A Rocchetta Tanaro le lingue di suocera che tanto piacevano al grande Giacomo Bologna

Quando Giacomo Bologna venne a mancare, il giorno di Natale del 1990, a Rocchetta Tanaro c’era un’aria tra il dimesso e la festa. Lasciava un vuoto enorme quell’omone quintalario, ma nello stesso tempo aveva messo nel Dna di tanti, me compreso, l’idea di festa, di qualità ai massimi livelli, di bellezza. Rocchetta Tanaro, diceva Bruno Lauzi, è uno strano Brasile, cioè colori e festa. E dalla piazza del paese sono passati personaggi celebri il cui elenco sarebbe sterminato. Domani e domenica ne arriveranno altri, perché il panettiere di Giacomo Bologna ha inventato la festa nazionale della suocera.

Che fa il verso alle sue lingue di suocera, che Mario Fongo andava ad assaggiare ad Acqui con Giacomo e il medico-cantante Paolo Frola. Ma il giorno del funerale di Giacomo queste non c’erano ancora; c’era invece la buonissima focaccia secca schiacciata della panetteria Bo. Poi Mario ha iniziato a convocare nel suo forno, per 10 sere, tutti quelli che ricordavano le lingue che piacevano a Giacomo: finché s’arrivò a quel prototipo, che in pochi anni ha fatto il giro del mondo. Una storia incredibile, che dice di un modo di pensare in grande. Un pensiero Glocal che poi ha puntellato il paese di locali irresistibili dove le lingue accompagnano i patti della trattoria I Bologna (via Sardi, 4 - tel. 0141/644600) oppure quelli di Taschet (piazza Piacentino, 11 - tel. 0141/644424), dove prosegue l’epopea del grande Giacomo (The Big Jack), il cui seme, dopo 24 anni, continua a dar frutto.

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