Sosta memorabile nella deliziosa isola di San Giulio con i perfetti piatti in stile moderno del giovane Andrea Montesi
Il lago d'Orta con la deliziosa isola di San Giulio incastonata nel mezzo ad accentuarne la bellezza è un ritrovo turistico per eccellenza. I suoi locali, dai bar alle pizzerie alle enoteche fino ai ristoranti veri e propri in questa stagione si riempivano di gitanti e gli idiomi che passeggiando si intuivano erano un esempio di vocabolario mondiale. Ovviamente parliamo del Pre-Covid.
Il venerdì 10 Luglio ci ha mostrato una situazione strana e anomala con il parcheggio multipiano all'entrata della ZTL quasi vuoto, le viuzze del centro con pochi turisti italiani e pochissimi stranieri, il bar che ci ha accolto in riva al lago per una bevanda rinfrescante con solo due o tre tavoli occupati e una cameriera che non troppo sottovoce commentava "che tristezza oggi!".
Il turismo, laddove costituisce una voce economica fondamentale, stenta a rialzare la testa e condiziona pesantemente il ritorno alla normalità. Cosa fare per rimediare e riprendere i non dimenticati ritmi antichi? Questi pensieri ci frullavano in testa e curiosi di verificare l'impatto della nuova realtà su ristoranti più blasonati ce ne andavamo avvicinandoci all'antico palazzo nel centro cittadino che ospita la Locanda di Orta, il secondo prestigioso ristorante, dopo il grande Villa Crespi di Canavacciuolo, che rendono famosa questa cittadina anche dal punto di vista gastronomico.
La Locanda d'Orta nata per iniziativa di Fabrizio Tesse, all'epoca souschef di Cannavacciuolo, è stata dallo stesso lasciata nelle mani del giovane Andrea Montesi, suo secondo in cucina al tempo, che ben presto si è affermato come uno dei più promettenti cuochi del panorama nazionale. Coadiuvato da Sara Michela Orlando, sommelier e partner di eccellenza in sala, insieme hanno costituito un'ottima squadra vincente e convincente. Non per nulla nell'ultimo nostro ilGolosario - Ristoranti si sono aggiudicati la corona radiosa.
Ahimè le presenze anche alla locanda, soprattutto per l'assenza degli stranieri, non sono ancora soddisfacenti, si riprendono solo nei fine settimana. Con noi, io e mia moglie, solo altre due signore occupavano un altro tavolo. Anche per le poche presenze ci è stato proposto e riservato l'intimo e romantico tavolino sul balconcino (è stato piacevole complice la giornata non particolarmente calda ed assolata, da preferire comunque per la cena).
L'accoglienza riservataci è stata esemplare e il confronto con una precedente esperienza con la vecchia gestione è risultato a netto favore.
I menu presentati, lo stile nonché la classe della cucina e del servizio ci sono sembrati sempre di alto livello, inoltre la fantasia rigorosa dello chef nel ricercare il perfetto equilibrio degli elementi creano al gusto sensazioni di piacevolezza in cui dolce e salato, acido e grasso si fondono e tendono a un unico risultato finale in cui un ingrediente predomina ma gli altri agiscono da sublimatori del gusto. Una perfetta orchestra con un grande direttore d'orchestra.
Dire che la cucina parli del territorio mi appare riduttivo, le stesse esperienze di Andrea in cucine di importanza internazionale lo confermano. Lo chef ha ricordi ben radicati nelle nostre tradizioni, ma gli ingredienti del territorio si uniscono a più ampie suggestioni nazionali e internazionali realizzando, e mi ripeto, splendidi piatti di stile moderno confezionati per una clientela gourmet nazionale e soprattutto estera come la collocazione richiede. Il Covid e l'assenza degli stranieri può portare a ripensare qualcosa come altri colleghi stanno considerando?
Noi abbiamo apprezzato pressoché tutto e per la precisione abbiamo degustato capasanta che voleva essere gratinata; lingua gamberi rossi e bagnetto verde; risotto Carnaroli riserva San Massimo toma della Val Formazza cipolla alla brace e ostriche;
spaghetti bottarga di tonno nocciole e liquirizia;
il mio piccione (suprema arrostita, coscia confit, foie gras e patate all'alga nori)
e i dessert: diverse sfumature di cioccolato, sorbetto di mela verde con ottimo Calvados. Ma il risotto e il piccione rimarranno per un pezzo nella nostra memoria. Veramente perfetti e sontuosi.
I vini che ci hanno accompagnato durante il pranzo sono stati un calice di Brut riserva Ferrari ottimo per le deliziose sfiziosità pre antipasto (ricordo le sfere gin tonic, il pane croccante, foie gras e mele cotogne, pasta kataifi mortadella e pistacchio e altro) poi un raro Gavi Filagnotti Cascina degli Ulivi Bio sugli antipasti e i primi e un calice di Ghemme Mazzoni 2011 per il piccione anche se ripensandoci avrei dovuto osare e far servire quel Gavi anche sul piccione.
Lista vini ottima, tagliata su misura per clientela colta internazionale e con prezzi adeguati a quello stile. E' presente un menu degustazione con 5 portate a 90 euro e un menu Esperienze Primitive a scelta dello chef per 110 euro.
Interessante inoltre la possibilità di pranzare alla Terrazza L'Olivo, bistrot in terrazza con bella vista sul lago e piatti più informali da 12 a 16 euro mentre al ristorante gourmet per antipasto+primo+secondo+dolce si spende intorno ai 100 euro+bevande+servizio. Noi abbiamo speso 120 euro tutto compreso con il piccione condiviso.
La situazione attuale porterà a stimolare e incrementare la proposta bistrot o a ricercare una cucina più nazionale? Difficile domanda e ancor più difficile risposta, ma è l'interrogativo che il settore si sta ponendo. Per ora la prova attuale ci dice che la Locanda d'Orta conferma tutta la sua qualità e la sua corona radiosa e per il futuro gli auguriamo di ritornare presto sui ritmi e sui numeri del pasto per il bene suo e di tutto il settore.
Locanda di Orta
Via Olina, 18
Orta San Giulio (NO)
tel. 0322 905188
www.locandaorta.com