Sul Giornale di Vicenza la storia di Rosella Frigo, la produttrice che insieme a Paolo Massobrio ha portato le sue conserve anche in Giappone

Sei ettari di terreno in contra' Cassoni, una piccola oasi di pace tra le colline di Marostica. E’ quanto basta a Rosella Frigo, che tutti chiamano Rosi, per creare marmellate che rievocano profumi e sapori oggi dimenticati.

Ma la sua è una storia a sé, perché è proprio su questi terreni che Rosi produce anche la metà degli ingredienti che utilizza per realizzare le sue conserve; frutti antichi, fiori ed erbe selvatiche, “opere d’arte della natura” come lei stessa li definisce, che poi lavora secondo antiche tecniche di produzione.

Quando iniziai l’iter per aprire l’attività - racconta la produttrice sul Giornale di Vicenza di stamane - mi presentarono il ciclo standard di produzione, quello realizzato dalle macchine. Ma non era il mio caso, volevo produrle con le mie mani”. Nascono dunque così le Marmellate di Rosi, 30 ricette uniche che necessitano di giorni di lavorazione, pensate per accompagnare formaggi facendo riscoprire i frutti e i sapori di una volta.

Una passione divenuta professione che, negli anni ha portato Rosi a partecipare e farsi apprezzare in numerosi appuntamenti di settore, non ultimo quello dello scorso maggio con la prima edizione di Golosaria in Veneto. “In quell’occasione - continua Rosi - ho conosciuto Paolo Massobrio che è rimasto colpito dai miei prodotti. Poco dopo, assieme a una giornalista giapponese (Motoko Iwasaki n.d.r) è partito per Tokyo per seguire un evento dedicato alle eccellenze italiane e mi ha proposto di portare con sé alcune delle mie composte, perché anche il Giappone doveva le scoprire”.

E così è stato, giacché la pubblicazione di alcuni articoli da parte di importanti riviste nipponiche, oltre a un grande apprezzamento da parte del pubblico, potrebbe in un futuro non troppo lontano aprire nuovi scenari anche nel mercato dell’ Impero Celeste. (E noi glielo auguriamo n.d.r)

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