A cent’anni dal primo supermercato il gruppo di Bezos è pronto a cambiare il nostro modo di fare la spesa. E a renderci più spendaccioni

Ha debuttato a Seattle il negozio che rischia di cambiare in profondità il nostro modo di fare la spesa. La formula, raccontata un po’ su tutti i media del mondo, è semplice: si tratta di un supermercato senza casse, in cui il cliente entra, preleva dallo scaffale e mette direttamente in borsa per poi uscire. L’unica operazione preliminare è avere l’applicazione AmazonGo e logarsi, in automatico, all’ingresso.

A rendere possibile queste operazioni non sono particolari chip o codici posti sulle confezioni dei prodotti, quanto centinaia di telecamere sul soffitto che all’ingresso visualizzano il cliente (attenzione, visualizzano e non identificano, per rispettare la privacy) e lo seguono nel suo percorso all’interno del punto vendita. I prodotti prelevati vengono automaticamente conteggiati e messi sul conto virtuale. Si possono anche posare nuovamente, sostituire e riprendere e il cervellone centrale (un complesso sistema di intelligenza artificiale) aggiornerà in tempo reale il conto. Conto che sarà poi pagato, in automatico dall’app di Amazon che avrà anticipatamente registrato la carta di credito.

A un secolo dall’invenzione del primo supermercato (che debuttò a Memphis nel 1916) e sessant’anni dall’arrivo di questo modello di distribuzione in Italia, è l’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos, a far segnare una tappa rivoluzionaria nella storia della distribuzione. Appare ancora più strano e quasi dissonante che, a cambiare il volto del supermercato, sia chi con il suo modello di distribuzione a domicilio ha definitivamente messo in crisi il sistema degli ipermercati americani.

Allora perché creare un Amazon Go? Anzitutto testare un modello che, dopo un anno di prove ulteriori rispetto a quelle previste (un anno che è un tempo infinito per un’azienda come Amazon), pur essendo ancora perfettibile è in grado di poter essere utilizzato in superfici molto diverse tra loro (e anche in svariati ambiti). Tra le altre spiegazioni sulla scelta di Amazon c’è anche l’analisi dei comportamenti degli utenti: un sistema simile permette di analizzare in modo analitico il comportamento di un consumatore all’interno di un punto vendita e quindi elaborare nuove strategie di vendita. Poi c’è il risvolto di aumento dei volumi di vendita in senso stretto: non utilizzare il denaro contante elimina la spiacevole sensazione di distacco che si prova nello spendere e che ci limita in certi comportamenti. Il rischio è quindi quello di acquistare con più leggerezza. La centralità della sede distributiva: la convenienza della GDO è sempre stata quella di concentrare un gran numero di merci in un unico punto vendita abbassando così i costi di trasporto. Insomma il cliente che si reca in un punto vendita e acquista fa risparmiare alla catena tutti i costi di trasporto (sostituiti da quelli più blandi di stoccaggio).

Il vecchio assunto del capitalismo, che concentra le merci, può ancora essere valido? Infine, c’è un importante risvolto umano. AmazonGo elimina i commessi, ma possiamo prevedere a breve anche chi sistema i prodotti a scaffale e così via (il punto vendita può essere ulteriormente automatizzato in questo senso). Le energie umane così liberate non saranno semplicemente espulse dal mercato del lavoro nella GDO, ma potranno rientrare con ulteriori qualifiche, dalla comunicazione sul singolo prodotto fino alla preparazione di cibi con le eccedenze realizzando un sistema di distribuzione / ristorazione che, seppur già presente negli Usa, in Italia non ha ancora preso piede.

Che piaccia o meno, ieri a Seattle è andata in scena una pagina di storia.

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