Continuano le nostre degustazioni dedicate ai vini de IlGolosario per l’edizione 2021

Gli assaggi di ogni fine settimana ci permettono avvero di spaziare in tutta Italia, ma anche di vedere la crescita delle varie cantine che hanno debuttato nelle edizioni precedenti.

Barbera del Monferrato “Sagitta” 2016 di UVA MATRIS - Sala Monferrato
È certamente la Barbera il vino che spicca fra i campioni di questa cantina. E si tratta della Barbera del Monferrato Superiore "Sagitta" che si presta subito ad una bella attesa con il suo colore porpora concentrato. Al naso ha note subito fresche che ricordano la mora. In bocca scende vellutata e di persistenza lunga.
Interessante anche lo Chardonnay "Aurora" della medesima annata, che ha un colore paglierino brillante. Piacevole la filigrana elegante. Il Monferrato Rosso "Nebula" 2016 deriva dalle uve nebbiolo e del vitigno conserva il colore rubino trasparente. Al naso ha note di rabarbaro che poi ritrovi in bocca in un sorso dove acidità e tannicità si rincorrono. Molto bene: avanti!

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uva,atris_sagitta_nebula_aurora.jpgFranciacorta Brut di CORONEA - Sale di Gussago (BS)
Ci mancava questa cantina franciacortina che ci ha raggiunti con il suo brut che spicca con un colore giallo oro antico e un perlage persistente. Al naso senti note marine, quasi fossero alghe, ma in realtà ciò che il naso evoca è freschezza pura. In bocca è fragrante, con un’acidità finale equilibrata, presente che rimarca le note citrine della sua freschezza generale.

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coronea-franciacrtabrut.jpgErbaluce di Caluso "Cav. Giovanni" 2018 di GNAVI - Caluso (To)
Carlo Gnavi è un inflessibile sperimentatore. E dopo averci conquistato lo scorso anno con i suoi due brut, eccoci con due Erbaluce differenti. Il primo è il "Cav. Giovanni" che ha immediatamente note di limone (come il suo colore). In bocca lo senti subito molto fresco con un’acidità diffusa che si fa allappante nella parte finale. Davvero molto buono.
Di genere diverso è invece il “Vigna Crava” 2018 prodotto da una ricercata selezione dei migliori grappoli di uve erbaluce ottenuti dallo storico vigneto sito in regione Crava, detto il Bric. Ha colore oro intenso, al naso note balsamiche fruttate, ma anche floreali. È più equilibrato in bocca rispetto al precedente, ma questa caratteristica ricercata lo rende meno persistente.
gnavi-due_erbaluce.jpgC’è poi il rosato Petronella che ha colore e note di fragole, ma soprattutto di arancia amara. È notevole, ricco di fragranza e molto pulito, almeno così lascia il palato.
L’asso nella manica di Gnavi è tuttavia il Vermouth di Torino Superiore realizzato con vino erbaluce. E qui senti emergere l’arancia, il cedro, il rosmarino, in un effluvio davvero avvincente. in bocca lo rende autonomo, nel senso che non ha bisogno d’essere miscelato con alcunché. È una goduria semplicemente così.

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gnavi-vermouth.jpgChianti classico “Squarcialupi” 2018 di LA CASTELLINA - Castellina in Chianti (SI)
È stata protagonista dei nostri assaggi del 2019, e lo stesso per quelli delle anteprime di febbraio. Qui siamo in una cantina della nostra predilezione a tutto tondo.
Eccoci allora con il Toscana Bianco "Rugiada" 2019 (malvasia del Chianti e trebbiano) che ha un colore oro brillante e subito note aromatiche di frutta, miste di albicocca e arancia. Ha un finale amarognolo e pregnante.
lacastellina_toscan-bianco-Rugiada.jpgEccoci poi ai rossi: il Chianti classico “Squarcialupi” 2018 che rimarca subito le note di incenso, mallo di noce in un bouquet complesso che trasporta un sorso di grande equilibrio.
Il Chianti classico “Cosimo Bojola” mostra note aromatiche e un equilibrio sempre piacevole e termina con una chiusura più allappante. Il Chianti classico riserva “Squarcialupi” 2015 mostra l’evoluzione di questa selezione. Al naso senti il sottobosco ed è molto inteso, ampio con un insieme di tannini per certi versi ancora verdi. Bella cantina!

