Era lo zio di Renzi, ma perché non diciamo, come Nicola dichiarava scherzando, che Renzi è il nipote di Bovoli?

Che fosse l’ultima volta che ci saremmo incontrati, non lo immaginavo. Eppure Nicola era arrivato a Padova, apposta, per salutarmi durante Golosaria, a fine maggio. Ed era in forma, meno affaticato del solito. È venuto per scambiare quattro chiacchiere, come faceva sempre, ovunque io fossi, e per darmi il suo olio e il suo vino, il Ceppato, ma anche il Kiwino, liquore a base di kiwi. Erano la sua vita, perché il suo buen retiro di Vicopisano aveva tutto questo. E una volta andai a trovarlo nel suo regno, in Primavera, per finire in una trattoria poco sotto: i “Compagni di merende”.

Ieri Maurizio Pescari, collega, amico e uomo dell’olio, mi ha dato la notizia della sua morte con un sms, che gli avevo chiesto dopo aver visto la sua chiamata. Poi ho appreso, anche se deve avermelo detto, che era lo zio di Renzi, e i siti web ieri hanno postato questo titolo, ignari che Bovoli era Bovoli, un grande conoscitore del gusto, un grande cuore, un grande amico. E soprattutto un grande appassionato di olio. La mia collega, direttrice della Cucina Italiana che ha casa vicino a lui, s’è messa anche lei a fare l’olio. Perché Nicola era un trascinatore, un entusiasta di natura, uno che capiva: della materia e dell’umano.

Che bei momenti che abbiamo passato insieme. Lo ricordo a Golosaria, ma anche alla Crociera del Gusto del 2006 in Sicilia, con la sua paziente moglie, sempre di fianco. Alla giacca teneva la chiocciolina di Slow food, perché lui era un tipo fedele e determinato. Era fedele agli amici e alla cause. Ma non mi capacito di quel suo sentimento di stima: faceva chilometri e chilometri, come l’ultima volta, solo per venirmi a salutare e darmi il suo olio.
Sarà stato lo zio di Renzi, ma perché non diciamo, come Nicola dichiarava scherzando, che Renzi è il nipote di Bovoli?

Una di queste sere, mentre non sarò in viaggio da un capo all’altro dell’Italia aprirò un Ceppato e lo racconterò, mentre il tuo olio Nicola è impossibile da conservare: l’ho consumato subito. E sapevi che facevo così. Ma ora mi sto accorgendo che ti sto parlando (mentre prima eri tu che parlavi, parlavi, parlavi, come un fiume in piena).
Sì, è così Nicola: sarai sempre con me. E grazie per l’amicizia, per quella gratitudine unica, che ti fa stare vicino, ora, al conte Riccardi e a Bruno Lauzi e ad altri signori che ci hanno onorato della loro grande amicizia: a me, a Marco Gatti, a tutti quelli di Papillon. Un abbraccio grande come la tua mole quintalaria dei tempi migliori vada poi alla tua cara moglie, che ti ha assecondato e voluto bene davvero. Ma adesso ci viene da piangere... e bisogna smettere.

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