Gusto, grande cucina, servizio e cura dei particolari unici, gli “ingredienti” di una sosta memorabile

Nascere sotto una buona stella. Anzi, tre! Che Enrico Bartolini avesse non buone, ma ottime, possibilità di successo, si era visto sin dai suoi esordi. Chi oggi, ancora, si ostina, a dire "sì, bravo, ma..." o è uno dei numerosi chef, ahinoi, invidiosi del suo straordinario percorso, o, è qualche critico, bollito, alla ricerca di visibilità, perché Bartolini, non è bravo, e neppure un campione, è un fuoriclasse.
Le tre stelle con cui la Michelin lo ha premiato, nei giorni scorsi, al pari della nostra Corona, sono il frutto di quel suo talento che lo vede, da anni, fare ciò che per i più è impossibile, con la naturalezza con cui si beve un bicchier d’acqua. A proposito, partiamo proprio da qui, dal bicchiere dell’acqua che, nel suo ristorante, Enrico Bartolini al Mudec (via Tortona 56 - tel. 0284293701), appena prima del dessert viene cambiato insieme al tovagliolo, che viene sostituito con uno pulito, profumato al delicatissimo aroma dei limoni di Amalfi. Un tocco di classe, un particolare, che, visto che di lì a qualche minuto, arriverà in tavola l’indimenticabile soufflé ai limoni dolci, fa la differenza, così come la decina di particolari unici, che da quando si entra a quando si esce, rendono una sosta qui, un’esperienza, che si ricorda, memorabile. Ma andiamo con ordine.

Se Nadia Santini è la regina della cucina italiana, e i fratelli Cerea e il loro Da Vittorio “la corte regale” più sontuosa del Bel Paese, il re dei fornelli tricolori è lui, Enrico Bartolini. Classe 1979, originario di Castelmartini (Pt), esperienze prestigiose all’estero e in Italia, considerato “enfant prodige” per il suo formidabile talento che lo ha portato a conquistare non ancora trentenne i primi prestigiosi riconoscimenti, dopo aver portato al successo tutti i locali in cui è entrato, in questi giorni ha compiuto il suo capolavoro, riportare le tre stelle della Rossa a Milano, che mancavano dagli anni Ottanta, con Gualtiero Marchesi. Tra le sue doti, saper essere allo stesso tempo numero 10 di razza, capitano, e "allenatore", visto che quello che ai più sfugge, è la sua capacità di aver costruito in tutti i locali di cui è alla guida, squadre formidabili. È il caso del team del suo Enrico Bartolini al Mudec. Tra le ragioni del successo, due volti, Remo Capitaneo e Sebastien Ferrara, autentici talenti, il primo dei fornelli, il secondo della sala. Dopo esser cresciuti con esperienze al fianco di grandissimi in giro per il mondo, da anni sono con Enrico, e il loro percorso  comune fatto di sacrifici, costante ricerca di superarsi, capacità di rinunciare a riflettori, notorietà e ricchi cachet che danno trasmissioni televisive e copertine, ha fatto sì, che grazie ad un affiatamento fuori dal comune, oggi formino il trio di punta attorno a cui si è formata una squadra che ricorda, per la Milano nerazzurra, la leggendaria Inter del Triplete di Moratti e Mourinho, per il versante rossonero, l'armata invincibile di Berlusconi e Sacchi.

Saliti quindi al terzo piano del Mudec, per voi, solo otto tavoli, servizio svolto con stile e puntualità millimetrica, carta dei vini importante, con l'ottimo Marco Matta, che sa suggerire i migliori abbinamenti, subito un benvenuto, che di suo - con colpi di classe come la "melanzana" e l'omaggio a Gualtiero Marchesi - vale il viaggio, ma cui segue un appetizer di bontà sorprendente, accompagnato da diverse tipologie di pane (con il taglio che avviene davanti a voi, e si ripeterà, prima del secondo) e di burro.
Della serie, già i primi 10 minuti, con le “coccole” golose con cui si è accolti, son da sogno. Poi via con quelle creazioni ispirate alla filosofia della "Classicità contemporanea", dove tradizione innovazione si fondono, con una tecnica sempre al servizio del gusto, e piatti che, con sapori nuovi, ma in grado di suscitare ricordi, riescono ad avere un impatto emozionale fortissimo.

Per quanto ci riguarda, vi suggeriamo di non perdere, tra gli antipasti, il manzo crudo piemontese salsa di agrumi senape delicata e caviale e il bignè di scampi reali foie gras erbe e finger lime, poi lo straordinario riso e latte lodigiano civet di lepre, o il clamoroso "Peperoni di grano salsa barbecue crusche ed ostriche", di secondo, mare, con pesce dente alla milanese, o terra, con il carré di agnello al profumo di santoreggia, o l'ormai leggendario piccione arrosto, tra i dessert, quel soufflé ai limoni dolci con lamponi liquirizia e yogurt che sarà la "nuvola" ghiotta e soave che concluderà una sosta memorabile. Vivrete un sogno, come nelle fiabe, ma è realtà!

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