Come sarà il suono delle campane quando muore un Monsignore? Non le abbiamo sentite e non sappiamo, ma domenica Gianni Borrelli se n’è andato, senza avviso.
Lui era il Monsignore, perché così l’aveva battezzato Gioann Brera fu Carlo. E aveva fatto dell’Altra Isola di Milano la trattoria che meglio codificava le ricette milanesi. Ma l’ultima volta, neanche un mese fa, non c’era. Ed era la prima volta che non c’era. Ma se eri sempre lì! Tutti i giorni. Sulla porta a dare il benvenuto a chi veniva per un’ora. Come fosse una casa. Dove chi entrava, si sentiva subito a suo agio. L’ultima volta, chi ci ha accolto, ci ha detto che non stavi bene, che eri all’ospedale. Quasi in imbarazzo, ci ha anche detto che di fatto il nuovo proprietario era lui. Che naturalmente, se tu fossi guarito e te la fossi sentita, la sedia all’ingresso sarebbe stata ancora tua. Ma noi abbiamo subito capito.
Negli ultimi tempi eri stato altre volte all’ospedale. Ma questa volta sapevi già che non saresti tornato. E avevi già pensato al domani. Al futuro in primis di Hu Shunfeng, il cuoco con gli occhi a mandorla, che tu, quando ancora a Milano eri guardato storto se eri del Sud Italia (figurati se di un altro continente), avevi voluto con te. A lui, che standoti vicino come un figlio, non solo è diventato un gigante della cucina, ma ha fatto sua la tua virtù più grande, un cuore smisurato.
Già, pensa che cosa strana. Oggi si è così abituati a guardare all’apparenza, alla superficie delle cose, che sei sempre passato per essere una persona burbera, scontrosa. Per carità, se uno se lo meritava, eri capace di mandarlo a quel paese, potente o meno che fosse. Da cacciatore, le “schioppettate” eri abituato a tirarle non solo ai fagiani, ma anche con le parole.
Gentile con tutti, servo di nessuno, il motto che ripetevi, e che era il tuo stile di vita.
Ma il tuo cuore era generoso come quella cassoeula fantastica, opulenta, o quella costoletta alla milanese che servivi strabordante e sfrigolante di burro, che volevi così di dimensioni pantagrueliche. E chiunque, comunque fosse entrato all’Altra Isola, triste o gioioso, preoccupato o sereno, addolorato o senza pensieri, da lì doveva uscire in un solo modo, felice.
Stare ai tuoi tavoli, esserti amico, per noi è stato un privilegio. Per noi e per le nostre mogli, i nostri figli, i nostri amici. Perché da te, fatto insolito, chiunque ha sempre avuto il piacere di venire. Di qualsiasi età o ceto che fosse.
Quest’anno a Golosaria non inizieremo come tutte le volte: “È arrivato il Monsignore? Bene ora si può iniziare”.
Sei mancato solo due volte: una per problemi di salute, l’altra perché avevi sbagliato orario, ma sei arrivato.
Ora sarai di nuovo col tuo maestro e amico, Alfredo Valli, con “Gioann Brera” e Gino Veronelli, con cui per anni, a fine servizio, hai fatto l’“ora atlantica”, tirando l’alba giocando a carte, bevendo Barbacarlo e “Bresco” (Barbaresco) e discutendo fino allo sfinimento. A noi manchi già. E questa volta, a tirarci su non basterà nemmeno quella tua nuvola di zabaione capace di far tornare il sorriso ai volti più arcigni. Milano, senza di te, non sarà più la stessa. Grazie Gianni!