Solo una piccola percentuale di italiani (il 16%) ha affrontato l’emergenza in una posizione di “equilibrio”, seguendo correttamente le indicazioni senza cedere al panico. Un comportamento che si è riflesso negli acquisti, come dimostra lo studio del Centro di ricerca EngageMinds HUB dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, pubblicato sul Golosario. Questo atteggiamento si è tradotto in un vero e proprio boom per i prodotti confezionati (+ 19%) egualmente distribuiti tra alimenti definiti “di stock” (come riso, pasta, latte Uht, conserve, ortaggi surgelati, uova) e cibi definiti “di comfort” (come mozzarella, formaggi, prosciutto crudo). Non solo: tra gli italiani più in allarme per il Covid, definiti “in allerta”, è risultato che la maggior parte (51%) si sono dimostrati più attenti all’origine dei prodotti e solo il 33% di questi si è detta disponibile ad acquistare prodotti provenienti da zone focolaio (nonostante l’Istituto di Sanità abbia più volte rassicurato sulla mancanza di correlazione tra cibo e diffusione del virus).

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