A Popoli, il sogno dell'imprenditore veronese Leonardo Pizzolo diventa progetto agronomico

Nel cuore verde d’Abruzzo tra il Parco Nazionale del Gran Sasso, i Monti della Laga e il Parco Nazionale della Maiella, incastonata in un canyon, sorge l’Azienda Agricola Valle Reale. Il nome lo deve a una vena d’acqua purissima, una sorgente che passa proprio sotto i suoi terreni: insieme al contesto naturale che la circonda rende la zona unica.
In questo angolo incontaminato le vigne esistono sin dai tempi in cui i monaci popolavano il monastero di San Benedetto in Perillis, ora disabitato, le cui parcelle oggi hanno acquisito i nomi degli stessi religiosi.

Leonardo Pizzolo è un intraprendente imprenditore veronese che nel 1999 si stabilisce qui a Popoli, realizzando un sogno che diventa progetto agronomico. Non senza fatica riesce a ricostituire l’insieme dell’antico vigneto frammentato in un rompicapo composto di piccole proprietà. Nel 2000 acquista il vigneto di Capestrano, più a nord e in un contesto noto anche come Forno d’Abruzzo, per un totale oggi di 46 ettari coltivati entrambi a montepulciano e trebbiano.
vallereale-montepulciano2019.jpgIn entrambi i luoghi Pizzolo perora la causa della qualità a scapito della quantità, portando a maturazione i medesimi vitigni in due zone molto diverse per temperature e maturazioni. È proprio questa la finalità della cantina: rappresentare un vitigno territoriale nelle sue diverse espressioni parcellari conferendo unicità al prodotto, fino a poter affermare veri e propri singoli terroir.

Leonardo è un veneto tenace e visionario, ama la natura e la rispetta, ha imparato ad attendere assecondando un clima rigido e ballerino; coltiva per passione ma conosce bene le necessità economiche di un’azienda sana. Dice che i suoi vini sono abruzzesi al 100% sebbene lui, anche se sono trascorsi ormai 20 anni, non si senta ancora del tutto tale pur provandoci ogni giorno, affinando la sua sensibilità per la terra e interpretandone i segnali.

Arrivando da Navelli si coglie dall’alto la vista dei vigneti, mirabili geometrie attorniate da boschi che scendono a valle. Procedendo verso la cantina si notano precisione e accuratezza, sensazioni che ritroviamo nei vini, senza sbavature e altrettanto privi di forzature. La sua è una viticoltura costruita anno dopo anno, dalle iniziali incertezze ai primi tentativi, agli errori da cui ripartire per costruire. Tutto questo componendo una squadra coesa, passando prima attraverso alcune consulenze per poi formare infine un gruppo solido, motivato e preparato. Dal 2001 a oggi ogni annata è frutto di un percorso volto al rispetto del vitigno, alla salubrità della filiera e alla creazione armonica tra la mano dell’uomo e i frutti della terra. 

Dal 2004 le vinificazioni non perseguono più la finalità di struttura, potenza e concentrazione, ma si spostano a sposare un pensiero borgognone, con la classificazione delle parcelle e un profilo unico per ciascuna di esse. Il percorso intrapreso ha portato a un perfetto equilibro tra tecniche tradizionali e innovative come il nuovo impianto di allevamento a pergola in grado di reggere il peso di forti nevicate e ridurre l’esposizione delle gemme alle gelate primaverili. Allo stesso modo dona ombra nel periodo estivo ed è abbastanza alto per evitare che gli animali ne facciano razzia.  

Così, tempo e perseveranza danno voce a una personale interpretazione di Montepulciano, facendo emergere le vere caratteristiche del terroir, i suoi sentori e le sue magrezze ma anche polpa e tannino; non ultima la mano del vignaiolo. La pianta viene accompagnata, il frutto aiutato, l’acino scelto e vinificato in un ambiente ricco di lieviti indigeni: si attendono anche 20 giorni per ottenere una raffinatezza priva di impetuosità. Per qualche parcella più vocata come Popoli 2013 il vino fa un passaggio in legno: un calice retrò, da vigne vecchie di 80 anni. L’impostazione bordolese regala un sorso commovente nella sua perfezione che fa emergere tannino setoso e finezza, dove la botte non domina, anzi si integra in una straordinaria personalità. San Callisto 2015: vecchia vigna e grande annata di Montepulciano di montagna (400 mt), un vino tridimensionale ancora giovane ma già pronto ad ammaliare palati esigenti, con pulizia e precisione senza sotterfugi, elegante e privo di inutili fronzoli.
Ancora il Sant’Eusanio, con legno a volte esausto, altre nuovo in funzione della lettura che farà il vignaiolo di ogni annata; non viene filtrato e per non nuocere alla sorgente che scorre sotto le viti gli interventi sono ridotti al minimo.
villareale-santeusebio.jpgPopoli è una zona in cui si trovano solo piccoli produttori, dove spesso si vinifica per la famiglia, il vino è il rosato, da Montepulciano con un breve contatto sulle bucce: qui il Cerasuolo è di casa! Valle Reale lo propone in due versioni: Giorno e Notte. Questo per differenziare i momenti della vendemmia che avvengono alle prime luci dell’alba oppure di notte evitando così di portare in cantina uve troppo calde. Si tratta delle vigne più all’ombra nella parcella di Sant’Eusanio, non un rosato da salasso ma da uva montepulciano.
vallereale-interno.jpgLa degustazione in azienda è dedicata alle eccellenze della cantina e del territorio: pane caldo di Niko Romito da grani di Saragolla e Solina (antichi e quasi dimenticati) e il saporito olio di Valentini. Il Trebbiano 2017 di Popoli è un cru che esprime un’annata gelata. Unico vino prodotto quell’anno, ha un corredo unico per struttura, grassezza e acidità. Affinato con lieviti indigeni in acciaio, regala un sorso potente e minerale che ben rappresenta il territorio. Un pensiero ci accompagna anche al termine della bellissima visita: l’uva ormai si coltiva ovunque ma il vino buono ha il suoi luoghi. Come qui a Valle Reale, dove il vino è svelato, non costruito.
 

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