I De Marchi e i Ferraris e il loro vino rosso

È un vino che non c’è, intendiamoci, ma c’è! O meglio, ho avuto il privilegio di assaggiare questa Spanna 2020, ecotipo di nebbiolo, che nasce dal sogno di tre amici che hanno iniziato a firmare “Due Ettari” un nebbiolo in purezza che aveva un colore rubino molto intenso, al naso note di amarena e piccoli frutti (ribes) con qualche cenno più compiuto e profondo che alla fine ha condotto a un sorso con tannini setosi (nomen omen nel Biellese) di rara eleganza, trasportata da un’esemplare finezza. Un sorso dove avverti la pienezza del nebbiolo, ma anche la mineralità del terreno da cui nasce, che lascia in bocca una fresca sapidità.
duettari.jpgI due ettari sono di una terra in parte rossa (in dialetto biellese tèra volpin-a perché rossiccia come il pelo della volpe); in parte gialla perché composta da antica sabbia marina a ricordare, insieme alle conchiglie fossili, che Lessona una volta era coperta dal mare. Infine, le tonalità del marrone e del beige dello strato alterato ferrettizzato, localmente chiamato cioèt, derivante dai residui di un super vulcano fossile.
conchiglie.jpg“Grazie a questo insieme di suoli da questa vigna nasce un vino completo dal punto di vista enologico – dicono Luca De Marchi, wine maker celeberrimo e Franco e Vittorio Ferraris, padre e figlio – Finezza, aromaticità e una buona acidità derivano dalla sabbia gialla, la mineralità dal cioèt, la pienezza e la rotondità dalla terra rossa. L’assemblaggio delle tre parti è equilibrato ed è forse per questo che le Riviere Rosse in passato erano circondate da un muretto a secco, come un cru, ovvero una vigna singola da cui si ricavava un vino esclusivo”.
vigne.jpgOra, solitamente io non parlo mai dei vini che non esistono dal punto di vista commerciale, l’ho fatto una sola volta ed era un baratuciat della Val Susa. Quell’articolo sulla Stampa, diede poi il via a un interesse per quel vitigno che oggi ha trovato casa anche nel Monferrato. Qui, mi sembra d’essere di fronte alla medesima cosa.

Raccontano infatti i tre amici: “Nei tempi d’oro della viticoltura biellese, tra Ottocento e Novecento, le Riviere Rosse fecero parte della Fattoria Beglia e poi della Casa Avogadro di Quinto. Il vigneto Riviere Rosse fu estirpato a metà degli anni Trenta e da quel momento il bosco iniziò a occuparlo; gli alberi crebbero al punto da nascondere il panorama verso le Prealpi biellesi. In quegli anni si assistette al crollo del sistema sociale agricolo, un po’ per l’arrivo della fillossera e per il clima difficile per la viticoltura, un po’ per il boom della fiorente industria tessile biellese nella produzione di tessuti di alta qualità. Qualità legata al saper fare della manodopera, ma anche alle caratteristiche del terreno che, così come dona finezza ed eleganza al vino, rende l’acqua biellese tra le più pure e leggere, ideale per il lavaggio delle fibre naturali”.

E non a caso nasce qui Lauretana l’acqua più leggere d’Europa. Tutto torna, insomma. Ora, questo vigneto segna il legame della famiglia Ferraris con le proprie origini monferrine contadine (loro sono di Masio, scusate se è poco, essendo anche il mio paese di origine 😂), dopo aver seguito un’altra vocazione con un’intensa attività nel settore laniero. Il ritorno all’amore per il mondo agricolo e per la natura Franco Ferraris l’ha ereditato dal padre Francesco e tramandato al figlio Vittorio. Così la passione per la lana e per la materia diventa passione per la terra e per il vino e accomuna la famiglia Ferraris alla famiglia De Marchi, che abbiamo conosciuto prima per le loro performance enologiche in Toscana (mitico il Cepparello!) e ora nel Biellese, con la cantina Proprietà Sperino.
riviere rosse.jpgOra, dall’amicizia con il viticoltore Luca De Marchi e dall’unione delle sue competenze con quelle di Franco e di Vittorio oggi le Riviere Rosse sono protagoniste di una nuova, speciale avventura da cui nasce il vino Duettari.
Per ora queste magnum sono state inviate agli amici, ma certamente dopo le prossime vendemmie diventeranno qualcosa di concreto per un mercato che sta riscoprendo queste terre, anche grazie all’amore di gente così: che restituisce ciò che ha ricevuto.

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