La bevanda più commercializzata al mondo salirà di prezzo, nonostante la deflazione. Tra le cause anche i cambiamenti climatici, ma c’è già chi pensa a salvaguardarne le migliori varietà

Chissà cosa avrebbe cantato Pino Daniele, se solo avesse saputo che il rito imprescindibile e rassicurante del caffè al bar rischia di essere minato da un ulteriore aumento in termini di costi. 

Lo si attendeva da tempo, ed ora è arrivato. Le tazzine scottano e in tutta Italia, da Nord a Sud, il prezzo al banco di un semplice espresso (la bevanda più commercializzata al mondo dopo il petrolio n.d.r) è destinato a lievitare, insieme ai listini, arrivando a costare anche 1,20 €.

Ma quali sono le cause alla base di questo ritocco? A spingere i gestori verso la modifica, in primis il rincaro delle miscele di caffè più utilizzate come nel caso della Robusta, che ad oggi vale 2.238 dollari a tonnellata, e dell’ Arabica, la varietà più pregiata che sui mercati internazionali ha presentato rincari nelle quotazioni di circa il 30%. Ma da non sottovalutare è anche l’aspetto climatico, dalla siccità registrata in Brasile fino al passaggio di El Nino, lo scorso anno, in Paesi strategici come il Vietnam e l’Indonesia. Avvenimenti cui, tra le altre cose, ha fatto seguito una buona dose di speculazione, che ha portato alle stelle le quotazioni del caffè sulla Borsa di Londra. 

Una fotografia che non riguarda solo l’Italia, ma più in generale tutte le piazze globali, dagli Stati Uniti alla Turchia, che già dal prossimo anno - ahinoi - dovranno anche confrontarsi con un deficit di offerta piuttosto importante, giacché la produzione registrata con l’ultimo raccolto si fermerà a 151 milioni di sacchi da 60 chili ciascuno, mentre il previsto aumento della domanda pesa già 155 milioni di sacchi.

Ma se dopo anni di stand-by il caro espresso (in tutti i sensi) sembra poter riambire al podio delle bevande in assoluto più "calde" c’è già chi, il caffè, promette di poterlo salvare. E’ il caso dei ricercatori dell’Università della California a Davis, che grazie al finanziamento dell’azienda giapponese Suntory hanno ottenuto una mappa del DNA del caffè arabica contenente informazioni “cruciali” per lo sviluppo di altre varietà di caffè, sempre di alta qualità ma resistenti alle malattie e in grado di adattarsi perferramente ai mutamenti climatici

Le sequenze che racchiudono il segreto del caffè arabica sono liberamente consultabili sul sito del Joint Genome Institute del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (per scoprirle clicca qui). 

 

(Fonti: Libero e ANSA)

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