Dalla cantina di Calamandrana, una Barbera da difendere da una burocrazia cieca

Vino italiano, addio? Valgono tre miliardi i vini made in Italy identificati da denominazioni che il nostro Paese rischia di vedersi scippare se la Commissione Europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per citarne alcuni.

A lanciare l’allarme, Coldiretti, intervenuta in merito all’avvio del processo di revisione delle norme che disciplinano l’etichettatura dei vini previste dal regolamento europeo da parte delle competenti istituzioni dell'Unione Europea. Nella fase di preparazione della proposta di modifica del regolamento la Direzione generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione Europea ha ipotizzato di liberalizzare l’uso nell’etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti. A cosa si andrebbe incontro, non è difficile da capire. Il futuro sarebbe una pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali che si sono affermate sui mercati di casa nostra e internazionali grazie al lavoro dei nostri produttori.

«Una concorrenza sleale – ha detto Roberto Moncalvo, presidente di Coldirettiche fa gola a competitor tradizionali come la Spagna ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia che può contare su ben 500 varietà di uve da vino».

Ora, dato che il futuro della nostra agricoltura sta tutta nella nostra capacità di promuovere e tutelare le distintività territoriali che sono i fattori di successo del nostro vino. Scongiurando questa deriva che sarebbe un danno dalle conseguenze inimmaginabili, oggi brindiamo con un rosso di un grande produttore, cui il mondo del vino italiano, deve molto. È la Barbera d’Asti Superiore Cipressi 2013 di Michele Chiarlo (tel. 0141769030) di Calamandrana (At). Rosso rubino con note purpuree, al naso conquista con la sua eleganza e la sua complessità, con profumi di rosa e ciliegia, sentori di mirtillo e fine speziatura. Dal sorso invitante, di buona struttura, dalla giusta freschezza e ben equilibrata, al palato è armonica e di lunga persistenza. Un grande vino che fa onore al nostro paese.

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