Non è ancora stato codificato il confine di artigianalità e così sotto questo termine si celano usi e abusi

Nonostante gli italiani consumino ogni anno 12 chili di gelato a testa, il settore resta ancora una giungla di 40 mila tra gelaterie, bar e pasticcerie dove si vende lo sfuso, sì, ma di che qualità? Il Corriere della Sera di oggi affronta la questione delle gelaterie che pur dichiarandosi a produzione propria vendono miscele di fatto già pronte. L’inghippo è nella definizione di artigianale che ha una connotazione semplicemente burocratica ma non prevede alcun disciplinare. Così basta acquistare basi pronte metterle in un mantecatore e il gioco è fatto.

Da più parti arriva la richiesta di limitare la definizione di artigianale che consenta al massimo l’uso di semilavorati (come le paste di nocciola e mandorle ad esempio) ma vieti l’utilizzo di basi pronte. In attesa della normativa però i consumatori possono difendersi con alcune accortezze: evitare i gelati gonfi che, spiegano gli esperti, di solito contengono grassi idrogenati per incamerare aria, ma anche diffidare dei colori troppo accesi o di un numero eccessivo di gusti.

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