Ad Alessandria la storia della grande pasticceria incontra quella militare. Così nasce un mito
Nel 1993 da Alessandria partiva il primo treno enogastronomico del Monferrato che accendeva per la prima volta i riflettori su questo territorio e sulle sue potenzialità. Dieci anni dopo la Cittadella ospitava una clamorosa edizione del Salotto di Papillon che già prefigurava quella Golosaria Monferrato che sarebbe nata poco dopo. Per questo motivo ci sembrava giusto ripartire da Alessandria per raccontare i territori del gusto italiano. E soprattutto dalla Cittadella che nel 2013 è stata proclamata Luogo del Cuore Fai e nel 2014 è stata inserita da Europa Nostra e dalla Banca europea degli investimenti tra i sette monumenti europei da salvare nel programma "7 Most Endangered".
Questa straordinaria cittadella militare, una delle più grandi d’Europa e sicuramente la meglio conservata nelle sue strutture originali, è simbolo della città. La sua costruzione, voluta da Vittorio Amedeo II di Savoia, continuata da Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, ebbe inizio a partire dal 1728. L’architetto, Ignazio Bertòla, mise a frutto l'esperienza vissuta per l'assedio di Torino del 1706, durante il quale si rese conto dei difetti e delle lacune dell'impianto difensivo torinese, ormai obsoleto rispetto alla tecnologia militare a lui contemporanea.
La Cittadella, a pianta stellare, è un perfetto esempio di fortezza moderna e si compone di sei fronti bastionati forniti di cavalieri, collegati da spesse cortine rettilinee e percorsi da gallerie e casematte. Napoleone ne voleva fare la porta d’accesso alla Francia e il più grande baluardo difensivo dell’Europa del sud. Sui suoi bastioni, il 10 marzo 1821, venne innalzato per la prima volta nella storia d'Italia, un vessillo tricolore da parte del tenente colonnello Guglielmo Ansaldi, durante i moti guidati da Santorre di Santarosa, che diedero il via al Risorgimento italiano. Un pezzo di storia recentemente recuperato in parte dei suoi spazi e riaperto alla città, che si prepara ad ospitare alcuni significativi eventi nel 2015 in occasione di EXPO e che già guarda al nuovo ponte progettato dal celebre architetto americano Richard Meier.
Ma la Cittadella e la borghesia militare che l’ha popolata per secoli hanno lasciato alla città una storia enogastronomica particolare che si lega al mito della pasticceria. Furono proprio le famiglie degli ufficiali di stanza ad Alessandria a popolare per decenni le pasticcerie alessandrine che andavano affinandosi ognuna con proprie specialità. Da qui un tourbillon di specialità: Pasticceria mignon, ovvero cannoncini e bignè; la Tartufata, rifinita da scaglie e sfoglia di cioccolato; gli Amaretti prodotti a partire solo da zucchero, mandorle ed albume; la Polenta dolce (o Polenta di Marengo della Pasticceria Bonadeo) caratterizzata dall'utilizzo della farina di mais; i baci al cioccolato, (i celebri Baci di Gallina, dalla pasticceria Gallina) con cacao e nocciole Piemonte, i Meardini al rum, sempre riferiti alla pasticceria Bonadeo, con rum, crema di marroni e cioccolato fondente. Poi gli Amaretti Marelli (già della pasticceria Pittatore), i Mandrugnin, i Gallinotti al rum, i Nugatelli, la torta Albanese (prodotta con impasto di farina, mandorle dolci, tuorlo sodo e ricoperta da cioccolato al gianduia, della Pasticceria Zoccola) e la Giacometta, ovvero la pasta di nocciole della pasticceria Giraudi.
A questi si aggiungono i gelati artigianali e la pasticceria salata. Si tratta di una tradizione ricchissima, riconosciuta anche dalla denominazione comunale nel 2005 e celebrata ogni due anni da un Salone del biscotto e del dolce nato proprio qui. E’ una vicenda unica e affascinante che lega storia e gastronomia. Un fil rouge che si dipana già dal 14 giugno del 1800 quando a pochi chilometri da qui, sulla piana di Marengo, Napoleone gustava per la prima volta un piatto che cambiò la cucina internazionale: il pollo alla Marengo. Ma questa è un’altra storia (o leggenda), che vi racconteremo.