E intanto in Toscana è polemica tra produttori di Chianti Classico e Chianti, sulla proposta dei produttori chiantigiani che chiedono il Chianti Gran Selezione sulla scia del successo Chianti Classico Gran Selezione

Non c’è pace, tra le vigne toscane. Ora che, dopo gli anni dei “fiaschi” e dei prezzi stracciati, gli sforzi per restituire al Chianti la fama di bandiera del vino di Toscana, sembravano dare i primi frutti, con i produttori di Chianti Classico che hanno intrapreso la strada virtuosa della Gran Selezione, la doccia fredda. Dalle Cantine produttrici di Chianti, la proposta di Chianti Gran Selezione. Immediata la reazione da parte dei produttori di Chianti Classico.

"Siamo profondamente rammaricati che le scelte proposte del Consorzio Chianti siano tutte rivolte soltanto a riproporre strategie di valorizzazione già messe in campo dal vino Chianti Classico: la Gran Selezione, peraltro con caratteristiche identiche a quelle della Gran Selezione Chianti Classico, come il grado alcolico, i tempi di invecchiamento e il divieto di uso del fiasco, e la certificazione obbligatoria per le transazioni di sfuso"
.

Così in una nota il Consorzio Chianti classico il cui presidente Giovanni Manetti ha anche annunciato: "Faremo netta opposizione alla proposta di Chianti Gran Selezione in tutte le sedi istituzionali. Abbiamo subito un attacco frontale, che rischia di mettere a repentaglio il percorso di collaborazione da tempo avviato dal comparto  viticolo toscano, fortemente sostenuto ed incentivato anche dalla Regione, che ci ha visti fino ad oggi protagonisti partecipi e attivi".
Con i vignaioli del Gallo Nero, che, a una voce, dopo aver ricordato come "la Gran Selezione, presente sul mercato dal 2014” sia “unicamente una tipologia di Chianti Classico, ideata dal lavoro esclusivo del Consorzio Vino Chianti Classico", si dicono non solo "nettamente contrari" alla scelta del Consorzio Vino Chianti in merito al progetto di modifiche al disciplinare di produzione ma "soprattutto increduli" perché vedono questa scelta come "volta ad una strategia di gestione non costruttiva e assolutamente priva di idee innovative ed originali".

La querelle, peraltro, si apre a pochi giorni dall'annunciato aumento del tenore zuccherino del vino Chianti, opzione che, per i produttori di Chianti Classico, svelerebbe la presunta intenzione di allinearsi ai gusti dei mercati esteri, prevalentemente quello cinese e americano. “Quanto basta - ha concluso Manetti - per generare messaggi che confondono il consumatore e privano i produttori di vino Chianti di prospettive chiare e a lungo termine".

In attesa di vedere gli sviluppi di questa vicenda, nel bicchiere versiamo il Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Fizzano 2015 di Rocca delle Macie, che con il suo colore rubino intenso, i suoi profumi di ciliegia, prugna, arancia sanguinella, le sue note mentolate e l’elegante speziatura, il suo sorso di suggestiva ampiezza, è esempio mirabile della lungimiranza della scelta fatta dai vignaioli del Chianti Classico. La confusione “cui prodest”?

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