Gli esiti delle nostre degustazioni in terra biellese

La nostra sentinella sul territorio, il Delegato del Club Papillon Arnaldo Cartotto (del suo Club il socio onorario è il maestro Michelangelo Pistoletto e la madrina Bianca Rosa Gremmo Zumaglini detta Bianca della Conserve) ci aveva allertato da tempo sui movimenti enoici in terra biellese. E quindi abbiamo seguito l’evolversi, con alcuni assaggi nel 2019, fino a una degustazione programmata per maggio, in zona, con tutte le cantine emergenti. Tuttavia il Covid non ci ha permesso di fare l’evento che avrebbe coinvolto i produttori in un confronto diretto e anche i colleghi giornalisti. Abbiamo optato per l’invio dei campioni e nei giorni scorsi - con Stefano Tucci, Alessandro Ricci e Fabio Molinari - abbiamo proceduto alla degustazione, passando in rassegna una trentina di vini. Ecco l’esito dei nostri assaggi.

DONNALIA di Salussola (BI)
Incontriamo questa cantina alle pendici della serra morenica di Ivrea in Piemonte, nell'area più occidentale della provincia di Biella. La zona di vinificazione è una nostalgica cantina settecentesca con soffitto a volta e mattoni a vista, con fascinose botti in cemento e un'atmosfera contadina. Se scoperchiate i contenitori troverete barbera, nebbiolo, cabernet, uva rara, vespolina, erbaluce (e altro ancora) provenienti dai 3 ettari di vigneto posti a circa 300 metri s.l.m. L'obiettivo dichiarato è il recupero identitario della proprietà e del territorio, caratterizzato dalla presenza di numerosi laghi limitrofi e alla conformazione morenica del terroir. Attenzione particolare al ciclo vegetativo del vigneto per una viticoltura sostenibile; si è cercato di creare un habitat diversificato per garantire l'equilibrio del luogo così da ridurre l'uso invasivo di fitofarmaci. “Madama” è il nome del loro Metodo Classico Rosè che è brillante nel colore e molto delicato nei profumi, dove i piccoli frutti rossi lasciano spazio a fiori selvatici e una bocca leggermente sapida.
donnalia-madama.jpgVira verso il paglierino-oro il Canavese Bianco “La Giasera” 2018 (da uve erbaluce): ricorda il talco e i fiori bianchi, ma anche la frutta esotica. Ottimo dialogo sapido/minerale per un vino che risulta morbido e rotondo.
donnalia-la_giasera.jpgIl rosato “La Mezza” sembra il corallo alla vista e il naso è quasi animalesco, davvero incredibile. Bocca pulita, leggermente tannico, ad emergere infine è il fiore (la rosa).
donnalia-la_mezza.jpgVeniamo poi letteralmente conquistati dal loro  Rosso “Variabile” (uve rosse autoctone): bouquet di sottobosco e spezie, molto zuccherino il frutto che è sicuramente croccante.
donnalia-variabile.jpgSe quest'ultimo è un'interpretazione più contadina, il Canavese Barbera “La Torre” è molto elegante. Senti la ciliegia e l'acidità è davvero pregnante.
donnalia-torre.jpgConcludiamo con “San Siond” Canavese Nebbiolo 2016 che sa di vernice e frutta sotto spirito. È un po’ disarmonico rispetto agli altri, ma non rovina certo il lavoro e il giudizio di questa cantina: encomiabili!
donnalia-sansiond.jpgPer acquisti: piattaforma italvinus

