Nel nuovo Dpcm a chiudere saranno nuovamente gelaterie e pasticcerie. Ma perché?

Ci siamo: ancora una volta, come se la realtà non esistesse, a chiudere saranno le gelaterie e le pasticcerie mentre le panetterie, che pur rivenderanno dolci, resteranno aperte, solo per esemplificare il fatto che i Dpcm procedono a schemi fissati e chi ha una pizzeria al taglio deve farsene una ragione: è stato dimenticato.  Ora, interdire nelle "regioni rosse" l’attività di queste imprese, che si stanno preparando alle festività di fine anno, è come ucciderle in nome di un Stato che decide cosa è utile e cosa non lo è, cosa è superfluo e cosa è superficiale.

Con le dovute differenze sembra di tornare al 1912 quando in Massachusetts fu indetto il clamoroso sciopero del pane e delle rose (bread and roses in inglese) da parte dei lavoratori dell'industria tessile di Lawrence. Uno sciopero che già nel nome evoca un bisogno, ancor più importante in un momento di depressione.
Pane e rose sembrano in antitesi, ma cosa ne può sapere il Governo di cosa ha bisogno la gente che viene privata delle relazioni?
Detto questo, che ci offende come consumatori, la contraddizione sta poi nel fatto che i dolci (non artigianali) invece li puoi comprare in un supermercato qualsiasi. E perché allora privarmi della pasticceria preferita della mia città? Che differenza ci può essere fra una panetteria, una macelleria, un negozio di alimentari e un pasticceria, nel senso di assembramento e misure di sicurezza che le stesse pasticcerie avevano messo in atto?

Iginio Massari, che abbiamo intervistato in una video chiacchierata trasmessa a Golosaria Fiera Online il secondo giorno, è andato giù duro su questa faccenda e non ha tutti i torti. Per uno schematismo che vige in qualche stanza romana, dove i "cervelli" scrivono provvedimenti necessari, ma non si accorgono dell'inutilità e del danno che hanno alcune decisioni. Come questa, che rasenta l'assurdo, perché è come dire che il Covid si diffonde attraverso gli zuccheri e il cioccolato, la crema chantilly e la pasta frolla. Ma vi sembra?

Pubblichiamo di seguito la chiacchierata col maestro Massari (link), mentre a questa mail info@comunicaedizioni.it attendiamo le vostre considerazioni immediate.
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