Tre sale emozionali ed eleganti per una cucina che vale il viaggio

Questo elegante e sognante locale della campagna piacentina (siete nel comune di Agazzano) lo abbiamo scoperto fin dall’inizio, quando circa 4 anni fa Paola aveva in mente di creare un luogo dove la cucina fosse arte. Il marito, l’avvocato Rudy Reni, l’ha assecondata sempre, rilanciando ogni volta il locale, che con la bella stagione ha una terrazza invidiabile, un giardino d’inverno e anche l’orangerie che oggi è dedicata agli eventi.

 
Ma pochi metri più avanti c’è anche un relais fantastico ed esclusivo creato dal figlio Oleg, che offre al pubblico una ristorazione più semplice, con la formula del bistrot. Insomma tutto quando serve per convincersi a fare un viaggio, sapendo che nella cucina del ristorante gourmet, ambientato in tre sale emozionali ed eleganti, oggi è arrivato un fuoriclasse come Vincenzo Martella, già con esperienze alla Locanda dell'Angelo di Ameglia (Sp). E con lui è giunta a Grintorto tutta la brigata e un souschef che gestirà anche il bistrot del relais di fronte.

 

Anche il menu, rispetto alle esperienze precedenti è cambiato, mentre la carta dei vini sarà presto rimpolpata di buone proposte, anche inconsuete.
Il cuoco, che non tradisce le sue origini pugliesi, ogni tanto ci mette un tocco della sua identità ed è un vero piacere, così come sono un piacere i pani, i grissini e le gallette fatte in casa, con l’uso di farine selezionate fra cui la mitica Petra.
Si può scegliere il menu degustazione “Radioso” (con 7 portate a 90 euro), l’ "Armonioso" (8 portate a 90 euro) oppure quello “Audace!” (8 portate a 110 euro). Alla carta la media di costo dei piatti è sui 25 euro. Ora, dei nostri assaggi, al netto della teoria intrigante di amuse bouche, che ci hanno dato la percezione che qui abbiano messo il turbo (tanto da immaginare che il cuoco meriterebbe già subito 2 stelle), ecco la tartare di pecora con tartare di ostrica, maionese ai capperi di sambuco e sedano in brunoise.

 
Il piatto che tuttavia vale il viaggio e che non si dimentica sono i cappelletti al brasato di pecora ed il suo brodo, con ricotta stagionata di pecora.

 

Ma che dire del risotto mantecato al porro acido con acqua di parmigiano ai pistilli di zafferano e nervetti di testina?

 
Si chiama “stupore” invece quel piatto di piccoli cannoli di pasta di patate, baccalà mantecato e caviale di aringa con brunoise di radicchio all’agro e filangè di albicocca.

Ai secondi, in questa stagione, servono il filetto di lepre in salsa dolceforte, panforte di coscia e spalla e lingotti di zucca in agrodolce. Oppure il lombo di capriolo al civet con ribes e chutney di rosa canina

 
e il filetto di triglia in panure di taralli. È rimasta in carta la ricciola di fondale delle tre precedenti esperienze, mentre per i vegan c’è un piatto coi i carciofi che promette bene.

Il carciofo diventa anche protagonista di un dolce

 

ma fra le scelte ecco i lingotti morbidi di cioccolato con ganache di nocciola e zabaione all’arancio o i lingotti di torta di pane con crema alla camomilla e gelato al pane. In ogni caso voi ordinate il dolce che porta il nome di Stella di Natale e poi ci direte. L’esperienza di questo cuoco sembra sconfinata e piena di sorprese. Noi siamo stati benissimo, felici di aver ritrovato a Grintorto la nostra buona stella (anzi due).

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