Monorigine e in capsule, le nuove tendenze per una bevanda che cresce (ma non quanto potrebbe).

Il caffè non conosce crisi anche se l’Italia non è ai vertici mondiali del consumo, però c’è ancora molta strada da fare. E’ quanto emerso dal convegno che si è tenuto ieri a Lipomo (Co) presso Caffè Milani dove un’indagine tra i ristoranti lombardi del Gatti Massobrio ha messo in evidenza come il caffè al ristorante sia ancora richiesto da quasi l’80% della clientela. Cresce anche il numero dei ristoranti che offrono una carta dei caffé (15%) anche grazie alle nuove tecnologie di estrazione. La capsula, infatti, è il metodo più scelto (dal 60%) dei ristoratori che offrono una scelta tra più caffè: così infatti è possibile evitare i problemi della macinatura causati ad esempio dal meteo (in base al clima più umido o più secco il caffè deve essere macinato in maniera diversa). Fin qui lo stato dell’arte, ma la strada da fare è ancora lunga e la sfida del caffè passa anzitutto dal marketing. Lo ha spiegato Lorenzo Ferrari di Ristoratore Top citando l’esempio provocatorio di Starbucks che intorno al caffè ha creato un vero e proprio ambiente di degustazione capace di valorizzare la bevanda. Proprio il tema della degustazione è al centro del progetto di Vinhood che ha elaborato una vera e propria Mappa dei caratteri del caffè con l’obiettivo di semplificare la degustazione di questa bevanda e allo stesso tempo facilitarne la comunicazione (e la scelta del consumatore). Lo schema di Vinhood che utilizza un algoritmo testato sui consumatori ha individuato cinque differenti caratteri del caffè: etnico (ovvero leggero e acido), carismatico (ovvero bilanciato e corposo), spiritoso (ovvero dolce e profumato), rilassato (leggero e profumato), intenso (forte e corposo). Una mappa, che spiegano, in continua evoluzione, parallelamente al mondo del caffè.

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