MASSIMO PASTORIS di Viverone (BI)
Il vino non è l’unica passione della famiglia Pastoris: i kiwi infatti sono il frutto prediletto di Oliviero e del figlio Massimo - dopo l’uva, ovviamente. Presso il loro punto vendita di Biella si trovano pure ortaggi biologici e prodotti tipici del territorio. Se invece vi recherete presso la loro cantina a Viverone avrete il privilegio di assaggiare uno spumante metodo classico di erbaluce (c’è anche la versione ferma) accanto al Canavese Nebbiolo che è figlio di un affinamento di 9 mesi in legno. Per accompagnare il dolce, a tavola non vi resterà che servire il loro Caluso Passito che esce dopo 6 anni rispetto alla vendemmia.
Stappiamo dunque l'Erbaluce che della vendemmia 2018 ci racconta di erbette selvatiche e di sentori che ricordano il cartone. Piacevole alla bevuta, forse manca di potenza ed eleganza. Davvero intrigante invece il Nebbiolo “La Cucca” che è un Canavese sapido e fumè, rotondo e persistente. Incredibile la nota di olive verdi, davvero particolare!
Chiudiamo in bellezza con la versione passita dell'Erbaluce, millesimo 2006. Percepisci il cedro, il legno, il dattero e come una “prugna abbandonata in una cantina”. Un vino da meditazione, che merita un ascolto più approfondito. Lo ritappiamo per riassaggiarlo il giorno dopo: le emozioni non cambiano. Complimenti!

Per acquisti: piattaforma colpodivino.com
pastoris.jpgPIETRO CASSINA di Lessona (BI)
Si affaccia sul Monte Rosa e dista pochi chilometri dal capoluogo piemontese. All’interno della denominazione Lessona, l’azienda Pietro Cassina possiede 6 ettari di vigneti oltre ad alcune zone boschive. Qui il nebbiolo trae la sua eleganza e potenza da un terreno ricco di fossili di un antico vulcano (parliamo di milioni di anni fa) che ha arricchito il sottosuolo di sostanze uniche assolutamente peculiari. Se state cercando il segreto della bontà del vino Lessona, si nasconde proprio sotto i vostri piedi. In affinamento vengono usati legni svizzeri ed austriaci, molto duri meccanicamente e quindi meno invasi negli aromi: il vitigno viene lasciato libero di esprimersi ed evolve in maniera lenta e controllata, senza mutare la propria carta d’identità.
Partiamo subito con un Vespolina Coste della Sesia “Tera Rusa” 2012 che ha un naso terroso e di piccoli frutti, poi spezie (sembra peperoncino?).
Sa di humus e fiori il Nebbiolo “Ciuèt” che risente dall'annata – 2012 –  pensavamo avrebbe garantito maggior equilibrio gusto-olfattivo. 
Di altra caratura il Lessona “Pidrin” 2014 che è davvero potente ed avvolgente: ti accolgono sentori di funghi e sottobosco, olive e note erbacee. È inoltre minerale e anche sapido, pur mantenendo un'eleganza davvero notevole. Una grande espressione di nebbiolo.

Sito web: pietrocassina.com
cassina.jpgAZ. AGR. LA FAVORITA di Viverone (BI)
Siamo alla seconda generazione per la famiglia Zaniboni che a Viverone conduce sapientemente questa realtà vitivinicola da segnarsi sul taccuino. Barbera e bonarda, poi freisa e nebbiolo, infine erbaluce: la proposta è variegata ma l'Erbaluce di Caluso e il Canavese sono sicuramente le due denominazioni più rappresentative. Nelle nostre batterie di degustazione in prima posizione incoroniamo l'Erbaluce vendemmia 2018 che è color paglierino (non brillante) ed ha un sorso pieno ed equilibrato. Si apre sulla pesca gialla e la banana e si chiude sulla salvia e altre sfumature erbacee. Molto fresco.
Della stessa caratura è sicuramente lo spumante “Aldo” che sorprende per cremosità e piacevolezza di beva. Sa veramente di violetta e di fiori d'arancio e in bocca è sapido. Convince infine il Canavese Rosso 2017, naso di spezie e sottobosco, dove la prugna disidratata viene poi sovrastata da tannini pregnanti che riempiono piacevolmente la bocca.

