Uno sguardo al Biellese che cambia: ambiente, enogastronomia e turismo per il futuro del territorio

Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce. È con questo messaggio - rivolto ad una platea di circa 180 partecipanti - che si sono aperti i lavori dell’evento “Biella, distretto del gusto?” dello scorso sabato 9 novembre a Biella presso Cittadellarte-Fondazione Pistoletto. Lo scopo dell’iniziativa, fortemente voluta dal Club di Papillon di Biella e realizzata in collaborazione con Fuoriluogo, Cittadellarte e CNA Biella, era quello di favorire una maggiore consapevolezza collettiva sul fatto che il Biellese sta cambiando pelle, che c’è un fiorire di imprese in settori nuovi e diversi, che c’è una sorta di ritorno alla terra con modalità moderne e con interpreti preparati culturalmente a gestire la complessità di qualsiasi attività imprenditoriale.
Intervistati da Marco Berchi, giornalista, già direttore del giornale locale Il Biellese e della rivista Qui Touring, si sono succeduti sul palco per raccontare le loro esperienze, nell’ordine: Barbara Varese, imprenditrice milanese proprietaria de La Bursch, dimora del XVII secolo recentemente ristrutturata e trasformata in albergo diffuso e dimora di charme per eventi e meeting aziendali, a Campiglia in Valle Cervo; Silvia Bettinetti, designer di Monza che si occupa di gestione di attività immobiliari e titolare di Donna Lia, azienda agricola sulle colline moreniche della Serra a San Secondo di Salussola, già attiva nel ‘700 e da una dozzina d’anni oggetto di investimenti per il recupero dell’antica vocazione vitivinicola, l’ampliamento dell’area vitata, il restauro dell’antica villa settecentesca e delle vecchie cantine; Michael Silverman, laureato in filosofia a Firenze, prima orafo, poi commerciante di gioielli a Milano e oggi proprietario dell’azienda La Soleggiata di Cerrione in cui produce mele e prodotti derivati, tra i quali la famosa mostarda di mele biellese, antica e tipica salsa servita in accompagnamento a bolliti, paletta, selvaggina, formaggi, uova e molto altro; Enrico Covolo, ingegnere informatico con la passione per l’agricoltura che divide il proprio tempo tra l’attività di progettista di sistemi applicati nel campo della medicina del lavoro e la produzione di zafferano e di carciofi a Coggiola; Manuela Zegna, laureata in fisica cibernetica, per molti anni manager di una multinazionale a Milano nel campo dei sistemi informativi per le aree finanza e controllo e oggi titolare dell’azienda agricola La crava cuntenta - produttrice di formaggi caprini - e del B&B Cottignano, entrambi a Masserano; Armona Pistoletto, Presidente di Let Eat Bi - operante nell’ambito di Cittadellarte - che attraverso la partnership con associazioni, cooperative, imprese sociali e comunità territoriali, aggrega, promuove e contribuisce a organizzare le risorse e le attività (saperi, azioni, progettualità) presenti nel territorio biellese il cui denominatore comune è la cura della terra, del paesaggio sociale e naturale. Risorse che danno frutti concreti, che producono cultura, convivialità e sviluppo economico sostenibile, favorendo l’inclusione sociale.
Dopo questo primo giro, cambio di scenario e nel salottino approntato a Cittadellarte appare Marco Gatti, Vice Presidente nazionale del Club di Papillon, nella veste di intervistatore di Roberto Conterno, uno dei miti del Made in Italy vitivinicolo che ha recentemente acquisito l’azienda Cantine Nervi di Gattinara. Perché Gattinara? “Perché ho ancora fame - risponde Conterno - anche di conoscenza, potevo scegliere Montalcino per convenienza finanziaria ma il mio cuore è nel Nebbiolo e allora anziché andare a Sud sono venuto a Nord”. Alla domanda se crede in questo territorio e pensa di poter vincere la scommessa la risposta secca è stata “io non ho scommesso, io non credo di fare, io so che qui farò grandi vini, perché ci sono i terreni adatti”, detto senza alcuna presunzione ma con il piglio del vero imprenditore. Poi aggiunge che “dalla povertà alla situazione di oggi il cambiamento in Langa è avvenuto grazie all’arrivo degli stranieri” e alla considerazione di Marco Gatti che non solo in Langa ma anche a Montalcino non c’era nulla 30 anni fa e oggi il successo del vino ha portato allo sviluppo turistico ed alla ricchezza di questi territori, Conterno aggiunge che “ci vuole una sana competizione, un territorio cresce se viene conosciuto, bisogna promuoverlo in Italia e nel mondo, ma a livello locale i vini devono entrare molto di più nella ristorazione ed offerti a chi arriva qui, in Alto Piemonte”.
Le conclusioni di Marco Gatti sono state sintetiche ed efficaci. Queste le sue parole: “Fra i relatori di oggi qualcuno ha detto che a Biella ci vuole più positività e più professionalità nell’accoglienza, che Biella deve essere più disponibile al cambiamento e imparare a fare non solo quello che si è sempre fatto ma anche cose nuove. È vero, tutto è migliorabile, ma per quello che so e ho sentito penso che dal titolo di questo evento si possa tranquillamente togliere il punto interrogativo: il distretto del gusto c’è, anche qui c’è chi “arriva da fuori” e apporta cultura, conoscenze ed esperienze; sta succedendo quello che è capitato a Montalcino e in Langa e ciò è certamente un buon segno e una sollecitazione ai biellesi che devono credere e investire di più nel loro territorio.
La discussione è poi continuata a cena con tutti i relatori, i dirigenti di CNA Biella e con la presenza di Paolo Massobrio: qui si è discusso del possibile ruolo che a livello locale possono svolgere le delegazioni del Club di Papillon e gli altri attori operanti sul territorio, ponendo le basi di una proficua collaborazione. A bocce ferme - e metabolizzando tutto ciò che è stato detto nei vari moment i- possiamo certo dire che la filiera del gusto biellese, che va dall’azienda agricola agli artigiani produttori di cibi e bevande, dal commercio alla ristorazione fino agli agriturismi, B&B e alberghi e quindi al vasto mondo del turismo, ha le carte in regola per affrontare le sfide del futuro: la cultura, la passione, la qualità dei prodotti e dei servizi, l’amore per il proprio territorio, la vision e quel pizzico di follia che tutte le avventure di successo al loro inizio hanno richiesto ai protagonisti. Guardare più al futuro, per immaginarlo e poi costruirlo, che non al passato, per rimpiangerlo: questo è stato un altro messaggio forte lanciato nell’incontro. Biella Città Creativa Unesco non può prescindere da tutto ciò. Così come tutti i soggetti di carattere territoriale - Regione, Provincia, Comuni, Associazioni di categoria, Camera di Commercio, Ente del turismo e altri - non possono prestare attenzione solo all’albero che cade ma devono approfondire le conoscenze e le esigenze della foresta che cresce, per poter accompagnare nel loro percorso di sviluppo questi nuovi imprenditori.

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