Il negozio di viale Umbria è la boutique del gusto ideale

Se sei nato a Milano non c'è niente da fare: hai qualcosa che non riesci a scacciare. Ed è quel tira e molla che hai nella psiche: Milano ti attrae, ma poi vuoi andare via, fino al prossimo richiamo. Anche Lucio Dalla aveva cantato Milano, non la Milano da bere, ma la Milano sempre vicina al Natale. Eh già...

Volete un esempio di cosa sia per uno come me (monferrino nato a Milano) una giornata in città come quella di mercoledì scorso? Sveglia alle 6.30, lettura dei giornali e preparazione della notizia, ma prima il caffè, nel bar della Certosa. Alle 9.30, quando è schiumato il traffico, eccomi nell'ufficio in Cadorna: la prima riunione è alle 10.30, la seconda alle 12 e termina alle 14. Non c'è tempo per mangiare: ci si sposta in zona Centrale. Silvana ha una riunione al Gallia, io in Regione. Ci ritroviamo alle 16, ultima riunione, nell'atelier di un grande pittore, Giovanni Frangi. Finiamo alle 19 e non abbiamo mangiato. Ma dov'è allora questa Milano sempre vicina al Natale? Ce lo chiediamo mentre l'auto, già avvolta dal buio della sera, prende viale Umbria, in direzione Alessandria.

Eccolo il Natale: viale Umbria, dove c'è la trattoria Masuelli (il Pino è del mio paese). Ma in viale Umbria, soprattutto, al numero 27, sulla strada che conduce all'ingresso dell'A7, c'è la Gastronomia Bonardi (tel. 02 5516787). E questo non è un indirizzo qualsiasi, ma proprio l'essenza del mestiere di selezionatore di cose buone, che poi ti cucina i suoi piatti.

Ecco, ci fermiamo lì, come abbiamo fatto anche altre volte, almeno 4 o 5 in un anno. Questa volta ci immaginiamo un cenino a casa, coi mondeghili di Piero (ma bravissimo è anche il figlio Marco scrupoloso selezionatore di vini). Poi un involtino fantastico con il cuore di carciofo, un salmerino marinato e condito con le cipolle e il pepe in grani, le ali di pollo fritte col curry, e anche due fette di salame che lui si fa fare apposta, anzi lo fa praticamente lui, da un norcino di Cremona (fantastico, ha la forma di una soppressa veneta, ma una pasta più morbida, molto equilibrata). Ci facciamo dare anche la purea, da manuale, e una specialità di stagione che sono delle cime di rapa selvatiche saltate in padella. Altre volte avevo preso la sua paella, il coniglio, altri tipi di involtini. Ma se una sera volessi portarmi a casa una degustazione di formaggi toccherei il cielo con un dito. E quella volta chiederei loro di consigliarmi una bottiglia dalla ragionata selezione che hanno.

La gastronomia Bonardi è un negozietto raccolto, ricco di cose buone, che non può permettersi di avere banalità: ogni cosa deve essere ai massimi livelli.

A casa, con Silvana, abbiamo aperto una bottiglia di Champagne: con quei mondeghili era il minimo.
Grandi Bonardi: il saluto a Milano, a quella Milano che parla ancora il dialetto, che ti mostra un lavoro fatto col cuore, sotto i baffi sornioni. È la Milano sempre pronta al Natale. Ma che bello sapere che c'è!

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