I consigli del Golosario per fare festa con amici e parenti senza stress e al passo con i tempi
Oddio le feste, il pranzo di Natale e quello di Capodanno, il sovrappeso, lo stare tanto a tavola, il cerchio alla testa, dove vado poi a dormire quando è finito il pranzo?
Il disagio avanza, incombe, soprattutto quando si è ospiti. E la chiamavano festa…
Diciamola tutta, i festeggiamenti di fine anno sono un cumulo di stress e nel 90% risultano anacronistici, fuori misura e fuori attualità.
Dieci consigli? Eccoli.
1) Non sia la quantità a ispirare un pranzo: lo fai solo per ostentazione, ma il dopoguerra è ormai lontano. Allora si doveva esorcizzare la fame; oggi siamo tutti ipernutriti e accanto a noi c’è sempre qualcuno che ha patologie legate all’alimentazione.
Perché metterlo a disagio? Già la festa... per chi?
2) La donna di casa non stia più relegata tutto il tempo in cucina. Per celebrare il dio cibo, lui e lei si fanno in quattro, ma chi è venuto a casa nostra vuole stare insieme con noi, non con il bicchiere di vino in mano e la faraona in tavola, mentre chi ci ospita è in ritardo con i contorni o i dolci.
3) Abolire, magari, il menu italiano (cosiddetto “menu alla russa”) con la sequenza di portate: antipasti, primo, secondo, dessert (comprensivo di formaggi e dolci).
4) Mettere in tavola in due sequenze, come fossero due quadri, le pietanze. Prima scena con antipasti e assaggi vari di cui ognuno possa servirsi a piacimento e in quantità desiderata. E anche i padroni di casa non siano impegnati a cuocere. Seconda scena, con zuppe, insalate varie e piatti di sostanza.
5) Durante i festeggiamenti sia uno il piatto importante che segni quella festa, il resto siano assaggi di contorno. Se è una faraona ripiena, si celebri la faraona con i contorni rinfrescanti di almeno tre verdure (una cotta e due fresche), e i vini adeguati. Ma non si ceda a far diventare importante anche il primo, che forse è un piatto in più nell’economia del menu di oggi.
6) A Natale e a Capodanno si uccidano i tempi morti a tavola con questo esempio di menu alla francese, già in uso alla corte dei Savoia nell’Ottocento.
7) Si rinunci alle paste ripiene, se non strettamente legate a una tradizione memorabile (come i tortellini o i cappelletti). Anche perché la farcia nasce come recupero - il giorno dopo - del piatto importante della festa, avvolto nella pasta. Quindi rimandiamo questo piatto al suo posto: il giorno dopo.
8) Che in casa quando si fa festa ci sia musica (e anche musicanti), possibilità di giocare insieme, spazi socializzanti per i fumatori (almeno una volta l’anno facciamo loro un regalo), che non condizionino gli altri.
9) Il vino sia dosato al massimo in spumante come apertura, ma lasciando la possibilità a chiunque di concederselo a tutto pasto. Quindi un vino bianco e un vino rosso (importante quanto l’importanza del piatto) e infine si chiuda con un vino dolce leggero, un Asti, un Fior d’Arancio, una Malvasia, un Brachetto. Qualcuno può avere anche il disagio di mettersi in auto; in ogni caso aboliamo i vini passiti a fine pasto (si chiamano infatti - secondo Veronelli - “vini da conversazione” o “vini da meditazione”, non da fine pasto). Questi, alla fine, non fanno altro che appesantire un lauto pranzo.
10) Se con il panettone e i dolci vanno bevuti vini e spumanti dolci (errore e gusto stridente mettere un brut con un dolce), a Capodanno non fate il botto sciocco, ma per augurare ogni bene a chi vi sta accanto aprite la miglior bottiglia della vostra cantina. Non farà il botto, ma almeno sarà memorabile.
Alla fine di tutto questo avremo recuperato:
A) il senso della festa e dello stare insieme
B) la simpatia dei nostri ospiti che non si saranno sentiti imbrigliati in una forma a cui dire di no
C) il tempo dello stare insieme che veniva regalato solo alle mandibole
D) e infine avremo anche risparmiato, il che non guasta in questi tempi.
Su tutto si scelga la qualità dei prodotti di stagione, senza far mancare la frutta fresca e le verdure. Si fa festa quando si mangia una cosa memorabile, non quando si segue una forma.