Nell’ottobre 2016 nasceva nelle Langhe il vino affinato sulle note di Ezio Bosso

Following a bird. Seguendo il volo di un uccellino come l’usignolo che ancora oggi si può osservare sui cieli di Monforte. Following a Bird come il brano del celebre compositore piemontese Ezio Bosso che nel 2016 suonò in un’esibizione sul palco di Sanremo rimasta nella storia della televisione. Possiamo partire da qui per raccontare un’intuizione che è quella della musica per il vino che ha unito un vignaiolo langarolo, Rodolfo Migliorini di Rocche dei Manzoni, e il grande compositore torinese appena scomparso.

Un’intuizione frutto di un incontro avvenuto molti anni prima di quel 2016 che ha visto la celebrazione di Bosso sul palco di Sanremo e pochi mesi dopo, a ottobre, la presentazione della Cuvèe Valentino 185th Door, il primo spumante affinato musicalmente. Il nome stesso è il racconto di questa amicizia ventennale: 18 e 5 sono le posizioni tra le lettere dell’alfabeto dei nomi di Rodolfo e Ezio, co-compositori del vino. Door un omaggio alle stanze musicali che compongono The 12th Room il primo album da solista di Bosso pubblicato proprio nel 2016.

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Il rapporto tra musica e sviluppo vegetativo delle piante e della vite in particolare è ormai cosa note. Far ascoltare musica alle vigne è, infatti, una pratica ormai assodata. Nel caso di questo spumante si tratta però di un approccio completamente diverso. Il vino viene affinato sulle note musicali, una scelta di opere da far risuonare in cantina accanto alle pupitres dove lo spumante riposa sui lieviti. La Cuvèe Valentino 185th Door, un metodo classico da chardonnay, pinot nero e pinot meunier, presentato nel 2016 è stato il frutto di una sperimentazione iniziata dodici anni prima, perché nato come assemblaggio di quattro diverse annate a cui ha fatto seguito una permanenza sui lieviti di otto anni per arrivare a un prodotto unico.

Per me il vino è vino e basta. È la bellezza assoluta, la bellezza della terra, del colore, del profumo e del sapore. Anche le colline che ospitano le vigne sono più belle, decisamente più belle di quelle dove la vigna non c’è” raccontava Bosso in un’intervista di qualche anno fa a Barolo&Co. Aveva incontrato il vino quasi contemporaneamente alla musica, ancora bambino: per lui era stata una folgorazione l’assaggio della Freisa di Chieri con il salame. Quasi quarant’anni dopo la sua musica aveva incontrato uno dei rari e più importanti metodo classico prodotti nella Langa dei grandi rossi. La sperimentazione voluta da Rodolfo Migliorini con l’amico Ezio Bosso ha mostrato come i lieviti stimolati musicalmente lavorino più in fretta donando al vino una maggior freschezza.

Un risultato che ci ha stupito allora e che tuttora è frutto di ulteriori applicazioni in tutto il mondo. Le cantine anche architettonicamente vengono concepite come anfiteatri quasi a sottolineare un legame sotterraneo, impalpabile e tuttavia esistente, tra una materia viva e la musica che è capace di cambiarla. Una scoperta fatta sulle note di un uccellino: Following a bird.

P:S. Ezio Bosso io l’ho conosciuto quella sera, nell’anfiteatro della cantina di Rodolfo Migliorini dove lui si era esibito. E avrei voluto stare li, anziché spostarmi ai tavoli del catering dove le cose non sono così solenni come lo era quell’incontro. Che mi lasciò senza parole: e infatti non dissi nulla a Bosso, se non un saluto. Davanti alla musica è goffo aggiungere parole: la musica ha una potenza evocativa grandissima, parla meglio di ogni parola. La parola sulla musica, come sulla poesia, può solo essere rovinosa. La notizia della scomparsa di Ezio Bosso dunque mi ha colpito, perché da allora, da quel 2016, ogni volta che usciva in tivù o sui giornali lo seguivo. Come ho fatto ieri, ritrovandolo nelle sue esecuzioni dove sembrava proprio che toccasse con mano la felicità. Ecco chi era Ezio Bosso, uno che poteva dare un nome alla felicità. Uno che è stato con la bellezza e incontrato il Creatore di tutto, proprio dentro la perfezione delle sue esecuzioni. Che bel regalo avere avuto un personaggio così fra noi. Paolo Massobrio

 

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