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castellina-squarcialupi_chianticlassico.jpgCòrpore 2015 di VILLA SANDI - Crocetta del Montello (TV)
Ottimo questo merlot in purezza prodotto in Veneto che ha un rubino scuro molto concentrato. Al naso senti la prugna con una certa intensità e poi note di inchiostro. In bocca ne apprezzi tutta l’eleganza che emerge da un corpo rotondo e fresco, che non tralascia di mostrare la sua mineralità. Il finale amaricante è un bel complemento.

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villa-sandi_corpore.jpgCalabria Rosato “Celeste” 2019 di CANTINE BENVENUTO - Francavilla Angitola (VV)
È stata fra i top hundred di due anni fa questa cantina calabrese che ci ha dato all’assaggio una teoria di vini. A iniziare dal Bianco “Mare” 2019 (malvasia e zibibbo). È un vino che mostra subito il suo lato aromatico come fosse un cesto di frutta fresca. Senti le fragoline di bosco e la pesca. In bocca è fresco, molto piacevole, anche nella sua nota speziata.
Lo Zibibbo in purezza 2019 profuma di fiori di zagara e rosmarino, ma anche alloro, con una certa intensità. È invitante lo spettro aromatico, che poi finisce secco, con una persistente nota di chinotto.
Il Passito “Alchimia” 2019 profuma di fiori di arancio e frutto della passione. È un po’ la carta di identità della cantina, che ha sempre colpito per la sua insistenza aromatica nei vini. E difatti questo è un gran bell’esemplare che nasce da uve zibibbo passito e che non disdegna i crostacei.
benvenuto-passito_alchimia.jpgIl Calabria Bianco "Orange" 2019 spicca per le note molto minerali, quasi metalliche, ma pecca in persistenza.
Notevole davvero il Calabria Rosato “Celeste” 2019 che ha frutti citrini che si mostrano con una certa ampiezza. La sua trama filigranosa, amarognola e aromatica ne fa uno dei migliori Rosato assaggiati in queste tornate.
Eccoci infine al Calabria Rosso "Terra" 2019 (da uve greco nero e magliocco) che si presenta con la freschezza della mela e della mandorla. E’ molto secco, ma nello stesso tempo fruttato e speziato.

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benvenuto_terra-celeste-orange.jpgCalabria Bianco “Lissia” 2019 di GIRALDI & GIRALDI - Rende (CS)
I fratelli gemelli Giraldi, sono presenze fisse a Golosaria. E questa volta ci hanno colpito favorevolmente con il loro Calabria Bianco “Lissia" 2019 da uve greco bianco e chardonnay. E’ impressionante la nota di mango maturo; in bocca è piacevole la sua ricchezza fruttata che termina con un ché di amaricante. C’è una leggera fermentazione in bottiglia, che non disturba, tuttavia, la piacevolezza del sorso.
giraldi-giraldi-bianco_lissia.jpgIl Calabria Rosato "Donna Giuliana" 2019 ha color ciliegia e non penseresti al corpo pronunciato che mostra note di tannicità sul finale. Il Calabria Rosso “I Monaci” 2019 ha un effluvio balsamico e i sentori sono di melone e cuoio. E’ tannico e pregnante in bocca, frutto di uve magliocco in purezza. Il Calabria Rosso “Don Onofrio” 2018 (da uve magliocco 100%) ricorda la viola; in bocca emerge una nota speziata e di vaniglia. Frutto dell’affinamento.

