Il vino italiano nel mondo fa proseliti. E vien da ridere quando con Veronelli in Friuli, quindici anni fa, ci trovammo a litigare con un produttore di vino (che non vedo da un po’ di tempo, a dire il vero), il quale asseriva, dal pulpito toscano, che bisognava puntare solo sui vitigni internazionali. Be’, c’è da dire che la storia non gli ha dato ragione.

Nei giorni scorsi si sono svolte le anteprime dei vini toscani più celebri, ovvero la Vernaccia di San Gimignano (che m'hanno detto essere stata interessante), il Chianti e poi il Vino Nobile di Montepulciano annata 2012 e il Brunello di Montalcino annate 2010. Per la cronaca, mentre il collega Fabio ha fatto i primi due, il sottoscritto è stato nelle ultime due località. Scoprendo, a dire il vero, che c’erano già state altre anteprime (al plurale addirittura). E vabbè: non ne capiamo il senso, o forse un po’ lo intuiamo. Si cerca di circoscrivere il danno di un’eventuale critica? E perché mai? Il mito della Toscana rimane intatto e se le vendite del vino sono già state prenotate con grande soddisfazione dei produttori, gli americani stanno ricominciando a viaggiare. E pare che vogliano sfruttare l’occasione dell’Expo per vivere il mito della Toscana. Che volere di più.

Detto questo l’annata 2012 del Vino Nobile di Montepulciano è stata un po’ più magra del solito, con pochi picchi: però c’è da dire che i produttori hanno cominciato a fare squadra e quelli che in passato hanno investito su un certo tipo di vino (più local che international) oggi raccolgono i frutti. Nella mia degustazione alla cieca di Vino Nobile, segno la novità dell’azienda Tiberini-Podere Le Caggiole, che è risultato il campione più entusiasmante. Poi appena a seguire i campione di Romeo, Le Berne e di Villa Sant’Anna che a dire il vero ci ha entusiasmato sempre e Lunadoro che a mio avviso sta lavorando molto bene. Conferme anche per La Ciarliana che lo scorso anno fu il miglior Vino Nobile di Montepulciano. Nel novero dei migliori anche Godiolo, Palazzo Vecchio, Icario, Boscarelli, il Conventino, Trerose e naturalmente Dei. Affermazione positiva anche per La Talosa, La Braccesca e Poliziano.
Queste le mie osservazioni, tenendo conto che poi l’annata avrà la sua evoluzione, in molti casi migliorativa.

E veniamo al Brunello di Montalcino 2010. Su quest’annata la considerazione sono con luci e ombre. Il 2010 non è l’annata che spacca, ce ne sono state altre molto più interessanti. Però continua il percorso di coerenza dei produttori ilcinesi, per cui non trovi più campioni diversissimi l’uno dall’altro come da un lustro indietro accadeva. C’è poi da dire che i produttori che debuttano pensando che basti mettere il nome di Montalcino in etichetta per avere successo, a volte come in questa annata 2010, escono con soluzioni deludenti, mentre continuano il percorso le aziende storiche, non solo per Montalcino, ma anche per la nostra osservazione. Tra i “nostri” storici, per capirci, annoveriamo Lambardi, che ha dato ottime soddisfazioni anche nel 2010, Tenuta di Sesta e Canalicchio di Sotto. Sorpresa per il campione n. 1 delle nostre degustazioni che è stato la Fornacina, accanto al Brunello di Montalcino Capanna. Buono anche Capanne Ricci. Ma non è finita. Perché il Brunello di Montalcino 2010 di Donatella Cinelli Colombini era molto buono, così come Il Poggione e per la seconda volta la Magia, fine, piacevole, equilibrato. Una conferma per noi è stata Matè, una novità Musico. Altre conferme di eccellenza: Pacenti Franco e Sesti. Novità per noi Querce Bettina e Renieri. Quindi San Polo, Sesta di Sopra, Le Potazzine, Silvio Nardi, Tiezzi e Uccelliera. Interessante il campione di Ventolaio, una conferma Agostina Pieri. Detto questo il sentimento che si prova è di tornare su questi campioni, magari fra sei mesi o un anno. In ogni caso vino Nobile e Brunello, al netto della variabile di un’annata, mi sono sembrati anche quest’anno sulla buona strada.

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