Sito Web: www.aziendavitivinicolalafavorita.it
la-favorita.jpgLE PIANELLE di Brusnengo (BI)
Proprietà svizzera per questa realtà del comune di Brusnengo, dove nel 2004 Dieter Heuskel e Peter Dipoli hanno acquistato il primo lembo di terra fino ad arrivare ai 5 ettari totali di oggi. I nuovi vigneti sono situati a Forte e Lessona dove – naturalmente – il vitigno prediletto è il nebbiolo, assieme alle varietà locali come croatina e vespolina. La cantina è situata nel centro storico e il tentativo di Le Pianelle è quello di presentare vini indipendenti e di carattere che esprimano la qualità dell'Alto Piemonte, zona che piano piano sta mostrando una bella veste.
Con il Coste della Sesia Rosso “Al Forte” 2017 veniamo avvolti da fiori e frutti su uno sfondo boschivo. Il vino è sicuramente acido e molto sapido. Chiude con la liquirizia.
Buono anche il Bramaterra 2016 che ha come protagonisti la prugna e la viola, su una speziatura delicatissima. Fermentazione spontanea e passaggio in botti di rovere francese vinificato da uve provenienti da terreni con sabbie porfiriche di origine vulcanica. Qui è la croatina ad avere una percentuale maggiore in bottiglia. Tannicità ruspante per un vino che ha un “ché” di contadino. Non male!

Sito Web: www.lepianelle.com
pianelle.jpgCASCINA PREZIOSA di Cossato (BI)
In questi terreni ricchi di antiche sabbie marine oggi si sta assistendo ad un “Rinascimento enologico” molto importante e Cascina Preziosa è una dei protagonisti, essendo già stata fra i nostri Top Hundred. Di questa possediamo documenti che ne testimoniano l'esistenza grazie alle riproduzioni della Carta Napoleonica datata 1806 (che fanno risalire le radici della cantina nel lontano 1700). 
Gli ettari vitati sono 3 e i vitigni nebbiolo, vespolina e barbera – tutti di produzione propria – sono coltivati con metodi naturali senza l'utilizzo di diserbanti e agenti chimici.
Il primo tappo “che salta” è quello del Vespolina “Il More” 2017 che ha sentori eterei e di legno, quasi fumé. È veramente imperioso, non c'è miglior aggettivo per descriverlo. Frutta sotto spirito, confetture, liquirizia e una persistenza infinita.
Il “Djarmai” Spanna 2017 sa invece di spezie e amarena, poi liquirizia nera e un richiamo alla terra. Giustamente tannico (d'altronde parliamo di nebbiolo) e forse acidità ancora non inquadratissima. Comunque un grande vino che è anticamera dei grandi Gattinara! Chiudiamo infine con il Nebbiolo “Castleng” 2016 che è fine e persistente, speziato e percepisci la viola e la ciliegia. Chiude grandissimo con note di cacao in polvere.