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giraldi-giraldi_trevini.jpgValtellina Superiore Sassella 2016 di LA SPIA - Sondrio
Due grandi vini dalla Valtellina, ovvero dalla Cantina La Spia. Si tratta del Valtellina Superiore 2016 che ha un colore rubino con riflessi aranciati. Al naso la viola è molto intensa, ma il bouquet si evolve poi in cuoio e china. In bocca è equilibrato, rotondo, elegante, con un'acidità che si apre sul finale. Il Valtellina Superiore Sassella 2016 ha note di finezza maggiori, e il tutto sembra maggiormente concentrato. Anche qui è notevole l’eleganza, per un vino in divenire, ancora allappante, ma sicuramente ghiotto.

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la_spia.jpgRosso "Cöntacc" di TERRE SPARSE - Chiaverano (TO)
Azienda agricola che spazia dall'autoproduzione di verdura e frutta – come mirtilli e lamponi – senza dimenticare naturalmente l'uva, Terre Sparse nasce nei primi anni Duemila puntando su vitigni autoctoni tipici del Canavese, favoriti dalla posizione dei vigneti situati nell'area geologica nota come “Anfiteatro Morenico d'Ivrea”.
Rosa tenue è il vestito del loro “Rarissa” Canavese rosato 2019, fresco in bocca e nei profumi di fragola e violetta; sentori che anticipano il sorso del loro vino rosso “Essene”, dove si aggiunge una ciliegia netta e un sottofondo speziato.
Miglior bicchiere – a parer nostro – se lo aggiudica un altro rosso, “Cöntacc” in etichetta che è caldo e fresco ma soprattuto vinoso dove a regnare è un profumo di pera cotta davvero invitante. Un po' corto invece il Canavese Rosso “'l Liverghin” 2018; ci pensa allora “Frenesia” vendemmia 2017 a rimettere in gioco la palla. Frutti di bosco, note affumicate e quasi eteree. Bocca pulita, acidità ben composta, un ritorno finale che ricorda la noce. Concludiamo citando il Vino Spumante Bianco Pas Dosè che ha un naso erbaceo e floreale, dove acacia e biancospino ben dialogano con l'acidità incontrastata. Perlage fine e schiuma abbondante: una piacevole bollicina.

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terre-sparse.jpgChianti Rufina "Ludié" di FATTORIA LAVACCHIO - Pontassieve (FI)
Radici ottocentesche per questa fattoria che dal 1978 è di proprietà di una famiglia genovese che ha intrapreso una completa opera di ristrutturazione e rilancio produttivo dell'azienda. Produzione di vino e olio nel rispetto di una gestione ecosostenibile, a impronta biologica. Blend di merlot e syrah per il Toscana Rosso “Fontegalli” 2015 dove è evidente l'uso del legno. Mora e mirtillo e sentori terziari (cacao?), intriso di un color porpora impenetrabile. Della linea “Puro” il Chianti 2018 è il primo tentativo verso una “produzione biologica”; tuttavia il naso non convince, rimanendo piatto. La versione Riserva vendemmia 2016 invece racconta di frutta rossa e soprattutto grafite, per un sorso equilibrato.
Ancora meglio sarà assaggiare della linea “Cedro” il Chianti Rufina 2018 dove puoi sentire la prugna disidratata e la liquirizia nera con tannini ben composti. Questa volta a deluderci è la versione Riserva, dove la bevuta è tutto sommato coerente; forse necessita di ancora qualche anno di riposo in bottiglia.
Non a caso la vera gioia è l'assaggio del “Ludié” Chianti Rufina millesimo 2015: incenso da chiesa, erbe officinali, forse della menta. Si apre poi sul cioccolato e il tabacco fa da cornice. Chiusura quasi amara, lunga la persistenza. Purtroppo il Toscana Bianco e il Toscana Rosato delle linea “Puro” - entrambi frizzanti - ci lasciano dei dubbi, sia per una mancanza di qualità nei profumi sia per una bocca dove l'acidità manca di compostezza.
Chiude la batteria il loro Bianco Vendemmia Tardiva “Oro del Cedro” che è fedele al nome in etichetta. Veste dorata e profumi evidenti di cedro che si alterna a miele e canditi. Millesimo 2009 ma reggerà ancora a lungo.

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