I piatti realizzati con i prodotti della Val d'Ossola e il tartufo bianco d'Alba

Tradizione e innovazione corrono lungo lo stesso binario nella cucina di Giorgio Bartolucci, abile interprete di materie prime di valore, con radici profonde nel territorio.
Siamo infatti in una vallata alpina di confine del Piemonte con la Svizzera, la Val d'Ossola, composta da sette valli: Valli Vigezzo, Anzasca, Formazza, Bognanco, Divedro, Antigorio e Antrona. Un luogo magico e selvaggio, caratterizzato da antichi borghi di case in pietra, numerosi corsi d’acqua, vette alpine, e uno scrigno di sapori che rivela prelibatezze uniche e originali.

A partire dall'antica tradizione casearia che ancora vive negli alpeggi in alta quota, e il cui simbolo è rappresentato dal Bettelmatt, prodotto in sette alpeggi delle valli Antigorio e Formazza a un’altitudine compresa tra i 1.800 e i 2.400 metri. Ottenuto da latte di una sola mungitura di vacche Brune Alpine, lavorato a crudo e intero, quindi con due lavorazioni giornaliere, è un vero trionfo di profumi, aromi e sapori inconfondibili provenienti proprio dagli aromatici pascoli delle Alpi Lepontine.

Altro formaggio caratteristico, prodotto nel territorio della sola Val d’Ossola durante l’intero arco dell’anno, è l’Ossolano: un formaggio semigrasso o grasso dal sapore delicato, erbaceo, più intenso e prolungato nel corso dell’affinamento, utilizzato come piatto a sé stante e anche nella preparazione dei tradizionali gnocchi a base di patate, farina di castagne e zucca, oppure nelle polente conce, o ancora con il pane di segale a formare la tradizionale merenda ossolana. Molto ricca, anche la produzione di salumi pregiati: dalla classica mortadella di fegato al violino di capra, dal prosciutto crudo della Valle Vigezzo ai salumi crudi di selvaggina.

Ma le esperienze continuano con i pani (su tutti il pane nero di Come), i mieli, gli ortaggi di montagna e i frutti di bosco. Accanto a questo ricco paniere, anche la viticoltura di montagna si ritaglia uno spazio d’eccellenza, legato a uvaggi quali il nebbiolo, la croatina, merlot e chardonnay. Punta di diamante della produzione vitivinicola ossolana, è il Prunent, che nasce da un clone autoctono del nebbiolo.

Nell’ambito del progetto “Eccellenze del Piemonte in vetrina”, lo chef Giorgio Bartolucci del Ristorante Atelier di Domodossola (Vb) ha così colto brillantemente nel segno la selezione e l’interpretazione di queste materie prime, in accompagnamento con il tartufo bianco di Alba.
Brigata Bartolucci a Roddi.jpgI suoi due ispiratissimi menu, sono stati declinati con i seguenti piatti: 
ANGUILLA E SCAMPO, ZUCCA E MANDARINO come primo piatto, TORTELLO AL BETTELMATT LIQUIDO, SPUMA DI PATATE DI BEURA E TARTUFO BIANCO D’ALBA a seguire, "IL VITELLO DEL PUGLIANI…"FUNGHI, VERZA E NOCCIOLA per concludere con “D” COME DOMODOSSOLA CACO, CASTAGNA, CIOCCOLATO BIANCO. 
Piatto Bartolucci a Roddi.jpgIn abbinamento, VINI DELLE VALLI OSSOLANE DOC offerti dal CONSORZIO TUTELA NEBBIOLI ALTO PIEMONTE

Il secondo menu ha visto la proposta di: "SEMBRA UN UOVO AL TEGAMINO..” UOVO, PATATA, BETTELMATT RISOTTO CON CIPOLLA BIONDA DI CUREGGIO E SALSICCIA DI BRA, "FASSONA IN TRE CONSISTENZE…" TARTARE E NOCCIOLA BOURGUIGNONNE E TOPINAMBUR STRACOTTO E PRUNENT, IL TIRAMISU' INCONTRA IL PIEMONTE
 

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