anche luoghi termali. E per un ultimo giro? Due grandi curiosità: il parco delle incisioni rupestri di Grosio (tra le prime testimonianze umane in valle) e l'osservatorio Ecofaunistico di Aprica, dove – con un po' di fortuna – si possono ammirare stambecchi, cervi, caprioli e il gallo cedrone. E per l'homo selvadego? Bisogna andare in Val Gerola, nella contrada Pirontini del comune Sacco, dove è allestito il museo dedicato.


Per maggiori info

• Strada dei Vini della Valtellina (link)
• Consorzio Tutela dei Formaggi Valtellina Casera e Bitto (link
• Consorzio Tutela Bresaola della Valtellina (link
• Consorzio Tutela Mela Valtellina IGP (link
• Consorzio Tutela Vini di Valtellina (link
• Strade dei Vini e dei Sapori della Lombardia (link)

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