La cucina di Federico Allegri, tra classicità piemontese e contaminazioni dal mondo
Nella Rivoli gourmet c'è da stare Allegri. Gioco di parole scontato, ma non è scontata la cucina di Federico Allegri, giovane chef dal curriculum importante: Gennaro Esposito, prima, Vintage e Magorabin a Torino, poi, per citarne tre. Con la socia Elisa ha aperto questo ristorante (viale Partigiani, 116 - tel. 0119536058) che porta il suo nome. Il locale è essenziale ed elegante, con le volte in mattone a contrastare il colore diafano delle pareti. Palloncini azzurri trattenuti ai tavoli da pietre di mare e filo di rame sono l'originale centrotavola.
Non scontata, dicevamo, la cucina di Allegri, che non ha paura a pescare ingredienti dal periplo del mondo per proporre i suoi piatti più personali, al fianco dei grandi classici della cucina piemontese, presentati con grande rigore filologico e precisa forma dei sapori. Il risultato è una carta abbastanza agile, a cui si aggiungono tre menu (a 40, 45 e 70 euro).
Giusto il tempo di sgranocchiare i grissini stirati (buoni, così come il pane), ed ecco l'insalata russa, dalle verdure tagliate piuttosto grosse, e accompagnata da un trancio di pesce: buona. Dal Piemonte, anche il vitello tonnato, mentre il baccalà islandese ananas e salsa BBQ è piatto complesso, nella somma intrigante. Tra i primi, sfere di gnocchi alla salvia e camomilla (discreti), tortelli di champignon amaranto e caffé o agnolotti al plin. Poi è il turno del coniglio alle nocciole: tradizione ed eleganza, come appagante è l'agnello cotto nell'argilla. Duplice strada anche nei dolci: dove bonet 1800 e zabaione al Moscato d'Asti con cantucci appaiono a fianco di sedano candito sorbetto di pompelmo e mandorle e alla crema di caprino cannello sorbetto di piselli e polline. La carta dei vini non emoziona particolarmente. Nel complesso, una serata piacevole, senza vette assolute, ma che lascia la curiosità di seguire in futuro l'evoluzione di questa cucina.