Terza giornata di Anteprime Toscane col Gallo Nero: una manciata di campioni del 2017 e tutti i campioni del 2016. In totale 130 assaggi

Ora dei Chianti 2017 partiamo subito con l’esemplare, in tutti i sensi dell’azienda Bibbiano, un sangiovese in purezza di perfetto equilibrio. Si comincia bene! Nel campione di Castellare di Castellina 2017 spicca la ciliegia con note speziate di cuoio. In bocca è ancora allappante, prodigo di anni di invecchiamento. Denuncia un 5% di canaiolo, che a mio parere fa la differenza. Piena soddisfazione per il Chianti del Castello di Monsanto che è sangiovese al 90% e poi canaiolo e colorino. Un classico, elegante oltre misura, caldo piacevole, sontuoso.

 

Ma ottimo anche il Chianti classico del Castello di Volpaia: austero, con quelle note leggermente fumè e una profondità goduriosa: al sangiovese aggiunge un 10% di merlot.



Dello stesso valore (altissimo quindi) è poi il Chianti classico della Fattoria San Giusto a Rentennano (anche qui il 5% di canaiolo), che evocava erbe officinali, per consegnare un grande rosso.



Piacevolissimo il Chianti classico di Isole e Olena dove al sangiovese si aggiunge un 15% di canaiolo e un 5% di syrah. La ciliegia spicca nella sua purezza, con una nota rotonda al palato e piacevolmente fresca. Bella sorpresa poi per Monteraponi: avvince la suadenza vellutata, ma anche quelle note speziate che ricordano il caffè. E poi un 100% sangiovese il Chianti classico di Riecine, che non deve tradire per il colore rubino più scarico degli altri. Dietro c’è una gran bella stoffa, che ci ha portato ad assaggiare un Chianti d’antan e d’annata. Bravi. Buono anche il 2017 di Rocca di Castagnoli, uvaggio tipico con 10% fra canaiolo e colorino. Sorpresa per il campione della Tenuta di Arceno (15% di merlot) che appare molto fruttato e si fa quasi mangiare, tanto è pieno il sorso che poi si trascina in una tannicità setosa. Ecco i nostri migliori assaggi dei campioni 2017, dove emerge una considerazione che poi ci accompagnerà durante l’assaggio dei 2016: le aziende affermate, in Italia e nel mondo, sono ai vertici e non sbagliano un colpo. E queste trascinano il brand e anche il folto gruppo degli altri produttori, che hanno offerto assaggi decisamente quasi sempre sopra la media.

CHIANTI CLASSICO 2016
Oltre 100 i campioni in assaggio di questa annata.
Ottimo il Chianti classico degli Agricoltori del Chianti Geografico, che mostrava note calde invitanti. Superbo il Chianti Classico 2016 di Borgo Scopeto, ancora in fase di allineamento con alcol e acidità pronunciati, ma già con un equilibrio piacevole (90% sangiovese e il resto colorino e merlot). Ed ora ecco una novità, che subito s’è accaparrata i 5 asterischi della perfezione. È la cantina Casale dello Sparviero di Castellina in Chianti (95% sangiovese, 5% canaiolo). Qui è davvero molto intensa la ciliegia di Castellina (mi vien da chiamarla così, conoscendo i vini di questo terroir). In bocca lo ascolti nella sua rotonda espressione, è tannico quanto basta per dare eleganza e seta a un sorso piacevolmente intenso. Altro Chianti classico molto espressivo lo abbiamo trovato a Castelnuovo Berardenga: un 100% sangiovese per il Castello di Bossi che offriva una piacevole, fine trama in bocca. Sul mio taccuino segno poi come piacevole sorpresa, lo speziato Chianti classico di Colle Bereto di Radda in Chianti che mi ha ricordato qualcosa di veramente tipico, con quella tendenza alla confettura, sostenuta da una buona acidità. Ma eccoci ancora a Castellina in Chianti, con il campione 2016 di Concadoro per un classico sangiovese e canaiolo (al 5%) anche qui simpatico per le sue note speziate intriganti. Piacevole anche il Chianti 2016 del Conte Guicciardini “Belvedere Campoli” e una new entry sul Golosario per la Fattoria Le Fonti di Poggibonsi. Un fruttato al naso che nascondeva un buon corpo. Andando avanti nei miei assaggi (siamo alla metà) ecco un’altra cantina nuova, Fietri con il suo sangiovese 100% un po’ speziato, gradevole anche col suo finale amarognolo. Speciali i due Chianti classico di Fontodi dove il Filetta di Lamole era più complesso nella sua espressione elegante e fruttata. Sempre a Gaiole in Chianti diamo il benvenuto all’azienda I Sodi: il suo sangiovese e canaiolo (7%) ha sfiorato i 5 asterischi. Aveva note profonde al naso e poi un equilibrio spettacolare in bocca con la chiusura galoppante della sua tannicità filigranosa.



