Siamo stati a bordo della nuova MSC Seaview: quando la distinzione è la chiave del successo (anche a numeri monstre)

Tutti abbiamo visto le immagini del varo della nuova MSC Seaview. E sarebbe stato impossibile il contrario, visto che in questi giorni sono saliti a bordo i maggiori media italiani e internazionali. Noi l’abbiamo visitata – appena prima del varo – tra cucine, bar e buffet. E possiamo asserire che la nuova nave di MSC è sì un gioiello ma anche una conferma delle tendenze in fatto di enogastronomia e di un concetto di italianità che può rappresentare la carta da giocare a tutti i livelli.

Partiamo dai numeri: MSC Seaview, gigante di oltre 323 metri per 72 di altezza (e 19 piani), capace di ospitare 5.331 persone e nave più grande mai costruita in Italia (almeno fino al prossimo anno con il varo di due nuove imbarcazioni MSC). Al suo interno ci sono 20 tra bar e ristoranti, più due buffet aperti (quasi) h24.
La novità più importante è però rappresentata dai ristoranti tematici, che raccontano di una tendenza in atto anche tra i croceristi: la ricerca di specializzazione. Lo dice questa impostazione, lo dicono i sondaggi.

«Quando gli ospiti scendono dalle nostre navi - ci ha raccontato Leonardo Massa, country manager di MSC – ci raccontano che la cosa migliore è il cibo. Intervistati a una settimana di distanza ci dicono che quello che cambierebbero è il cibo, troppo allettante e causa dei chili di troppo». Una battuta utile per capire la centralità della proposta gastronomica in un format – come quello della crociera – che ha una visione internazionale.
Un format in cui “l’italianità” gioca un ruolo fondamentale e contemporaneamente si fa da parte per accogliere e integrare altre esperienze. A bordo della MSC Seaview i ristoranti qualitativamente più importanti sono quelli firmati da Ramon Freixa e Roy Yamaguchi.

Il primo è uno dei più noti chef di Spagna che su Seaview porta una versione prêt-à-porter del suo ristorante di Madrid. Tradotto, una carta con pochi piatti, ben calibrati, che rievocano le tecniche del suo ristorante d’haute couture, ma devono anche rispondere a una doppia logica: un contenimento dei prezzi (il menù degustazione con un antipasto, un piatto principale e un dolce costa 49 euro) e le difficoltà di approvvigionamento di una cucina su nave che deve adattare la carta al pescato di mari diversi pur mantenendo un livello qualitativo costante.

L’altro fuoriclasse che sulla Seaview ha messo la sua firma è lo chef pan-asiatico Roy Yamaguchi che qui ha portato il suo Asian market kitchen, con una parte di pesce crudo, una di cucina teppayaki e una realmente fusion dove radici orientali e hawaiane (dove risiede Yamaguchi) si confondono in una teoria (vasta) di piatti: dall’aragosta alle costolette di agnello vietnamite alla griglia, dai noodles al granchio fino alla zuppa di papaia verde. Qui si viene per fare un’esperienza gastronomica che anche in questo caso, nel menu fisso, trova un prezzo contenuto: 39 euro.

Accanto alla firme, che guardano logicamente, di più al mare, c’è una speciale Butcher’s Cut, una steakhouse con tanto di carni frollate in bella vista e cucina fronte ospiti. Tutti concentrati in un unico ponte, sono aperti da un wine e cocktail bar, dove fermarsi per un aperitivo pre cena.
E l’italianità? È nella trama che include tutto questo. Nell’organizzazione degli spazi, nell’attenzione a una proposta curata nei dettagli. Oltre che nell’area buffet principale, organizzata come una piazza, con i corner che diventano quasi banchi del mercato con frutta e verdura in bella vista, gli alimenti freschi, l’ampia zona dedicata alla panificazione (e che sulla Meraviglia si arricchiscono addirittura del caseificio dove viene preparata in diretta la mozzarella). Un concetto di italianità, come stile di vita, che si ritrova nella più italiana delle caffetterie, firmata questa volta da Venchi.

Giovanni Battista Mantelli racconta che la loro scommessa è stata portare il cioccolato come simbolo dello stile italiano e con questo uniformare la proposta. Dal dolce, con i gelati (che propongono più versioni di cioccolato) all’aperitivo con il caviale di cioccolato ad esaltare le bollicine, ma anche utilizzabile come spezia nei piatti. L’italianità come fattore distintivo, spiega Leonardo Massa, ci ha permesso di entrare in pochi anni tra le quattro maggiori compagnie al mondo in un mercato decisamente ristretto (le quattro infatti contano il 92% dei posti letto disponibili), con un imponente piano di espansione nei prossimi anni. Un piano in cui la proposta gastronomica ha un ruolo sempre più cruciale: se prima c’erano pochi grandi ristoranti che servivano a turni, oggi la ristorazione viene servita in ambienti più ristretti, diversificati e diffusi in più punti della nave. Un importante cambiamento anche dal punto di vista spaziale: avete presente i grandi teatri al centro dell’imbarcazione? Sono destinati a restringersi, fino quasi a sparire. Parola dell’architetto, Marco De Jorio, che spiega: «Prima erano destinati a intrattenere gli ospiti in attesa della cena» oggi, invece, si prediligono più punti di ridotte dimensioni, per l’aggregazione, il divertimento e il gusto. Tutti rigorosamente personalizzati.

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