Italian sounding? Non solo all’estero, ma anche in casa nostra. E il caso più spigoloso, di solito, riguarda i prodotti alimentari che costano di più. Come il Culatello.

Esiste infatti un culatello, riconosciuto tra le prime Dop italiane, ma c'è anche un culatello venduto in molte salumerie d’Italia che con quest’ultimo condivide soltanto la medesima porzione anatomica da cui è ottenuto. Non è insaccato, è parzialmente ricoperto dalla cotenna e stagionato con modalità analoghe a quelle del prosciutto crudo ma per un periodo più breve rispetto al culatello. Dovrebbe chiamarsi “culatta” ma la maggior parte dei commercianti, sfruttando la denominazione anatomica, lo commercializza come “culatello”. L’allarme è stato lanciato dal Consorzio produttori del Culatello di Zibello insieme a altre associazioni del parmense con l’obiettivo di fermare la volgarizzazione del termine che rischia di pregiudicare il valore della Dop. Una Dop che, nonostante il grande successo acquisito, negli ultimi due anni ha subito una forte contrazione del mercato (- 40%) complice la crisi e la concorrenza di prodotti che sfruttano lo stesso nome. A questo proposito il presidente degli Antichi produttori di Culatello, Massimo Spigaroli, fa sapere che nei prossimi giorni ci sarà una nuova richiesta ai ministeri competenti per intervenire: “L’intento non è far sparire il culatello con cotenna, ma sanare una situazione di mancanza di chiarezza”. Abbiamo incontrato Massimo Spigaroli domenica a Polesine Parmense, nella sua Antica Corte Pallavicina, mentre era alle prese con la bicicletta per Expo. In Piazza Duomo a Milano ne arriveranno 100 da tre itinerari diversi (costa, pianura, montagna) e li sarà tirata la sfoglia di pasta più lunga del mondo. C’è molta voglia di divertirsi in Emilia Romagna, ma molto spesso questa terra benedetta del cibo è soggetta a volgari imitazioni, che finiscono per snaturare un prodotto, nel nome dell’ingordigia, o del "voglio ma non posso". Ora, con l’Expo alle porte, per il culatello, ma anche per i nostri prodotti territoriali è arrivato il momento della verità. Nel senso che il falso non potrà e non dovrà trovare casa nei siti espositivi di Expo, mentre l’invito a conoscere l’originale sarà l’entusiasmante scoperta che potrà fare il visitatore straniero. Difendere il culatello, del resto, significa difendere la nostra identità, ma anche quella microeconomia italiana che ancora rappresenta una potenza. Quella del saper fare. Lunga vita al Culatello.

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