Eccellente anche il Chianti classico da sangiovese in purezza del Palagio di Panzano, mentre Isole e Olena ottiene a pieno titolo i 5 asterischi della perfezione.



Ma intanto un Chianti classico di Castellina in Chianti dell’azienda, nomen omen, La Castellina continua a seminare consensi per i vini di questo paese. La partita si gioca fra Greve e questo Comune. E quindi mettiamo in pista Lamole di Lamole che fa il Chianti classico etichetta bianca con sangiovese e un 10% di vitigni autoctoni. Sono al campione 132 e questa azienda, Ormanni, mi intriga. E’ di Barberino Tavarnelle e il suo Chianti classico ha un equilibrio da manuale e un finale amarognolo dentro a un sorso di piacevole complessità. Curioso il Chianti classico del Podere Capaccia che mette un 5% di ancellotta: naso ampio e freschezza esemplare. Buono!!! Ma lo stesso mi sento di dire del Podere Castellinuzza di Paolo Coccia. Siamo a Greve e il suo rosso è eccezionale nell’espressione intensa, al naso e in bocca, che esprime pienezza. Saltiamo ora a Castelnuovo Berardenga con Poggio Bonelli autore di una speziatura felice che esprime al mio palato una certa tipicità del Chianti come l’ho sempre pensato. Guardo sul mio taccuino i rari 5 asterischi e leggo Villa Pomona. Siamo ancora a Castellina in Chianti per un sangiovese al 100% e una conferma che questa è una sorta di capitale del classico. Un Chianti classico di carattere il suo, con frutta piena e speziata, gradevole tannicità.

 

Manca poco alla fine: il campione 152 recita Santo Stefano, azienda di Greve in Chianti. Siamo al ping pong di eccellenze fra un paese e l’altro. Questo è un altro Chianti classico nel senso reale del termine, di buona espressione tipica.



Ma attenzione al Chianti Classico "Vallenuova" di Tolaini (Castelnuovo Berardenga), che vira verso note di confettura è pieno di buon corpo. Un Chianti che rispecchia molto bene l’annata. Il campione 164 che mi piace per l’equilibrio perfetto è di Radda in Chianti: Val delle Corti, mentre un vino che mi riempie di soddisfazione, ancorché l’azienda è stata premiata fra le 100 migliori d’Italia quest’anno a Golosaria, è Vallepicciola (Castelnuovo Berardenga) col suo sangiovese in purezza che figura persino aggressivo, galoppante, pieno. Cinque asterischi pieni.



La mia degustazione finisce qui. È stata oltremodo entusiasmante e mi ha riavvicinato a molte aziende davvero cresciute. Sta a voi poi valutare se ha vinto Castellina, Greve o Castelnuovo Berardenga. Per me, dentro al mio cuore, ha vinto il Chianti classico Gallo Nero. Questo è certo!

Vogliamo riportare una nota del Consorzio Vino Chianti Classico:
Il Consorzio confida nella professionalità della Stampa perché il nome della denominazione "Chianti Classico" non venga modificato o abbreviato. Scrivere "Chianti" al posto di "Chianti Classico" significa cambiare radicalmente la notizia che stiamo comunicando. Questi due nomi, infatti, rappresentano due Docg con territorio di produzione, storia e consorzi distinti e separati. Se si vuole trovare una locuzione alternativa a "Chianti Classico" suggeriamo l'uso della parola "Gallo Nero", simbolo iconografico e sinonimo della Docg "Chianti Classico".

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