C’è voluto un giorno per riprendersi. Anch’io come migliaia di persone, vittima di Fiumicino. Ero partito alle 12 da Malpensa. O meglio: avrei voluto partire alle 12 da Malpensa, ma l’aereo aveva già un importante ritardo che stava mettendo a rischio la coincidenza dell’aereo per Reggio Calabria, dove ero atteso per inaugurare la Piccola Enoteca della Provincia. Alle 14,15 sbarchiamo a Roma e corriamo verso il Gate che ci dovrebbe portare a Reggio. Alle 14,45 siamo sull’aereo. Mando un sms agli amici che mi aspettano: fra dieci minuti partiamo, tutto a posto. Macchè. Una volta sull’aereo, passa mezz’ora e veniamo a sapere che un incendio intorno all’aeroporto ha prodotto nuvole di fumo altissime. Non partono gli aerei e neppure atterrano. Il capitano ogni mezz’ora, ci informa degli sviluppi, dicendo ogni volta che fra poco dovremmo avere il via per partire. Ma sono le 17 e ancora non si sa nulla. Alle 17,30 il capitano dice che non sa ancora quando partiremo. Intanto a Reggio inizia la cerimonia. A quel punto chiedo di scendere dall’aereo. Passa mezz’ora di trattativa e accordano la mia uscita. Scendo solo io, mentre anziani, bambini e altre persone rimangono a bordo. Alcuni protestano. Arrivo nella hall e guardo il mio volo di ritorno, fissato al Gate B9 per le 21,15. Tutto a posto quindi. Nel bistrot di Ferrari mangio finalmente qualcosa (e bevo un brut Perlè per tirarmi su). Alle 20,45 esce sul monitor l’avviso che l’aereo partirà alle 22,30, e poco dopo alle 23. Nella hall bivaccano ragazzi, mentre alcuni voli vengono cancellati. Siamo tutti stanchi, esausti. Incontro due amici, si chiacchiera sulle nostre disavventure finché alle 23 cambiano il Gate. Ma si parte. Al desk mi dicono che la mia prenotazione è stata cancellata. Panico! E chi l’ha cancellata, visto che avevo spiegato perfettamente la mia intenzione di riprendere l’aereo per tornare a Milano, dopo un giorno in aeroporto. Dopo dieci minuti accordano il mio ingresso in aereo. Sono a bordo. Il capitano dice che si parte, manca solo l’assistente di volo. Ma la ragazza che mi siede di fianco dice che il suo fidanzato che la aspetta a Malpensa sta leggendo sul monitor che l’aereo atterrerà verso l’una. Lui lo sa, noi no. All’una passata arriviamo a Malpensa. Alle due di notte sono finalmente a casa. Stamane all’Expo, all’incontro dei Gal scopro che alcuni relatori, da Bari, stamane non sono riusciti a partire. La gestione del caos prosegue. Che dire? Una gran brutta figura, un disagio assurdo. Ma soprattutto l’angoscia per l’assenza di informazioni certe, i cellulari scarichi, il pensiero che non ci sia una testa capace di decidere, ma un sovrapporsi di tentativi che, forse, alimentano ancora di più il caos. Quella che leggo sui giornali, la rabbia di Renzi, la ricerca di un capro espiatorio conferma che siamo la solita piccola Italia.

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