La menade danzante di Skopas ha la capacità di trasmettere, nel movimento appena abbozzato, il senso della leggerezza. Che non è privazione, ma una ricchezza diversa. È la stessa sensazione che si coglie bevendo i vini di questo grande produttore friulano (Butussi - Corno di Rosazzo - via Prà di Corte, 1 - tel. 0432759194) che abbiamo già premiato due anni fa come Top Hundred per il Friulano. Ma questi vini marcano un segno, una distanza tra quanto fatto prima e il futuro. C’è la storia, nella scelta del packaging, essenziale e un po’ retrò, che rappresenta un restyling della prima produzione di famiglia. Nei nomi delle etichette: Genesis ovvero l’inizio (e nel contempo uno degli apici) di un percorso rappresentato dal sauvignon e White Angel, ovvero l’angelo bianco, dedicato al papà Angelo che ancora segue e consiglia i figli al timone dell’azienda. Poi c’è la tecnica in cantina e lo studio in vigneto. Per stabilizzare la qualità dei vini infatti sono state frazionate le fermentazioni, per ogni singolo vino dalle 4 alle 6, così da abbattere i rischi di una degenerazione fermentativa. Attraverso questo processo di analisi è stato possibile individuare i cru aziendali, quelle particelle di terreno che permettevano di esprimere al meglio alcuni vitigni.

Un decennio di lavoro per arrivare a tre vini, diversi come uvaggio, ma con alcune caratteristiche trasversali che li rendono individuabili. Un basso tenore alcolico a favore dell’equilibrio, una nitidezza nei profumi e un senso di eleganza che pervade ogni assaggio. Il Genesis 2014 è un sauvignon da manuale (e non stupisce che abbia vinto la Medaglia d’Oro durante il Concours Mondial du Sauvignon): il profumo di sambuco, gli odori di bosso, le note di litchi. E in bocca un’estrema piacevolezza, con questa nota aromatica accompagnata dalla mineralità, in un sorso che resta estremamente pulito. Il Pinot Grigio 2014 è quello con più corpo, al naso i profumi si fanno leggermente più maturi, fioriscono aromi di zagara, appena smorzati da un sapiente utilizzo del legno (solo per il 25% delle uve) e dall’utilizzo di una piccola parte di pinot grigio 2013.

A piacerci di più, in questa tornata di assaggi, il White Angel, nato da un uvaggio a base di chardonnay, sauvignon e pinot bianco. Ognuna delle tre uve vinificata in botti di legno di ampiezza diversa (da 300 a 700 litri) per esaltarne al meglio le caratteristiche. Un vino che rappresenta perfettamente la filosofia di Butussi: l’intervento solo al fine di esaltare le caratteristiche varietali. Insomma, il legno c’è, ma si coglie sono nella nitidezza dei profumi che non dipendono da lui. Ed è un gran vino, questo White Angel 2014, che al naso sviluppa profumi di miele, erba fresca, primaverile e frutti non ancora maturi. È un vino che scivola, in bocca mostra consistenze diverse. È difficile da inquadrare: si sente tutta l’ampiezza senza bisogno di troppo corpo. È etereo e tuttavia lascia un retrogusto lungo, piacevolmente secco, con un accenno di sapidità. Come le forme armoniche che lascia immaginare nell’aria la Menade danzante.

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