Una sosta a Pettorano sul Gizio per conoscere la generosa quantità di ricchezze gastronomiche del meraviglioso Abruzzo

Ecco un ristorante tipico abruzzese con una cucina ben radicata al territorio: qui si possono apprezzare storia e cultura e conoscerne le usanze. Per questo ogni singolo dettaglio diventa un simbolo che affascina il forestiero.
Si dimentica presto che l’entrata su piazza Zannelli è stretta e un po’ angusta, perché appena varcata la soglia si è pervasi da un piacevole senso di accogliente semplicità. Questo luogo un tempo era una cantina: le ampie volte dipinte di bianco, il pavimento rustico, le tovaglie candide, una fisarmonica per le lunghe serate invernali, alle pareti qualche foto d’epoca in bianco e nero e poi qualche treccia d’aglio rosso di Sulmona. Nella seconda sala, invece, il torchio in legno è testimonianza diretta del nome.

Da Mastro Michele non si arriva casualmente, perché la sua fama lo precede ovunque: uomo gioviale, è disponibile e senza segreti. Melania è l’ostessa-sommelier a cui piace proporre vini soprattutto naturali, italiani e non. Ed è dolce il sorriso di Hanana, donna di sala che regala i suoi aneddoti agli avventori.

Il menu è ricco di stimoli per chi non è abituato ai piatti di questo meraviglioso Abruzzo e in particolare della Valle Peligna, così vale la pena scegliere la degustazione Assaggi di Gusto, composta di 6 portate a sorpresa che per 25 euro (bevande e coperto esclusi) è un irresistibile invito alla conoscenza.

Gustando ogni boccone, basta guardar fuori dalla finestra per godere della vista sugli ultimi prati che salgono verso la Maiella. La freschezza della ricotta di giornata accompagnata dai pomodorini locali, appena toccata da un filo d’olio, è pura genuinità e rimanda a uno stretto legame con i paioli di rame appesi vicino all’immenso torchio di legno. Crustole, amore e fantasia è un’appetitosa, calda e croccante ciambellina di patate al rosmarino con prosciutto crudo, fiordilatte e un’insalatina estiva. Ma il piatto più pregnante per capire cultura e memoria di questo borgo è la polenta rognosa, nata per sfamare gli uomini del posto mentre facevano carbone in montagna. Rognosa per la farina ruvida e integrale che poi viene condita con un sugo di pancetta, salsicce arrosto e pecorino e infine abbinata ai mugnoli, simili alle cime di rapa, la verdura dei pastori transumanti.
Le chitarrine al tartufo estivo, da pasta fatta in casa la cui porosità cattura ogni briciola del tubero, rimandano a sapori di terra che pervadono gusto e olfatto: un piatto questo che non cambia direzione e che porta con sé la forza della terra e i suoi segreti.
Bontà assoluta l’agnello alla brace cotto su legno di faggio, intenso tanto da non lasciare indifferente il palato, né far restare traccia sul piatto.

Un menu come questo è solo un invito a conoscere la generosa quantità di ricchezze gastronomiche di una regione così peculiare: da qui in avanti ci si potrà soltanto stupire, meravigliare, innamorare. Proprio iniziando da Pettorano sul Gizio e da Il Torchio.  

Ristorante Il Torchio
Piazza Zannelli 14
Pettorano sul Gizio (Aq)
tel. 333 6403577

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