In occasione della Festa della Repubblica, conferita al fondatore del club di Papillon la prestigiosa onorificenza

Il professor Miglio non aveva esitato un secondo. A quel giovanotto che gli chiedeva di fare una tesi sul mondo del vino aveva risposto subito sì. Il tema allora non era certo “di moda” come oggi. Ma quel laureando “fuori dagli schemi” lo aveva convinto. Ebbene, anche in quell’occasione il celebre accademico ci aveva visto giusto. Il “ragazzo” che voleva diventare dottore in scienze politiche con lui, altri non era che Paolo Massobrio.

Diploma di sommelier conquistato con l’amico Roberto Vivarelli, detto “Dum”, e oggi giornalista Rai, con il maestro Luigi Gaviglio. Gavetta in redazione a Barolo&co, con compagno, non di militanza, ma di penna, Carlin Petrini. Primi passi nel giornalismo che conta con Edoardo Raspelli, che poi scatenando le invidie di molti, gli affiderà all’Espresso la rubrica La bottiglia già di Gino Veronelli. Da quel giorno son passati più di trent’anni. Tutti vissuti con la sua Silvana, moglie e madre dei loro tre figli, Irene, Marco Giacomo e Giovannino. E tutti spesi in quell’avventura entusiasmante che è la ricerca del significato di quel fattore affascinante, umano e divino allo stesso tempo, che è il gusto. Sono gli anni Ottanta quando Paolo si imbatte in personaggi di “umanità extralarge”. Accade a Rocchetta Tanaro, un paese di “sei case e una chiesa” nella campagna astigiana. Cuore di questa avventura, una cantina, “Braida”, con Giacomo e Anna Bologna, vignaioli angelici, con i loro figli Raffaella e Beppe, il fratello Carlo e la moglie Mariuccia, e il figlio Beppe, il conte Riccardo Riccardi e sua moglie Marzia, Bruno Lauzi e sua moglie Giovanna, e ancora Paolo Frola, medico e cantautore, Mario Fongo, panettiere quintalario, Gioacchino Palestro, detto il Peter Pan della Padania, i titolari del Mongetto, ma anche Gianni Rivera, padre Eligio o Ornella Muti. Personaggi di umanità varia, artefici di “uno strano Brasile”, che Paolo inizia a presentare a noi, suoi amici, per coinvolgerci in questa formidabile avventura. La gioia non è tale se non è condivisa. Nasce da questa voglia di condividere il club di Papillon.

Il primo appuntamento è clamoroso. Un treno d’epoca con i primi “soci” che attraversa il Monferrato, facendo tappa in alcuni dei paesi più belli, con un evento in ogni stazione. Sono anni di omologazione. Il desiderio di non darla vinta a chi ci vorrebbe tutti uguali ed al “cuciniere del mondo” ispira un’attività editoriale che si propone di esser il racconto dei mille incontri e delle mille avventure di chi al non senso non si piega. Nascono il Golosario, voce insostituibile e unica delle migliaia di piccoli artigiani dell’agroalimentare del nostro Paese. La GuidaCriticaGolosa, fotografia senza eguali del mondo della ristorazione, con i giudizi espressi nei celebri “faccini”. Una produzione editoriale di successo, che, con libri come l’Ascolto del Vino, Adesso, piuttosto che Diventare Grill Master, uscito in questi giorni, anno dopo anno documenta il fascino del gusto come avventura di senso.

All’attività giornalistica, svolta anche sui principali quotidiani, si affianca intanto la realizzazione di eventi che vogliono essere fattore di promozione di questo mondo, spesso senza voce, non rappresentato. Nascono così iniziative di marketing territoriale che diventano case history studiate nelle università, a partire da Golosaria in Monferrato. Soprattutto prende il via Golosaria a Milano, evento di rilievo internazionale che, anno dopo anno, si afferma come palcoscenico straordinario per i migliori produttori di cose buone, vino, e le eccellenze della ristorazione nazionale. Chi scrive di enogastronomia, ahinoi, spesso lo fa da burocrate, in modo freddo, limitandosi a godere del suo essere giudice in doppiopetto grigio, compiacendosi del piccolo potere di cui dispone. Chi fa eventi, troppe volte lo fa solo per guadagnare, senza dare niente a chi coinvolge. Il professor Giorgio Vittadini, qualche anno fa disse: «Quello che state facendo è fattore polemico dentro la società». Questo giudizio, credo, spieghi il perché Romilda Tafuri, prefetto di Alessandria, ha deciso di conferire a Paolo Massobrio la prestigiosa onorificenza di Commendatore. Dopo la poesia e la musica, il gusto è il modo con cui l’uomo arriva alla Bellezza. In questo percorso dal gusto alla Bellezza che dura da trent’anni, il brindisi per Paolo è con quel vino, il Bricco dell’Uccellone, il cui trentennale ricorre proprio quest’anno e che sarà una gioia celebrare a Golosaria a Milano. Rubino fitto, profondo, al naso ha elegantissimi profumi di frutta rossa, e note speziate, sentori di menta e grafite, liquirizia e caffè, sorso caldo e generoso. Prosit! È il gusto della vita!

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DI PAOLO MASSOBRIO

Guida alle cose buone d'Italia

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DI GATTI e MASSOBRIO

Guida ai ristoranti d'Italia