Per acquisti: piattaforma altopiemonteitalia.com
cascina-preziosa.jpgVILLA GUELPA di Lessona (BI)
“Confesso ingenuamente che l'ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso”.
Queste sono le sincere parole di Camillo Benso conte di Cavour, riportate giustamente in auge dalla cantina Villa Guelpa di Lessona. Qui troverete vasche in cemento e botti di rovere di Slavonia, oltre ad una splendida dimora padronale ristrutturata in maniera impeccabile. La nuova vitalità della tenuta è merito di Daniele Dinoia che segue i 4 ettari tra Lessona, Sizzano, Mottalciata e Dorzano per una produzione di circa 15 mila bottiglie. Molto interessante il progetto “comunicativo” di indicare longitudine e parcella del vigneto da cui deriva il vino: i suoli infatti spaziano dai ciottoli alluvionali delle colline di Salussola e Dorzano nei pressi del lago di Viverone passando poi alle sabbie ricche di silicio di Mottalciata. Cosa dire poi dei terreni profidi vulcanici del Bramaterra? Insomma, parliamo di un terroir incredibile, difficile raccontare queste peculiarità in poche righe.
Raccontiamo invece dei vini degustati e iniziamo con il “Longitudine 11” Vino Rosato che è veramente color rosa (proprio come il fiore) ed è caratterizzato da una spalla acida perfetta. Ricorda le fragoline di bosco e percepisci un sottofondo minerale.
Ha sentori di foglia di pomodoro il Sizzano 2017, poi arriva la frutta rossa matura, la liquirizia e le spezie. Il tannino è grattante e il sorso generoso. La vendemmia 2016 ha note più ematiche e di frutta in confettura (mi è piaciuto molto).
Più elegante è il Lessona 2017 che ricorda proprio l'amarena e senti delle piacevolissime erbette aromatiche, un naso quasi “boschivo”. Elevato 26 mesi in tonneaux di rovere di Slavonia il millesimo 2016 rimanda alle foglie di tè e a fiori in appassimento; lunga la persistenza, con il palato bello fresco che invita ad un'altra bevuta.  

Sito Web: www.villaguelpa.it per acquisti sulla piattaforma www.italvinus.it
villa-guelpa.jpgNOAH di Brusnengo (BI)
Andrea e Giovanna sono i due giovani nuovi e motivati vignaioli che dal comune di Brusnengo stanno mettendo le basi per una solida e concreta realtà vitivinicola. Possiedono vigne ben posizionate (3 ettari circa), con Bramaterra e Lessona come denominazioni rappresentative. Il Rossonoah è la sintesi della loro interpretazione enoica, perché troviamo un nebbiolo (da vigne giovani) che incontra una croatina più “anziana”. Un bel dialogo che ci regala nel bicchiere freschezza e croccantezza, dove i frutti di bosco dominano con il loro succo zuccherino. Più diretto e deciso il Coste della Sesia Rosso 2018 (croatina, vespolina, uva rara) che non delude ma non eccelle; procedendo con gli assaggi la questione si fa più interessante.
Molto elegante nei profumi è il Lessona 2015, che è terroso e senti le erbe aromatiche. Della stessa annata è ancora meglio il Bramaterra, quasi balsamico al naso. Senti la liquirizia, l'incenso e in bocca è davvero molto equilibrato, ben fatto.
Voti alti per il Bramaterra millesimo 2014 che ha note terziarie di tabacco e cuoio, quasi bagnato. Sorso pregnante, davvero goloso, accenno di mentuccia che impreziosisce il bouquet. La vendemmia 2013 infine ci dimostra la velocità di evoluzione di queste bottiglie i cui profumi cominciano già a spegnersi: tappo sfortunato? Un grande plauso comunque ad Andrea e Giovanna: il vino parla chiaro, siete sulla buona strada. Arrivederci alle prossime vendemmie!

Sito Web: www.noah.wine
noah.jpgQueste le nostre segnalazioni di novità che ci hanno raggiunto. Ma c’è ancora molto altro da raccontare in una terra dove i grandi stanno investendo e anche gli enologi di fama si stanno cimentando per raccontare quell’unicità che già i nostri precursori (Adriano Sartor, Giuseppe Filippo Barni, al centro delle degustazioni di antiche bottiglie aperte nel lockdown) hanno saputo mantenere in vita. 

Merita poi citare i nostri vini Biellesi inseriti sul Golosario, come Centovigne di Cossato (Top Hundred 2018), la Proprietà Sperino Vigneti De Marchi di Lessona (Top Hundred 2008), Tenute Sella 1671 di Lessona, Giuseppe Filippo Barni di Brusnengo (Top Hundred 2003), Pozzo Elisa di Viverone, Cassina Pietro di Lessona, La Prevostura di Lessona, La Psigula di Corino, Massimo Clerico di Lessona, Rolej di Cavaglià.

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